XXV. La Fiera Di Fine Estate

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Nell'aria aleggiava il profumo di zucchero filato e hot dog. Insieme a pittura per il viso lavabile ed ipoallergenica. Le forti luci e la musica stravagante. Il rumore bianco formato dalle chiacchiere di tutti in città. Portai i miei ricci dietro le orecchi, sospirando mentre mi rimossi la pittura blu dall'avambraccio con le unghie. Fortunatamente non mi ero sporcata di pittura sulla canottiera rosa pastello e nemmeno sui miei vecchi jeans a vita alta. Faceva un po' freschino poiché si stava facendo sera. La serata era ravvivata dalle persone.

Riorganizzai le tempere, Nonna stava disegnano un fiore sulla guancia di una bambina. Occasionalmente le descriveva i fiori che conosceva. La mamma della bimba non era interessata a scambiare due parole con me, quindi continuava a ridere alla figlia oltremodo interessata.

Non avevo nessuno su cui disegnare, e ne ero contenta. Myra, la mia migliore amica di quest'estate, si stava chiaramente divertendo tantissimo allo stand dei baci con Zayn. Ed anche lui. Li guardai ancora, alzando gli occhi al cielo con fare divertito al loro umore ammiccante della serata.

Di fronte a noi, un po' più in là, si trovava lo stand di Max. Vendeva le sue famose figurine della natura, e stava facendo affari, con il suo sorrisone e tutto il resto. L'espressione sembrava ereditario. Harry si trovava accanto a lui e rideva di gusto, ma era troppo lontano da me affinché sentissi di cosa stesse ridendo. Rivolse un ghigno al cliente, il quale era Niall in persona. L'idiota si era incollato una figurina in viso e molto probabilmente aveva fatto una battuta sconveniente.

Arrossi quando Harry si voltò verso di me. Il suo ampio sorriso si ridusse, e sbatté le palpebre, distogliendo lo sguardo quando io feci lo stesso. Non avevo notato, ma stavo sorridendo quando lo stavo guardando. I miei occhi riportarono l'attenzione alle tempere.

Con fare distratto ripresi a sistemare i colori. La fiera era viva brillando di luci, i bambini con le loro famiglie l'animavano, insieme alla musica in sottofondo. Faceva caldo ed era difficile non sudare, ma i miei nervi rendevano tutto peggiore.

"Ehi Alexis, come stai?" udii, e quando mi voltai trovai il Signor Styles. Mi sorrise educatamente, ricordandomi molto Harry, e forzai un sorriso in risposta.

"Uh...salve, Signor Styles. Sto bene, grazie. Lei?" presi a suddividere nervosamente le tempere per colore, accarezzando i tappi rotondi con un dito. Il mio sguardo si spostò dalle tempere al volto del Signor Styles con fare nervoso.

"Io sto bene, grazie. Che bello stand che avete. Ti piace la fiera?"

"Oh sì. È l'idea di mia Nonna per controllarmi più da vicino" scherzai sorridendo. "E mi sto divertendo. I bambini non mi chiedono di disegnare molto sui loro visi".

"Nessuno ti ha ancora chiesto una replica di un Van Gogh?" domandò con fare sarcastico incrociando le braccia al petto.

Scossi il capo ridacchiando e risposi, "No, fortunatamente. Le mie abilità si limitano a farfalle e ragnatele".

"Comunque impressionante. Ma vedo che tu e mio figlio avete delle difficoltà" iniziò, ed io persi subito il mio entusiasmo, sapendo che forse lui sapeva che cos'era successo e forse aveva una brutta idea di me. Ma poi mi ricordai che la colpa era di suo figlio e che il Signor Styles era un uomo molto sincero e giusto. Forse non sapeva nemmeno che cos'era successo. Lo speravo. "E so che io non c'entro niente, ma apprezzo quanto tu hai reso felice mio figlio. È stato meno un disastro, fino all'altro giorno, quando ha conciato un ragazzino per te".

"Mi dispiace" dissi.

"No. Non è colpa tua. L'ha fatto perché se lo sentiva. È colpa sua" mi ricordò con un sorriso. "Volevo solo farti sapere che hai un bellissimo effetto su di lui. E ne ha bisogno".

1996 |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora