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Raggiungo i ragazzi nel backstage prima che inizi il concerto.

"Hey" li saluto, noto Damiano che parla con una ragazza mora, alta e prosperosa, impossibile non notarla.
Continuano a parlare vicini e lui sembra non essersi accorto della mia presenza.

"Sta approfondendo la lingua" schignazza Victoria notando il mio sguardo assente rivolto a loro.
Deglutisco e mi vergogno.
Davvero.
Che persona meschina e illusa che sono.

Il ragazzo dai capelli mossi si avvicina a lei e sussurra qualcosa all'orecchio poi sorridono e lui continua a tartassare il labbro inferiore con i denti.

Cosa pensavo? Dovevo immaginarlo sin da subito che tipo di persona era, non dovevo nemmeno avvicinarmi a lui, eppure sono finita nella sua schifosa ragnatela.

"Ero passata a farvi l'imbocca al lupo" dico rinsavendo dai pensieri.
"Crepi la balena, in culo al lupo" risponde Thomas sorridente.
Sorrido mascherando il mio stato d'animo e lascio la stanza e l'edificio.

Cammino per tutta la notte, ultimamente mi aiuta a sbollire.
Mi siedo su una panchina quando sento i piedi doloranti e le ginocchia cedere.
Non ho neanche sonno, pensa, io, per un sedicente non riesco più a dormire.
Ma cosa mi sta succedendo.

Inizia a far freddo, è proprio instabile il tempo qui a Londra, così riprendo a camminare.
D'un tratto mentre osservo la mia ombra scorrere sull'asfalto ne noto una sovrastarla, inizio a correre, senza voltarmi.
Non so dove andare, i piedi continuano a farmi male e credo di essermi persa.
Corro.
"Fermati." Sento urlare alle mie spalle, non mollo continuo a correre. L'aria sembra diventare sempre meno e i polmoni rischiano di smettere di funzionare da un momento all'altro.
Il mio cuore rischia di collassare quando la mia mano viene afferrata, il mio corpo si blocca all'istante e mi sento tutti i muscoli in fiamme.
"Ti prego, lasciami." Una lacrima solca la mia guancia.
"Ma che te piglia? Non stanco così tanto neanche quando fotto" la voce l'avevo già riconosciuta in precedenza ma speravo mi fossi sbagliata.
Come scottata da un fuoco ardente, ritiro la mia mano dalla sua presa.
"Perché non eri al concerto?" Riprendo a camminare a passo svelto.
"Ao! Ti vuoi ferma'?" Scuoto la testa e continuo a camminare.
Mi sorpassa e si ferma davanti a me.
"Per favore, non mi va." Penso che è inevitabile non notare il mio stato d'animo dalla mia faccia, lui sembra comprendere e mi fa spazio sul marciapiede.
"Ti accompagno in hotel" resta distaccato, mi cammina affianco ma non mi sfiora neanche.
Meglio.

Piacere, il tuo re.//DAMIANO DAVID//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora