Capitolo 1.

91 10 10
                                    

Noura.

Sentí il solito rumore fastidioso provenire dalla sveglia posta sul mio comodino e dopo diversi mugolii incomprensibili la spensi con decisione. Restai ancora qualche minuto nel letto con gli occhi chiusi, fino a quando, dopo essermi sgranchita per bene le ossa, non decisi di mettere le gambe fuori dal letto e successivamente i piedi sul pavimento spoglio . Non appena lo feci il mio corpo fu pervaso da una sensazione di brividi.

-Dovrei proprio comprare un tappeto

Mi dissi scuotendo la testa ed alzandomi finalmente dal letto. Una volta in piedi camminai spedita verso il bagno e mi ci chiusi dentro. Aprí l'acqua nella doccia e dopo essermi spogliata mi iniflai nel box dando inizio al mio concerto mattutino. Di certo non avevo la voce più aggraziata del pianeta, ma non ero nemmeno stonata come una campana.
Decisi di intonare come prima canzone del mio vasto repertorio "The lazy song" di Bruno Mars, che per qualche strano motivo, mi riusciva sempre a dare la giusta carica. Mentre mi divertivo a coordinare la canzone ad un balletto mi insaponavo testa e corpo, ma dopo pochi minuti fui interrotta da qualcuno che bussava alla porta ripetutamente seguita da una voce.

-Hey Bruno Mars dei poveri, hai finito? Guarda che qua siamo in tre che abbiamo bisogno del bagno!

Come sempre una delle mie coinquiline veniva a disturbare il mio concerto personale. Ma loro infondo non capivano che lo facevo solo per loro, così da farle svegliare con il buon umore.
Senza troppi giri di parole gridai un semplice "Okay" e dopo pochi minuti uscì dal bagno avvolta nel mio accappatoio giallo ocra. Presi l'asciugacapelli prima di uscire dal bagno e mentre mi dirigevo in camera salutai con un bacio molto teatrale le mie coinquiline intente a prepararsi.

-Quando sarò famosa, e dovrò esibirmi in qualche posto meraviglioso e pieno di gente, non mi venite a cercare, perché vi riderò in faccia!

Dissi ridacchiando. Ignorando gli insulti divertenti e pieni d'amore entrai in camera chiudendomi la porta alle spalle. Una volta in stanza posai il phon sul letto ed andai verso il comó per prendere un intimo semplice nero. Dopo essermi asciugata il corpo, infilai l'intimo ed andai verso l'armadio, dal quale, una volta aperto, presi dei jeans semplici senza strappi a vita alta ed una maglietta a maniche lunghe color pesca. Una volta vestita attaccai il phon alla presa e mi sedetti sul letto per asciugarli: avevo i capelli lunghi, mossi di un colore castano che si schiariva leggermente sulle punte. Asciugarli era un'impresa divina. Di fatto perdevo almeno mezz'ora ogni volta per detergerli e sistemarli in modo da non sembrare una gattara pazza i cui gatti l'hanno conciata male dopo una rappresaglia.
Mentre curavo i capelli, usavo il tempo a disposizione per studiare le ultime correzioni alle battute sui nuovi spartiti.
Non appena finí di asciugarli, mi alzai dal letto e staccai il phon dalla presa. Mi avvicinai alle tende della finestra color malva e le spostai per far entrare un po' di luce nella stanza. Andai verso lo specchio che avevo sulla scrivania e dopo essermi spazzolata i capelli, applicai giusto un po' di correttore sotto gli occhi per coprire le occhiaie che mi ritrovavo. Mi infilai le scarpe e mi spruzzai del profumo sul collo. Poi sprigionandone un po' nell'aria ci passai dentro per farlo aderire anche sui capelli e sui vestiti. Afferai lo zaino e ci infilai dentro i libri, gli spartiti, le bacchette per suonare ed una maglietta a maniche corte di cambio. Uscì dalla camera munita di cuffiette e telefono in una mano, zaino e giacca di jeans nera nell'altra e mi diressi verso la cucina dove trovai le altre intente a fare colazione.
Presi una ciotola dalla credenza ed un cucchiaio dal cassetto e mi sedetti a mangiare con loro.

-Carrie, sicura di non aver scambiato quella mela per il tuo ragazzo?

Chiesi mentre mi versavo i cereali nella ciotola e subito dopo il latte.

-Fidati, è meglio questa mela del mio ragazzo.

Rispose lei trattenendo una risata. Caroline, o Carrie per gli amici, era l'unica del gruppo ad essere fidanzata, nonché la più grande di tutte. Aveva 23 anni, ma mentalmente e caratterialmente ne dimostrava molti di meno. Per le questioni di cuore, o per i vari disagi, io e le altre ci appellavamo a lei, di fatto le avevamo attribuito il soprannome di "Mamma chioccia". Era una ragazza pressoché bassa, con i capelli neri e tagliati poco sopra le spalle. Era di carnagione olivastra e da poco aveva trovato lavoro presso una redazione molto nota negli States. Precisamente lavorava nella rubrica moda e style. Se c'era una cosa che le riusciva davvero bene era coordinare ed abbinare stili, colori e mode, sia in campo d'abbigliamento, che d'arredamento.

-Parole tue!

Disse Sarah, dopo aver eseguito un enorme sbadiglio.
Sarah era una delle altre coinquiline. Aveva 19 anni ed era al secondo anno di università alla NYU. Di lei si può dire che fosse una ragazza particolarmente studiosa, che però riesciva ad organizzare le sue giornate fra studio, lavoro part-time e sport. Praticava lacrosse tre volte a settimana e giocava ogni domenica una partita. Sprizzava energia da tutti i pori e secondo lei, un ragazzo, o comunque una relazione stabile, la porterebbero solo ad un rallentamento o ad una distrazione dalla sua daily routine. Così, ogni tanto si dedicava a delle uscite occasionali in discoteca o per locali, in cui, se incontrava qualcuno di interessante, ci concludeva la serata a letto, oppure semplicemente tornava a casa a studiare qualcosa per il giorno dopo.

- Alla fine com'è finita l'altra sera con Nash? Avrà una seconda possibilità, oppure finirà come tutti gli altri nel "dimenticatoio dei ragazzi usa e getta per una notte" ?

Boffinchió Lily quasi strozzandosi con il biscotto che stava mangiando. Lily aveva 21 anni, ed a differenza delle altre non lavorava e non studiava regolarmente ad una scuola fissa. Semplicemente, dopo una discussione avvenuta con la sua famiglia, decise di lasciare la città in cui stava e di trasferirsi a New York. Frequentava ogni tanto delle lezioni serali in un college privato e per il resto andava avanti con i soldi del padre, il quale li caricava sulla sua carta di credito. Il padre di Lily era un importante avvocato a Boston. Lily si potrebbe definire come la solita figlia di papà che nella vita non aspira a fare niente, se non a comprare cose di lusso ed a viaggiare, ma a differenza di questa classificazione, si può descrivere come una ragazza annoiata dalla vita, che cerca di trovare la sua strada. Ci sta mettendo forse più del previsto, ma tutte noi confidiamo nel fatto che che riuscirà a trovare la giusta via.

-Non so, è un ragazzo davvero molto carino, frequenta la Columbia, e ascolta solo musica rock. Si direbbe il ragazzo adatto a me, ma non so se riuscirò a combinare tutto.

Rispose Sarah dopo aver finito di bere il suo caffè. Le ascoltavo mentre cercavo di mandare giù la colazione più velocemente possibile, avevo meno di dieci minuti per uscire di casa e correre alla stazione metro più vicina. In mezzo a dove abitavo io e a dove c'era il conservatorio, si trovava Central Park. Per raggiungere la scuola dovevo prendere la metro che faceva tutto il giro intorno al parco e ci metteva circa 45/50 minuti a giro. Perciò per arrivare in orario dovevo assolutamente uscire per le 7:30 da casa. Colma di pensieri finì di fare colazione e lasciai le mie amiche a continuare il discorso. Misi la ciotola nel lavello, andai in bagno a lavarmi i denti e dopo averle salutate presi le chiavi di casa ed uscì.
Una volta fuori fui subito investita dal freddo newyorchese, che in questa stagione non faceva sconti a nessuno. Basti pensare che fino a due settimane fa c'era la neve per le strade.
Facendo attenzione a non scivolare sui gradini della palazzina dove abitavo, corsi verso la fine della strada e poi voltai a destra, percorsi per qualche centinaio di metro la strada facendo attenzione a non sbattere con le persone intente come me a raggiungere la loro meta il prima possibile e dopo una decina di minuti ero sotto terra ad aspettare la metro. Non appena giunsi vicino la linea gialla, vidi sfrecciarmi e fermarsi davanti tantissimi treni che andavano tutti in direzioni diverse. New York era veramente una città bellissima, ma allo stesso tempo incasinatissima. L'unico pregio che aveva come città era che i mezzi di trasporto erano sempre in orario.
Di fatto il mio treno giunse dopo nemmeno pochi minuti. Una volta a bordo mi accomodai sul primo posto vuoto che trovai e feci partire la mia playlist preferita.

Free Fallin>S.MDove le storie prendono vita. Scoprilo ora