/i·den·ti·kìt/

11 0 0
                                    


-Non voglio più sentire freddo.

Sta nevicando, e io vorrei cambiare tanto casa. Non sono la solita pazza isterica, ma la neve sta ricoprendo tutti i nostri prati, ed io non mi sto più divertendo.

Forse sto sbagliando io, ma continuo ad avere paura. Ho paura e tu non ne hai bisogno.

Ho paura e mi sento intrappolata dentro questo abisso carnivoro di morte.

Qui fa troppo freddo. Ti ripeto che non mi fido, e che vorrei scappare via.

Sento ancora freddo; fin dal primo capitolo, e tu ancora non sei arrivato per salvarmi.

Ti avevo detto che sarei pure scivolata sopra 'sta neve, e non mi hai ascoltata.

Non ho più fiducia per il mio mondo, non ne ho mai parlato con nessuno.

Ma ho sempre detto di no, per gli sbagli, per la neve, per il freddo e per me stessa.

Sto cercando di nascondermi dietro questa capanna, color nocciola, ma temo che tu mi possa vedere, temo che tu ti possa accorgere che la neve mi stia bruciando la pelle.

Non rimproverarmi per le cicatrici, per le ustioni, bagnami i pensieri e sciogli la neve che sta sotto il mio culo, fammi vivere un'esistenza non assidua.

Ti prego, voglio sudare. Te ne prego.

Ti prego, non voglio più il freddo, nè questa maledetta neve, nè questa maledetta capanna, nè questa maledetta me.

Ti prego, non venirmi ancora a rimproverare.

I tuoi insulti risuonano tra questi fiocchi bianchi, come fossero bombe, sull'orlo del precipizio.

Non c'è niente di finto, sto facendo i bagagli, ancora dopo dieci anni.

E non chiedermi se ti voglio ancora bene, non mi fido, te l'ho detto.

Per cui, non puoi ottenere risposta.

Abbiamo chiuso, forse, ma io sto ancora piangendo e le mie lacrime, purtroppo, si stanno congelando.

Sto congelando perfino io.

Il mio silenzio non fa nemmeno rumore; ieri ho disteso la mia ombra sul cemento e tu sei tornato.

Come una luce che filtra dalle finestre scure, tendimi la mano in segreto; senza che nessuno lo venga a sapere.

Vorrei solo lasciarmi andare, spingiti sotto il mio fondale.

Ho paura e mi dispiace, che non mi manchi.

Non sento più il rumore di questi nostri anniversari; le nostre ombre si stanno riprendendo ed io rimango qui, cercando il tuo corpo, sul mio odio, sul mio di corpo, un pò confuso, avvolto in un lenzuolo sporco, afrodisiaco, un pò bambino e grigio e stanco.

Che ha oltrepassato le vergogne con le federe, senza lessico.

Saresti stato il mio zucchero forse, il mio antibiotico, il mio antistaminico, il mio peggior raffreddore.

La mia flebile gentilezza spaesata, ma io ti ho rotto il naso e non ti ho ascoltato.

Ti avevo detto di lasciarmi stare, che potevo essere viscida e scivolosa, ma tu non mi hai sentito, e adesso lasciami parlare.

Lasciami dire tutto ciò che non ti ho mai detto e tu, prova per una buona volta ad ascoltarmi.

Mi manchi ancora. Ogni volta che apro gli occhi, mi sento incastrarmi dentro le orbite, i tuoi arti; e mi fa male guardarmi, i miei guai, il mio sangue e te.

EdicarpiWhere stories live. Discover now