Luce

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"Penso di star impazzendo. Se suono, suono di te. Se scrivo, scrivo di te. Se penso, penso a te. Se disegno, disegno te. Se dormo ti sogno e se non dormo ti immagino accanto."
-Reckless-Heart

La prima luce del giorno si insinuò così lentamente nella mia camera, il mattino dopo, che mi chiesi se il sole non volesse più sorgere per vederci ancora parlare lungo le strade di Pickering.

Un flebile raggio mi colpì in pieno viso, disturbando il mio sonno. Mossi una mano cercando di scacciarlo ma fui costretta ad aprire gli occhi, rimanendo accecata.
Li stropicciai e, confusa, misi a fuoco la mia camera: Le tende si muovevano frenetiche, come foglie mosse dal vento, davanti alla finestra ancora spalancata. Da essa faceva capolino un sole di un pallido oro che illuminava un paio di scarpe, abbandonante in un angolo della stanza.
Tirai un sospiro di sollievo realizzando che tutto quello che era successo la notte prima non era stato solo un sogno.
Sbadigliando mi portai le mani al viso cercando di fermare nella mia mente quanti più ricordi possibile.
Avevamo ballato e cantato per strade deserte; avevamo comprato cibi spazzatura in una stazione di servizio, mangiandone fino a scoppiare; avevamo camminato per ore parlando del futuro, fino a veder l'albeggiare del giorno. Per la prima volta non provai imbarazzo con lui, o davanti al silenzio che a volte si creava, poiché compresi che si trattava di un silenzio giusto. Lui era lì e non aveva bisogno di farmelo sapere.
Mi aveva riportato a casa prima che il sole sorgesse, quasi fosse un reato farsi scoprire da esso.
Prima che scomparissi tra le coperte del mio letto Shawn mi aveva mandato un bacio da lontano dicendomi che sarebbe tornato. E ancora pensavo a quel bacio inviato via aria, a quella promessa di un ritorno che avrebbe mantenuto.
Tolsi le mani dal viso, solcato da un sorriso inebetito, guardando la sveglia posta sul mio comodino. All'inizio non ci badai ma qualcosa di strano mi si presentò davanti: al posto della mia scatola di sonniferi c'era un bigliettino, scritto di fretta, sicuramente quando ormai i miei occhi si erano del tutto chiusi.
Il biglietto recitava così:
"Questi ormai non servono più -SM"
E in effetti realizzai che dopo tutte quelle settimane insonni ero riuscita a dormire, per poche ore, ma ero riuscita a dormire davvero.
Il mio sorriso si allargò ancora di più al solo pensiero e lo sguardo andò a quella finestra che dava sulla strada.

Erano le 7.15 e in casa mia nessuno era mattutino. Soprattutto a fine estate, quando le vacanze erano ormai agli sgoccioli e non si voleva perdere neanche un minuto di riposo.
Decisi di scendere al piano di sotto per fare colazione, e tanta era la felicità che apprezzai ogni singola cosa di quella monotona casa.
Lasciai che la mia mano scorresse lungo le ruvide pareti, scesi i gradini quasi saltellando e non provai l'abituale fastidio allo snervante  scricchiolio del quinto gradino. A dir la verità lo trovai piacevole quel giorno.
La cucina brillava di luce dorata, come se l'intero mondo risplendesse di colori nuovi, come la mia anima, libera da quel grigio paraocchi della noia e della tediosità .
Misi a riscaldare il caffè, preparando accuratamente il posto dove mi sarei seduta.
Volevo fosse un buon inizio di giornata e doveva essere quanto più confortevole possibile.
Presto il profumo intenso del caffè invase il piano terra, e forse anche il primo piano, dandomi un inebriante buongiorno.

"Che cosa stai facendo?" Sentii.
Mia madre era ferma sulla porta, con lo sguardo serio e la lunga maglia verde come pigiama. Aveva intrecciato le esili braccia, come se stesse per rimproverami.
"Il caffè. Ah, comunque buongiorno" risposi secca.
Si passò una mano tra i capelli biondi opachi, tendenti ormai al grigio, arruffandoli ancora di più.
"Scusami tesoro, non ho dormito bene. Non bere troppo caffè o ti farà male" e tra uno sbuffo e un sospiro tornò di sopra.
Era ancora giovane, l'età adulta non l'aveva minimamente scalfita, soprattutto per il suo fisico da ballerina che la rendeva simile ad una ragazzetta.

Fu la danza a portarla all'isolamento, e con lei tutti noi. Durante la prima gravidanza i medici le avevano consigliato riposo assoluto e poco stress, ma lei ignorò tutti gli avvertimenti per presentarsi comunque tutti i giorni a danza. Si sentì in colpa per tutta la vita quando le dissero che aveva avuto un aborto spontaneo.
Papà era la sua roccia, in senso letterale e figurato. Era un gigante buono dallo sguardo severo, pronto ad accogliere tutte le decisioni di mamma.
Versai il mio caffè e notai che tutto era diventato meno luminoso e tornava velocemente a quei colori opachi a cui mi ero abituata.

"Margot! Vieni subito qui" urlò mia mamma dal piano di sopra.
Lasciai frettolosamente la tazzina che stavo portando alle labbra e corsi da lei.
Era davanti al mio letto e indicava il mio comodino.
"Dove hai messo i tuoi sonniferi?" Mi disse brusca non prestando attenzione al bigliettino che Shawn aveva lasciato.
"Non lo ricordo." E piano mi avvicinai al comodino.
"Ci sono costati una fortuna Margot. Smettila di rifiutarti e inizia a prenderli" mi rispose esasperata guardandomi fissa negli occhi.
"Non mi servono. Sono riuscita a dormire per un po', i prossimi giorni magari dormirò di più" sussurrai osservando i dettagli del mio pavimento.
"Vorrei crederti tesoro"
"Non ti sto mentendo, sai che non lo farei" e con disinvoltura posai una mano sul comodino, proprio sul foglio incriminante.
Mia madre sospirò nuovamente "questa sera cerca di ritrovarli allora, almeno li uso io" e uscii di fretta dalla stanza.
Tirai un sospiro di sollievo e mi abbandonai sul letto quando un bagliore entrò nella mia camera muovendosi in modo innaturale.
Shawn, dalla sua finestra, stava puntando uno specchio nella mia direzione, deviando un raggio di luce.
Mi avvicinai alla finestra e lo guardai interrogativa prima di notare il quaderno che reggeva.
In caratteri cubitali c'era scritto "tutto okay?"


Spazio me: scusate per la scarsa qualità ma non avevo preso in considerazione il fatto che avrei iniziato a lavorare. Ora come ora mi porta via davvero tanto tanto tempo.

When the night comes|| Shawn Mendes Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora