Undicesimo giorno

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Holbrook, Arizona

Louis si sveglia lentamente in una camera d'albergo che non riconosce, in una città di cui non ricorda nemmeno il nome. Si sente come una rockstar in tour, tranne per il fatto che tutte le stanze d'hotel in cui si sono fermati, e le città che hanno passato negli ultimi giorni, sono state perlopiù dannose per il suo conto in banca. Non che lui controlli realmente il suo conto in banca, lo sa e basta.

Allunga le gambe per sgranchirsi e rotola su un fianco per poi girarsi verso Harry. Non è per niente sorpreso quando vede che il riccio lo sta già guardando, gli occhi verdi e gonfi che lo fissano attentamente ad un metro di distanza. Harry ha le coperte tirate fin sopra le orecchie e tutto ciò lo fa assomigliare ad un angelo su una nuvola, più che un ragazzo con i postumi di una sbornia.

Louis è davvero grato che i suoi pensieri non possano essere percepiti dall'altro ragazzo.

"Buongiorno." dice Harry con voce lenta e misurata, come sempre.

"Giorno, H." La voce di Louis è graffiante, mentre si strofina gli occhi stanchi.

"Abbiamo bevuto molta tequila la notte scorsa."

Louis lascia cadere le braccia sul materasso e sorride, scavando con le mani nella coltre di coperte del suo letto. "Un sacco di tequila e un sacco di tacos."

"Un sacco di guacamole anche..." aggiunge Harry con un sorriso sul volto.

"Bella serata."

"Siamo in un hotel a forma di tenda indiana o me lo sono immaginato?"

Louis ride di nuovo, chiudendo gli occhi. "No, è tutto vero." quindi si lecca le labbra e si chiede se Harry ricordi tutto ciò che è successo la notte passata, tutti i dettagli a cui Louis non riesce a smettere di pensare. Il modo in cui Harry ha detto che gli piace quando lui lo chiama piccolo, il modo in cui Harry lo ha abbracciato come se fosse un koala quando hanno lasciato il ristorante, lo sguardo che hanno condiviso quando alla reception gli hanno chiesto se volessero due letti o uno soltanto.

"Grazie a Dio," sospira Harry. "Ho bisogno di fargli una foto prima di andare via." Si stropiccia gli occhi. "Dov'è la mia macchina fotografica?"

Gli occhi di Louis si spalancano, non ricorda quando ha visto per l'ultima volta la fotocamera del riccio – sicuramente non dopo i dinosauri a grandezza naturale e il negozio di rocce.

"Forse l'abbiamo lasciata al ristorante, andremo a vedere lì non appena lasceremo la stanza."

Harry annuisce. "Non l'ho mai persa prima d'ora..."

Louis deglutisce a vuoto. "Sì, beh, eravamo piuttosto ubriachi ieri."

"Non mi sento male oggi." risponde Harry dopo una pausa di silenzio. "Perché non ho i postumi della sbornia?"

Louis sente un leggero mal di testa, ma niente di troppo grave, e la sua bocca è leggermente asciutta. "Dev'essere stata della tequila magica."

Harry sogghigna e si mette a sedere sul letto, la pelle nuda è una visuale meravigliosa per i suoi occhi. Il riccio si copre la faccia con un braccio e geme infastidito. "Mi fa male la testa."

Quando allunga le braccia sopra la testa, Louis fissa senza pudore la curva della schiena di Harry e il modo in cui lo stomaco si gonfia mentre sbadiglia. Distoglie lo sguardo prima che l'altro se ne accorga.

"Devo fare una doccia." annuncia il più piccolo mentre si toglie le coperte di dosso. "Mi sento disgustoso."

Louis lo guarda alzarsi in piedi, le gambe lunghe e la pelle pallida delle cosce un po' più rossa dove i boxer devono aver sfregato durante la notte. Questa volta Harry lo sorprende mentre lo sta fissando, Louis si schiarisce la gola imbarazzato e sposta lo sguardo. "Sì, disgustoso."

Walk That Mile // Italian translationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora