XXIV. Bubbler

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"È stata solo un'estate, Harry" insistetti scuotendo il capo. Nella mia mente ero finalmente realista. "Molto presto tornerò dalla mia famiglia. R—ricomincerò a studiare, e andrò avanti con la mia vita. Ho trascorso quest'estate ignorando quell'aspetto" aggiunsi sulla difensiva, stringendo lo sguardo, i miei occhi erano già colmi di lacrime. "Il che è stata una mossa stupida" gracchiai poi.

I suoi occhi verdi si spostarono fra il mio volto ed il muro, contrasse la mascella e deglutì dolorosamente. Le sue narici si dilatarono leggermente e sbatté le palpebre velocemente, distogliendo poi lo sguardo dal mio. Guardò in basso e non disse una parola. Ero convinta non avesse nient'altro da dire. Sapeva che avevo ragione.

"Stupida..." ripeté a voce bassa, riportando lo sguardo su di me. Sul suo viso è chiaro il dolore, le sue sopracciglia che convergevano indicavano che gli risultava doloro deglutire, i suoi occhi si erano ridotti di dimensione, proprio come i miei.

"È stato stupido da parte mi amarti. È stato...ingenuo e casinista. Nemmeno per un secondo ho pensato che sarebbe potuta finire male...perché così è stato".

"Chi dice che è finita?"

"Io" risposi distogliendo lo sguardo, non volevo che mi vedesse piangere ancora di più. Era stata una mossa ingenua ignorare la realtà al di fuori della nostra situazione, e la fragilità dei miei sentimenti aveva provato che non avrei mai dovuto lasciare che tutto ciò succedesse.

Harry rimase ancora in silenzio, ma questa volta non distolse lo sguardo. "Ti amo, Alexis", disse dolcemente ed a bassa voce, e se ci fosse stato un altro essere respirante non l'avremmo sentito.

Contrassi la mascella ed inalai con fare esitante, onde evitare che le mie emozioni prevalessero su di me, come facevano sempre. "Ma non voglio che tu mi ami".

"Sì invece" persistette annullando la scomoda distanza che si frapponeva tra di noi e consisteva solamente in qualche passo. I nostri corpi erano quindi vicini. "Lo vuoi", ripeté. "Ti ho ferita, e—e se non vorrai perdonarmi e te ne vorrai andare, allora andrà bene così" era chiaramente riluttante quando disse quella frase, "ma io continuerò ad amarti".

"Smettila" sospirai debolmente, non ero in grado di reggere il suo sguardo, quindi continuai a guardarmi le scarpe. Fino a quando chiusi gli occhi.

Harry era così vicino a me da fare in modo che percepissi l'odore muschiato della sua colonia. Lo sentivo respirare, e le sue labbra erano così vicine alle mia da percepire la tensione. Mi odiavo perché sotto sotto, il mio orgoglio mi diceva che lui aveva tradito la mia fiducia, ma tutto il resto mi faceva avvicinare a lui.

"Alexis".

Sollevai la mano portandola sulla mia guancia. "Non voglio perdonarti solo perché ti sei scusato e mi dici di amarmi" riuscii a dire alzando lo sguardo su di lui dopo aver radunato abbastanza coraggio per farlo. Lui mi guardò. "Devo andarmene".

"Mi ami" ritentò, la sua voce era esitante, ma il suo tono sembrava più convinto.

"Sì! È così!" alzai la voce, frustrata dal fatto che stessi dicendo cose contradditorie. La mia voce era tremante quando presi a parlare velocemente. "Perché è successo come è successo. E—non so. L'estate è quasi finita. È così che vanno le cose. E stai rendendo tutto difficile—"

"È già difficile!" esclamò lui, non spaventandomi. "È già difficile, Alexis" aggiunse abbassando il volume, i suoi occhi in cerca di qualcosa sul mio viso in modo frenetico. Non riuscii a dire niente, quindi ci limitammo a guardarci negli occhi.

Schiusi le labbra quando con le mani m'incorniciò il viso, le sue mani erano calde. Si abbassò, e le sue labbra toccarono le mie con forza, il mio orgoglio allentò appena la presa su di me. Risposi al bacio, intrecciando pateticamente le dita con le sue, sospirando pesantemente sulle sue labbra con fare di resa. Esalò dal naso mentre mi baciò con trasporto. Serrai gli occhi e mi ritrovai a dubitare di me stessa, sapendo molto bene di star abbassando nuovamente la guardia.

1996 |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora