XLVIII: Purificazione

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I primi giorni di viaggio erano stati terribili, in quanto vivere in un corpo maschile aveva fatto quasi perdere il senno a Nives. Non erano solo le diverse reazioni fisiche a confonderla, ma anche i pensieri; erano distorti, capaci di esplodere nei momenti peggiori, quasi qualcuno le avesse martellato nella testa un intero blocco emotivo a lei sconosciuto.

C'erano stati addirittura degli attimi in cui, all'improvviso, aveva perso il controllo di se stessa: il poco rimasto di Nives era sparito per lasciar spazio a un io ignoto e impossibile da contrastare. Non aveva fatto in tempo a rendersi conto di ciò che stava per accadere che era stata inghiottita, quasi fosse caduta in lungo sonno privo di sogni dal quale si era risvegliata solo ore dopo. Di quel passo, lei sarebbe sparita dalla realtà per sempre.

Dopo tre giorni di viaggio e in seguito a un attacco più spaventoso degli altri, si era avvicinata a Taron e gli aveva provato a parlare subito dopo la discussione su cosa fare una volta giunti a Feluss.

"Quando ci spiegherete come avete intenzione di raggiungere il tiranno?" aveva chiesto Magnus ai due cirment, quand'era ancora intrappolato nel corpo di un soldato di mezza età. A Nives era parso assumere una sicurezza nuova, che mai aveva percepito in precedenza.

"Quando sarà il momento adatto" aveva replicato Ryr, senza cedere alla sottile provocazione. "Ci sono varie possibilità, ma prima sarà necessario valutare la situazione nella capitale."

"Ovvero?" aveva insistito lei. "Conoscete qualcuno disposto a farci entrare nel palazzo del tiranno?"

"Più avanti, ho detto."

L'animo estraneo, scalpitando, le aveva fatto stringere i denti e sibilare improperi a lei sconosciuti – come osava non ascoltarla, lei che era sopra tutti –, ma il cirment non le aveva dato ascolto. Solo quando Magnus era intervenuto di nuovo, ordinando sprezzante agli schiavisti di rispondere e dimostrare la loro fedeltà, Ryr si era alzato e aveva afferrato il dragoniere per la collottola.

"Io sono qui per Taron e la colombella, non certo per lei" aveva sibilato, e a Nives era montata in corpo una rabbia ancora maggiore, tanto che aveva fatto per unirsi al cavaliere.

Taron, però, si era intromesso prima che le minacce diventassero dei fatti. "Fermi!" aveva sbottato, separando Magnus e Ryr. "Comprendo la stanchezza, ma non è bene discutere di simili inezie: Pyr e Ryr sanno ciò che fanno."

"Ma io cosa dovrei pensare? Che arrivati a Feluss qualcuno ci aprirà tutte le porte?"

L'occhiata che le aveva rivolto Taron non era riuscita a placarla. Anzi, l'aveva spinta a sibilare altre parole piene di collera. "Avete in mentre altre magie? Vi ricordo che la vostra preziosa lamia non è qui con voi."

Ryr aveva scosso la testa. "Non siete in voi" aveva mormorato, allontanandosi a passi pesanti. "Farò io il primo turno di guardia."

Anche Pyr le aveva riservato un'occhiataccia e, dopo un attimo di esitazione, aveva raggiunto il fratello. Solo Magnus le era parso soddisfatto dalla linea di azione, ma il suo animo, quello che era ancora legato a lei e non era coperto dalla patina sudicia del soldato di cui aveva preso le sembianze, aveva gridato dalla disperazione. Se fosse stato possibile, avrebbe scavato nella carne fino a far emergere la vera se stessa.

"Cosa sta accadendo?" le aveva sibilato Taron, mentre Magnus si metteva a dormire. "Cosa avete voi dragonieri?"

Nives aveva tentennato. "Non penso fossi io" aveva confessato, la voce strozzata. "È come se ci fosse qualcun altro dentro di me, che spinge per uscire e prendere il controllo. Certe volte non sento più niente, sparisco per riemergere solo ore dopo."

"Sarà un effetto dell'incantesimo" le aveva detto con una smorfia il viso sconosciuto di cui era vestito Taron. "Talvolta sento anch'io la stessa cosa, ma dopo un po' sparisce. Sta' tranquilla."

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