Capitolo 4.

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Shawn.

Vidi una sagoma sbucare da dietro dei sedili e senza rendermene conto mi ritrovai a correre all'impazzata su per le scale.
Non so che cosa mi sia preso.
Non so nemmeno perché sia scappato in quel modo.
L'unica cosa che sapevo era che come uno sciocco avevo dimenticato il sacchetto da consegnare nell'aula.
Tornare indietro era un azzardo, perciò decisi di andare al bar per preparare di nuovo l'ordine.
Quando arrivai al locale andai subito dietro al bancone. Ad aspettarmi c'era Nash a braccia conserte.
Che il cliente abbia telefonato per il ritardo?

Nash: - Sai dirmi perché non hai consegnato tu l'ordine al professor. Irwin, ma una sua studentessa?

Shawn: - È una lunga storia.. Non mi va di dirtela al momento

Dissi sbuffando mentre andavo a sparecchiare un tavolo.
Quando tornai dietro al bancone, notai entrare una ragazza dai capelli lunghi e marroni. Stava venendo dritta e spedita verso di me.
Aggrottai la fronte poggiando i gomiti sul bancone.

S: - Ciao, serve qualcosa?

Chiesi non appena si fermò davanti a me.

Noura: - Hey.. Si, cioè no-però...

Prese una lunga pausa per recuperare fiato e poi si scostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Noura: - Prima ti ho sentito cantare nellauditorium e per sbaglio ti ho fatto scappare via. Per non farti finire nei guai ho portato io la tua consegna e ti ho portato i soldi dell'ordine

Disse tutto di fiato lasciando i soldi sul bancone di vetro. Sorpreso da questa sua disponibilità mi tirai su e le sorrisi imbarazzato.

S: - Non è che sono proprio scappato via

Dissi portandomi un braccio dietro la nuca e grattandomi goffamente la testa la guardavo.

S: - Però ti ringrazio per il gesto. Mi hai veramente salvato

Ammisi arrossendo sulle guance e per evitare il suo sguardo curioso presi i soldi e li misi in cassa.

S: - ma come hai fatto a trovarmi?

Chiesi portandomi una mano fra i capelli ricci per poi sistemarli leggermente.

Noura: - c'era scritto il nome del locale sulla busta. Comunque non ho  avuto la possibilità di dirtelo prima , visto che sei corso via, ma hai davvero una bellissima voce.

Mi disse lei sorridendo dolcemente. Aveva veramente un bellissimo sorriso. Quando mi resi conto di quello che disse abbozzai un sorriso triste e mi voltai a prepararle una cioccolata calda. L'avevo riconosciuta.
Veniva quasi due volte a settimana prima che il mio turno finisse e si sedeva in un tavolino appartato, dove, mentre gustava una bevanda calda leggeva un libro o studiava qualcosa. Di solito prendeva  la cioccolata calda gusto fondente, con uno spruzzo di panna montata e la granella alla nocciola.
Giurai di aver sentito il suo sguardo cauto sulle mie spalle tutto il tempo mentre le preparavo l'ordine.
Il fatto era che se mi avesse fatto delle domande sulla canzone, restando voltato a fare delle faccende le avrei potuto rispondere senza farle vedere nessun cenno di malinconia o di tristezza. Era un tasto ancora dolente e non volevo rendere partecipe di quel teatrino doloroso anche gli altri.
L'ultima cosa che volevo era la compassione altrui.
Soprattutto quella formale degli estranei, che ovviamente era pura finzione.

Noura: - Non avevo mai sentito quella canzone, per caso è un tuo testo?

Quando mi porse quella domanda mi limitai ad un verso di approvazione. Poi sparì per qualche secondo in cucina dove presi il tubo di panna dal frigo e tornai al bancone. Spruzzata sopra la bevanda fumante, aggiunsi la granella e la porsi alla ragazza.

S: - questa te la offro io per scusarmi

Annunciai sorridendo e poi andai a servire qualche cliente ai tavoli.




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