6

5.3K 115 6
                                    

I concerti sono tutti sold out e i ragazzi ogni volta scesi dal palco hanno dei sorrisi immensi e i loro volti sono pieni di gioia, ancora stentano a crederci.

Sorseggia una birra e mi muovo a tempo sulle note de "il ballo della vita". I ragazzi sanno coinvolgere chi li ascolta e Damiano dimostra di avere una dimestichezza vocale che non immaginavo minimamente.
Sul palco sembra un leone inferocito, che ha l'unico intento di far cadere ai suoi piedi miliardi di persone, e devo ammettere che ci riesce. Sembra proprio essere nato per stare lì.
Durante le esibizioni mi rivolge occhiate fugaci.

Sta suonando "morirò da re" quando Damiano afferra l'asta del microfono inclinandola leggermente, muove il bacino, mi fissa e finge di sculacciate l'asta, mi fissa, si morde il labbro, mi fissa.
Resto immobile fino a quando non riprende a cantare dopo avermi fatto l'occhiolino. Ho bisogno d'aria, spingo tra la folla e raggiungo l'uscita. Respiro a pieni polmoni e mi riprometto che se proprio devo venirci, la prossima volta mi sto dietro le quinte.

Maledetto ragazzetto arrogante.

Passeggio per le vie deserte e nuove, almeno per me, di Bern.

Dopo qualche ora raggiungo l'hotel, convinta che ormai tutti siano a letto.
È quasi l'alba, ho camminato parecchio, ma non importa, domani avrò tempo di riposare durante il viaggio.
Faccio scorrere la carta magnetica nella serratura e proseguo all'interno della stanza.
Lascio la luce spenta, accendo il lume una volta raggiunto il comodino.
"Per tutti i santi in paradiso!" Urlo per lo spavento.
"Come hai fatto ad entrare?" Osservo Damiano nella penombra, seduto sulla poltrona all'angolo della stanza.
"Non vuoi saperlo veramente... carina come arma di difesa" osserva il cuscino ancora stretto tra le mie mani.
Abbasso lo sguardo e.. in effetti non è molto astuto usare un cuscino come arma di difesa, ma era la prima cosa a tiro, lo rimetto a posto.
"Vai in camera tua" non gli rivolgo attenzione, mi sfilo la collana e tolgo le scarpe.
"Ti ho già detto che non prendo ordini" solleva le spalle e si alza dalla poltrona.
"Per favore, potresti andare in camera tua?" Domando con la faccia più fintamente cordiale dell'universo.
"E perché? Qui si sta tanto bene.." si sdraia sul letto e porta le braccia dietro la testa.
"Antipatico, capriccioso, prepotente e... arrogante e..." slego i capelli e li sistemo svogliatamente con le dita, mi raggiunge da dietro, mi blocca il braccio dietro la schiena, la testa affianco alla mia, le mie spalle a contatto con il suo petto.
Provo a divincolarmi osservando le nostre figure allo specchio davanti a noi.
"Lasciami."
"Ti hanno mai detto che hai la lingua avvelenata?" Sussurra soffiando tra i miei capelli.
La mano dietro la mia schiena continua a dimenarsi lasciando graffi sul tessuto della maglietta, con la speranza che mi liberi.

Continua....

Piacere, il tuo re.//DAMIANO DAVID//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora