Cosa devo sapere?

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POV HOLLY
Una settimana. Una fottuta settimana dall’ultima volta che ci siamo parlate. Da quando mi sono persa completamente. È vero dovrei scusarmi, dovrei essere meno orgogliosa e chiedergli scusa. Dovrei, dovrei, dovrei, ma non ci riesco. Sono sempre stata una persona orgogliosa e chiusa in se stessa, che non diceva quello che non andava per il semplice motivo di non far dannare gli altri, lo so sbaglio, però nessuno mi dice quello che posso o non posso fare, sono una ragazza libera, e almeno se sbaglierò lo avrò fatto di testa mia. Lei ha provato a parlarmi più volte e negli ultimi due giorni non ci prova neanche più, ha smesso pure di guardarmi, sono arrivata alla conclusione che abbia rinunciato. Parlavo addirittura più con Jo, che entrava raramente da quella porta, che con lei. Sono sempre in casa non posso uscire, ma oggi devo farlo, ho la visita in ospedale. Non ho detto nulla a Fede, forse avrei dovuto farlo, va beh ormai è fatta.
Ho appena varcato le porte dell’ospedale, ma non c’è il solito caos, c’è una strana tranquillità, come la calma prima della tempesta, o forse sono solo io che porto tempesta.
“Ohi Hol” mi chiama Danilo, il mio infermiere preferito.
Mi ricordo di quando io e Fede c’eravamo appena conosciute in quella camera e la sera andavamo a fare le “passeggiate inquietanti” in giro per l’ospedale e lui ci diceva che il giorno dopo ci avrebbe cambiato camera perché eravamo sempre in giro. Bei tempi quelli. Chissà se Fede se lo ricorda...
“Ohi Dani, come stai?” Gli chiedo
“Io bene, ti farei la stessa domanda ma so già la risposta. Quindi ti dico che sei la prossima, il dottor Parker ti aspetta” mi dice
“Bravo e grazie ora entro subito” dico facendogli l’occhiolino e gli sussurro “ci sto provando con te se non si fosse capito” e lì ride come un matto,
“Come sta Fede?” mi domanda infine
“Beh abbastanza... Non lo so, abbiamo litigato ed è una settimana che non ci parliamo. Va beh, vado in sala d’attesa” gli dico sviando il discorso avviandomi poi alla sala d'attesa.
Quando arrivo lì mi trovo davanti l’ultima persona che avrei potuto immaginare di trovare qui dentro, non so se mi ha visto, ma sono corsa in bagno alla velocità della luce.
“Hol, apri la porta” mi impone lui,
“Chi è Hol?” chiedo facendo la vocina acuta cercando di mascherare la mia vera voce,
“Smettila e apri la porta cazzo” si sta incazzando così apro,
“Che vuoi?” chiedo acida,
“Che ci fai qui?” domanda,
“Sai, odio le persone che rispondono a una domanda con un’altra domanda, e tu lo hai appena fatto, ora togliti che devo passare” affermo iniziandomi ad alterare,
“No, non ti lascio uscire se prima non mi dici che ci fai qui” mi ordina prendendomi per un polso facendomi voltare,
“Senti ho fatto boxe tre anni, non ti conviene caro, o forse si. Non c’è posto migliore dove romperti qualche osso” rido in maniera inquietante,
“Muoviti e dimmi che succede” mi dice indicandomi “tu che ci fai qui?”
“Io sono... venuta a trovare... un mio vecchio amico, il dottor Parker” gli dico sperando che ci creda,
“Ah davvero?” è sarcastico,
“Certo, dai che non potrei raccontarti stronzate” cerco di cambiare argomento,
“Bah, farò finta di crederci e comunque il tuo ‘amico’ ti sta chiamando” annuncia minando le virgolette e scimmiottandomi sulla parola amico,
“Allora io vado” lo sorpasso.
‘Coglione’ infine sussurro sapendo che è troppo lontano per sentire...
“Ti voglio bene anche io, ah sta sera parliamo quindi arriva ad un certo orario” mi dice per poi risedersi al suo posto in sala d'attesa,
“Hallyson, la desidera il dottor Parker” mi chiama un nuovo assistente,
“Certo, arrivo subito” replico ed entro nell’enorme stanza del dottor Parker.
Ha una scrivania in legno di abete, la sedia girevole nera in pelle e molti dei suoi diplomi presi in giro per tutto il mondo affissi alle pareti sul lato destro della stanza. Sulla scrivania c’è un porta matite che adoravo quando ero bambina, raffigura una casetta di marzapane, proprio come quella di Hansel e Gretel. C’era una storia dietro quel porta matite, il dottore diceva che da quella casa erano usciti i bambini speciali, quelli più forti, con delle spalle enormi per riuscire a sorreggere tutti i problemi che la vita gli avesse inflitto sempre con un sorriso, vero a volte e falso altre, stampato sul viso. Quella storia me la raccontò la prima volta che venni qui, e tutt’ora credo sia vera per metà, ma la adoro. Sul lato sinistro c’è il lettino dove visita tutti i pazienti
“Prego siediti” mi dice il dottore,
“Hol, arriverò al punto perché so che odi i giri di parole, la malattia è tornata fuori più forte di prima e so che avevo previsto che non sarebbe successo più ma lo sai anche tu che sei imprevedibile” finisce autoincolpandosi.
“Dottore lo avevo immaginato, non mi sentivo come sempre, comunque dobbiamo intervenire immagino” suppongo sapendo già ciò che mi aspetta a breve,
“Si Hol, lo sai. Solito ciclo, con solite medicine che inizierai a prendere da domani e ci vediamo qui quando ti chiamerò per il ricovero, indicativamente tra un mese, ti chiamerò personalmente, qui abbiamo finito, arrivederci” mi invita ad uscire il dottore,
“Arrivederci e grazie” gli dico sorridendo,
“Spero tu ricorda della storia dietro alla casetta vero?” chiede quando sono già sulla porta,
“Certo dottore, come potrei dimenticarmela” e apro la porta chiudendola alle mie spalle subito dopo.
Scambio uno sguardo veloce con Jo, che è ancora seduto sulla stessa poltrona, e mi avvio alla porta.
Sono arrivata al bar di fianco a casa per incontrare Andrew, mi ha chiamata appena sono uscita dall’ospedale.
Mi ha detto che doveva farmi fare qualcosa e che se non mi fossi presentata mi avrebbe portata di forza a quel capannone con tutta quella droga, così ho accettato.
“Guarda, guarda, la piccola Hol, come stai?” Mi dice una voce. Quella voce...
“Andrew, non chiedermi come sto se non ti interessa” gli ricordo
“Già, non mi interessa. Comunque sono qui per il capannone, mi servi lì, tra un mese, sennò dovrai ripagarmi in qualche altro modo, e sai bene qual’è, sai che mi manca vederti“ lo interrompo subito,
“Tu non manchi a me, coglione, e no, tra un mese sono occupata, e sono finiti i tempi in cui ero una ragazzina indifesa ricordatelo stronzo” mi alzo e me ne vado.
POV ANDREW
Mi manca davvero vederla sotto di me e lo sa che ottengo sempre quello che voglio, e in questo momento è lei che voglio. Devo eliminare quel Jo, e quell’altra sua amica, com’è che si chiama... ah Federica, e so già come fare, questo è un piano infallibile.
Quando loro si allontaneranno da lei perché sapranno ciò che hai fatto ci sarò io per poterle stringerti tra le mie braccia e ovviamente infilarmi tra le sue mutandine. Vuoi giocare bimba? E allora giochiamo...
Pov Holly
Sono arrivata a casa e tutti i miei piani di parlare con Fede e dirle di oggi sono andate a puttane per colpa di quel cazzone.
Appena entrata mi sono barricata in camera e ho chiuso la porta a chiave.
Non ho voglia di parlare né con Fede, tantomeno con Jo, devo inventarmi qualche cazzata. Va beh ci penserò su.
Mi stendo sul letto e chiudo gli occhi e senza neanche contare che sarà una settimana che non chiudo occhio, iniziò a sentire gli occhi pesanti e senza più vedere nulla mi addormento.

Ragazze spero vi piaccia il capitolo. Scusate eventuali errori.
Ricordo la collaborazione con Holly05.
Baci❤️❤️❤️

Sisters but not bloodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora