Perchè, tu ti ricordi di me?

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Questa dimensione è incrostata dal caos; ed è questo, il vero problema.

Qui dentro, non riesco a comunicare, a comprendere; non riesco persino ad odiare. E' come se, oramai, mi fossi plasmata nelle mie viscere; come se vivessi dentro tutto ciò che i miei organi vomitano ogni sera.

Il rumore, mi sta rendendo vuota, perchè non posso nemmeno fingere. Non potrei più farlo, perchè la mia falsità è tangibile.

Questo rumore, rende incapice me di aprire la bocca o di annuire; non sento null'altro che le urla di quest'oggi che, rimane ancorato dentro queste mura bianche.

E' troppo forte e sordo; non riesco a pensare. Non riesco a ricordare. Mi sento completamente bloccata dalle mie ombre e dai miei tremori. So che non durerò a lungo. So per certo che, questa tempesta finirà col bagnarmi; finirà per posarsi sui tetti dei miei appigli, lasciandomi da sola di nuovo. Da sola, attorno a queste facce monsoniche, bagnate e intrise del mio cordoglio.

Svanirà nel cielo, lasciandomi da sola con i miei parassiti che banchetteranno un'altra volta con i microrganismi depositati sulla mia pelle; quelli che mi hai lasciato tu, sotto quella pioggia.

Gli stessi, che hanno resistito tutti questi anni, al freddo, al grande caldo e alle mie docce.

Si sono cibati delle mie paranoie, dei miei candori impuri e delle mie perfette similitudini che avevo con la morte.

Si sono inflitrati negli scorci della mia anima e, adesso, la sento così smarrita, così acerba che, quasi, desidero non tenerla più dentro quella parte recognita del mio spirito.

La avverto così sporca e cattiva; così prorompente e nera che, non basterebbero mille goccie di sangue, per farle tornare indietro quello che ha perso.

E' lei, la stessa, che non mi ha perdonata; che mi ha rinchiuso dentro ogni sua maledizione; quella che ha sciolto il mio cuore. Quella che l'ha gettato via, mettendo al suo posto un casino così grande, troppo indecifrabile per risolverlo.

Sono diventata incontrollabile e neanche lei, sa qualcosa di me. Nemmeno io, adesso, so qualcosa di me.

Mi sono maledetta ogni giorno. Ho maledetto questo modo che mi ha messa al mondo.

Ho maledetto il mio ologramma, così distaccato e impuro; ma questa mia maledizione non è servita a niente perchè, io, sono ancora qui.

Continuo a nutrirmi dei pensieri degli altri e continuo a ricercare l'ologramma perfetto, per uscire da questa solitudine.

Ma sto trovando la mia fine; la via giusta per scappare.

E mi sto rinfacciando tutte quelle volte in cui mi hai abbandonato.

Adesso, io, dormo da sola.

Adesso, io, sono l'oggetto di qualcun'altro e ho smesso perfino di brillare.

Non riesco nemmeno a farmi piacere un traguardo, un paesaggio.

E continuo a ferirmi, piuttosto che abbracciarmi; mi ferisco, e con le mie ossa, ci farei una collana, per poi fartela indossare sul collo.

"Sono scalza. E nonostante io stia sanguinando, tu, sei qui.

Non mi aiuti, nemmeno mi guardi. Ma sei qui e a me basta questo per smettere di dissanguare.A me basta questo per avvelenarmi un'ultima volta.

Io, sto cadendo giù, di testa. E non mi salverai nemmeno questa volta.

Sei così caricato di violenza. Così privo di energia, ma continui ad essere il mio faro; nonostante io abbia paura di te, se tu non fossi qui a sussurrarmi come si fa a vivere, io, probabilmente impazzirei.

E strangolami un'altra volta. Prova a soffocarmi con il tuo cuscino. Un'altra volta. Ne ho ancora bisogno.

Sistemo il mio cuscino per un'ora ogni notte perchè ti sento accanto.

E ti odio ancora. Ma ho ancora bisogno di sentirmi parte del tuo risveglio.

Io, sento di non svegliarmi mai dai miei sogni. Sono così confusa. Scambio la notte con il giorno; il vero, dal falso. La paura dalla follia.

Io, sento di non vivere una vita comune a tutti gli ologrammi. Io, adesso, percepisco sensazioni diverse e uniche, dentro la mia testa. Si fanno spazio sempre, ogni notte e so per certo che finirò per distogliermi tutti dagli occhi. Non ho paura di bruciare, nè di lasciare fumo.

Ma ho paura di restare piccola in questa dimensione. In questa forma, che mi cade sul volto cento volte e mi colora di nero gli occhi come fosse inchiostro.

Non sopporto più la luce, nè il mare, nè il cibo, nè il mattino.

Non sopporto più i tuoi ricordi."

-E' tornato il solito dolore al piede destro.

Ma non sono ancora pronta.

E' la terza volta in vent'anni che mi succede. E questo dolore mi ha trovata nuovamente impreparata.

La prima volta è arrivata a dieci anni.

E ti ricordi? Avrei voluto volare. Proprio come quegli uccellini che tenevi in gabbia in cucina che, io, adoravo tanto.

Con loro giocavo, fino a quando si trasformano in bisce fetide e infime.

La seconda volta è arrivata a quattordici.

Credevo di poter essere solo una voce e di poter vivere soltanto respirando.

Ma è finita col mio respiro smezzato e il mio corpo, spento, come il sole all'alba.

Questa volta è la terza e so che sarà l'ultima.

E ho paura.

Perchè dopo questa resa, io scomparirò.

Scomparirò tra le tue mani, sotto al tuo cuscino e dentro le tue iridi nere.-

Vuoi fare due passi con me?

Non sarò nè un peccato, nè una caduta.

Ho soltanto bisogno di passeggiare.

Ero la tua cura, com'è che, adesso, non hai nemmeno le gambe?

Cosa ti è successo?

Perchè le hai perse?

Come le hai perse?

A chi appartengono adesso?

Quelle gambe...

Dove sono?

Continua a passeggiare.

Loro, torneranno.

La luce è ancora soffusa, puoi bagnarti coi miei pensieri. Puoi ancora fumarmi addosso, se vuoi.

Ma cammina, almeno provaci con quei moncherini.

Eri invincibile, no?

Adesso com'è che non riesci a stare nemmeno sui tuoi passi?

Lasciati camminare addosso.

Lascia che i miei piedi ti pestino i bulbi oculari.

Lascia che, io, ti renda cieco.

Lascia che ti strappi le orecchie, tanto non ti servono.

Lascia che ti uccida, tanto non puoi passeggiare con me.

E se non cammini al mio fianco, tu, non mi servi più. E sicuramente non servi nemmeno alla mia dimensione.

"Aspetto le tue braccia tese, sto cadendo.

Perchè non vieni a raccogliermi?

Ho un pezzo di torta.

Non vuoi mangiare?

Ma sei giusta!

Ho quella fetta di torta, semplice.

Ho bisogno della tua linfa.

Smettila di giocare con quelle formiche. Non si ricorderanno nemmeno di te, appena andrai via."

PERCHE', TU, TI RICORDI DI ME? 


EdicarpiWhere stories live. Discover now