#1 SFIDA: TARGARYEN

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Ecco qui di seguito le prove dei valorosi Targaryen!

Sotto ad ogni one shot troverete delle tabelle con dei punteggi: ciò che vi interessa è il numero in fondo, che può essere compreso tra 0 e 75. Per essere più chiare possibili, abbiamo deciso di mostrarvi i punteggi di ciascun giudice. Se la fascia inferiore, che racchiude i punteggi totali, è rossa, allora siete eliminati. Se è bianca, no.

▪️Elizabeth Maleun - AriannaRhcp

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▪️Elizabeth Maleun - AriannaRhcp

L'ennesimo sbuffo di fuoco dalle narici del piccolo draghetto, subito succeduto da un ulteriore sospiro frustrato della giovane corvina.

«Mi stai infastidendo, sai?»

Come se l'animaletto dalle squame violacee avesse potuto risponderle, Elizabeth si voltò verso di lui, irritata. Si trovavano entrambi sul letto della fanciulla, ella sul lato sinistro, il draghetto su quello destro; tra le braccia, stretto come chissà quale gemma preziosa, la diciassettenne abbracciava in maniera quasi morbosa l'unico oggetto a cui non avrebbe mai saputo rinunciare: il suo violino.

«Non mi interessa se sei il simbolo della mia famiglia. In verità, credo di non aver neppure una famiglia, ad oggi. Forse non l'ho mai avuta.»

Mentre ancora "conversava" con il piccolo drago, cui non si era degnata neppure di donare un nome - d'altronde non le importava affatto, anzi, le appariva ridicolo - Elizabeth si alzò e raggiunse impassibile una postazione differente, per allontanarsi maggiormente dal terzo incomodo presente in tale luogo. Tra lei e il suo strumento musicale non doveva intromettersi nessuno, né il nuovo consorte, tantomeno un animale. Provava antipatia verso l'uno così come verso l'altro, ma almeno con il primo si sforzava appena - il giusto indispensabile - di tollerare. Il Dothraki era l'unica opportunità di sopravvivere in quel mondo e la giovane l'aveva afferrata al volo. Il suo tornaconto personale precedeva qualsiasi altra cosa, dopotutto.

E poi, la corvina era abituata a fingere, sin da piccola. Nella sua famiglia - quella dei Targaryen - guardava quotidianamente quelle figure incravattate, fini, ma ingessate e finte quanto marionette stare immobili sui pensieri di scranni scarlatti, elevati ed elogiati fino all'impazzire. Esse erano immobili a cercare il perfetto appiglio affinché qualcuno facesse valere con la solita superficialità le loro ragioni, insulse, frivole, prive di alcuna consistenza umana, attente a ogni flessione di verbo.

«Non mi piaci. Mi hai interrotta mentre suonavo. E i Dothraki non mi perdonerebbero mai se ti scoprissero. Non che mi interessi di ciò che pensano, sono un ammasso di idioti, ma ho bisogno di restare viva ancora per un po'.»

Si portò una mano alle tempie.

«Non dovete rompermi le palle, insomma!»

Attraverso un nuovo soffio, Elizabeth spostò una ciocca di capelli scurissimi che le era ricaduta davanti agli occhi neri come la pece. Dopodiché rivolse lo sguardo di fiamma all'animaletto da poco giunto nella sua vita.

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