Vicolo cieco

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Sto cammimando.

Sto cammimando, ma nemmeno questo basta.

Cammino, su quest'erba; su queste foglie ormai secche e prive di vita. Come se fossi io, il loro tetto; come se riuscissi a proteggerle dalle loro paure: dall'oblio della natura nei loro riguardi, dalla rabbia e dalla foga del vento che le vuole tutte per sè. Conservate e così disordinate; dentro il proprio uragano. Dentro ogni sua tempesta; pronte per germogliare nella notte; pronte, per restare inermi un'altra volta.

E nonostante io, stia camminando da ore, non averto le mie gambe appesantirsi e non mi piace, il posto in cui sono. Non mi piace e proprio non riesco a farmi desiderare da questa luna nuova.

Continuo a passeggiare e a parlare con questa natura che, mi ha offerto tutto il suo amore su di un piatto d'oro; che, io ho consumato, urlato, distrutto e annientato.

Neanche i miei gesti o i miei sguardi, le offrono più sicurezza. Ho perso quest'armonia dapprima di averla ottenuta. E mi ha allontanata così bene dalle sue forme che non ho chiesto nemmeno il perchè, di questo disfacimento.

"Sono soltanto il mostro, accasciato su questo tronco vecchio e lurido. Il mio corpo giace; moribondo, inespresso.

Il mio corpo giace, ma non possiede nessuna ferita; nè tagli, nè pugnalate, nè mutilazioni: non ha nulla e nemmeno prova a nascondersi.

Mi avete uccisa, per farmi tacere. Mi avete uccisa, soltanto, perchè era l'unica cosa da fare per togliermi dai piedi.

Eppure, io, non mi sono nascosta mai. Ho continuato a passeggiare; ho cercato di comprendere i vostri gridi d'aiuto, la secchezza delle vostre labbra; i vostri occhi così spenti e pieni di universi. Ho cercato di entrare, in silenzio, dentro le vostre vite, ma voi, non me l'avete mai permesso. Io non ero rumorosa, non lo sono mai stata. Nemmeno eccentrica. Forse un pò irrisolta, forse pure un pò degenerata, ma io, vi avrei compresi più di chiunque altro.

E voi, siete riusciti soltanto ad organizzare il più grande omicidio mai commesso. Mi avete deturpato di ogni singola impronta, tagliandomi le dita delle mani; mi avete strappato via ogni suono, mozzandomi le orecchie e la lingua; mi avete omessa, colpita più volte; mi avete discussa e imprigionata, ma io, da comune mortale sono rimasta; perchè avrei potuto fare soltanto quello.

E non è mai stato un buon momento per fare pace; non è mai stato un buon momento per incontrarsi; per essere simili e parlare. Per guardarsi in faccia, con gli occhi in lacrime. Non è mai stato un buon momento per fare niente.

Neanche per osservarvi poichè, adesso, di voi non mi rimane nulla di impresso.

Nè le vostre urla che, mi lasciavate sotto le lenzuola; nè le vostre bocche senza saliva. Perdevate tempo a sprecarla. A sprecare la vostra saliva pur di spiegarvi, pur di esaltarvi, pur di sentirvi così simili. E me ne vergogno io, della vostra similitudine; così inappropriata e derisa. Mi ha sempre fatto pena il modo in cui avete ricercato il vostro collegamento col mondo; il collegamento con voi stessi e fra di voi.

Così costruiti, privi di senso comune, di pudore, di astuzia, di candore; pieni soltanto di un velo d'invidia che, non avete fatto esprimere mai da solo, con la sua forza.

Persino il modo cui vi stringevate mi faceva venire il volta stomaco. E il mio senso di nausea, nasceva, ogni volta che la mia ombra vi anneriva ...

Così seguiti, seguaci di un fischio; così odiosi, nel ricercare l'essenza comune ricercata da tutti gli ologrammi. Impegnati ad ottenere una strada, pur sporcandosi, pur diventando aridi. Ma avevate bisogno di una strada, di una via ed io, sono divenuta il vostro vicolo cieco.

E adesso, se potessi tornare in vita, prenderei le vostre teste e le infilerei dentro dei sacchi neri e li stringerei fino a farvi perdere il respiro.

Non mi servite, non mi siete mai serviti. Ed io, vi ho offeso tutte le volte che ho potuto.

E adesso, non farei altro che dannarvi, dannarvi fino ad averne forza.

Non mi siete mai tornati utili, nessuno di voi.

I vostri occhi falsi, mi hanno sempre attribuito paura.

Avevate paura di perdervi. Bene, io mi sono persa dentro la mia fede, dentro il mio corpo.

Mi sono persa, per cercare un pò di pace. Un pò di quella pace, capace di mandare via i vostri pugni dati sulla mia pancia.

Un pò di pace, per togliere i lividi che mi avete donato ogni singolo giorno.

E nemmeno io, vi sono servita; poichè voi, di pace non ne meritate proprio.

Mi avete uccisa e continuerete a farlo.

Verrà il giorno in cui arriverà un ologramma plasmato come il mio; anch'esso ricercherà la sua pace.

E ucciderete pure la sua presenza. Ucciderete tutti, fino a quando non ucciderete voi stessi; accorgendovi dei vostri sbagli, delle vostre URLA mancate, dei vostri perchè.

Consegnerete un feretro a me, a noi tutti.

E preferisco di gran lunga una bara scura e vuota, piuttosto di restare dentro questo freddo che continua a tagliarmi la faccia senza curarsi del mio sangue.

Se fossi stata in voi, col mio corpo avrei fatto di peggio.

Mi sarei tagliata la gola.

Successivamente mi sarei incisa sulle gambe quelle parole che, mi meritavo da una vita. Poi mi sarei stretta un cappio alle braccia. Stretto, fino a sentire le ossa spezzarsi.

Mi sarei, infine, incisa l'addome, la pancia; avrei tirato fuori l'intestino e, con un movimento inusuale, l'avrei adagiato sulle mie tempie, così, per ricordarmi la morbidezza dei vostri volti che sono scappati via dai miei occhi.

Mi sarei spenta tra le gambe una sigaretta, il mio vizio.

Mi sarei confezionata le mani, i piedi.

E lentamente, avrei gettato il mio corpo dentro quel ripostiglio.

E così, il mondo si sarebbe scordato di me.

Ma siete così vuoti che nemmeno siete capaci di uccidere."

E lasciami qui.

Lasciami marcire, ancora. Un'altra volta.

Lasciami dormire su questa luce. Io, non ho più paura.

Io, sono il mostro del mio demone.

Tutti mi stanno indicando, sto marcendo.

Io, mi sto allontanando e sto ancora puzzando di morte.

Ma, forse, sono ancora viva; ma continuo ugualmente a puzzare di morte.

Finirò decomposta, dentro qualche casa; qualche auto; qualche posto.

E anche lì, non mi accorgerò di nulla.

Lasciami qui, a marcire.

Lasciami che, non riesco nemmeno a piangere, nemmeno a fingere.

Lasciami, finchè puzzo ancora della mia morte.


EdicarpiWhere stories live. Discover now