Toc toc, sono venuto a prenderti

257 41 3
                                    


"So che vuoi solo andartene via da qua, da questo vuoto che uccide."
—Coez

Sentivo la testa scoppiare, imbottita da tutti quei pensieri che continuavano ad assillarmi.
Mi rigirai nel letto, chiamando a me il sonno che tardava ad arrivare. Obbligai la mia mente ad abbandonarsi al vuoto, a smettere di pensare.
Cazzo, volevo dormire! Fermare tutto per qualche ora.
Ci riprovai fino a quando la sconfitta non fu più che evidente, e con estrema lentezza, accesi la lampada vicino al comodino, mettendomi a sedere.
Sentivo il ticchettare della sveglia, il lieve russare di papà nella stanza vicino e tutto mi pareva così rumoroso. Passai una mano tra i capelli disordinati e disperata mi focalizzai sulle luci dei lampioni che filtravano distorti dalla tenda alla finestra.

Era incredibile come quel mondo fosse così rumoroso, tanto che anche nel silenzio trovavi rumori anche più assordanti.

Posta sul comodino, vicino ad un bicchiere d'acqua, c'era la scatola di farmaci che i miei speravano prendessi.
Avevano provato qualsiasi cosa, dalla meditazione a gli oli profumati, ma alla fine avevano preferito optare per dei classici sonniferi.
Erano la mia più grande tentazione in quella casa, ma non li presi mai.
L'insonnia era diventata la mia sfida personale, volevo combatterla da sola.
Ignorai con forza la scatola e indirizzai il mio sguardo alla scrivania. Il mio computer era ancora acceso.
Lo raggiunsi per spegnerlo e con sorpresa notai un messaggio anonimo nella posta elettronica:
"Hai piani per questa notte?"

Istintivamente ignorai il messaggio, ma ne arrivò subito un altro:
"Potresti anche rispondere eh"
L'angoscia iniziò ad attanagliarmi le viscere. Portai la mano sudata alla tastiera e con finta tranquillità digitai:
"Il mio piano sarebbe quello di dormire, se non ti dispiace"
Senza aspettare risposta spensi il computer e ritornai mesta ad abbandonarmi sul letto.
Il mio piano sarebbe dormire... se solo ci riuscissi.
E di nuovo il mio orecchio iniziò a percepire qualsiasi suono, anche il più flebile, pur di non concedersi al sonno.

Quel giorno ero esausta, esausta davvero, ed ero pronta a lasciar perdere quella battaglia con me stessa pur di avere qualche ora circondata dal buio, staccando dalla realtà.
Presi la scatola di medicinali e con estrema cautela la rigirai tra le mani, quasi spaventata dal mio stesso prepotente desiderio che mi spingeva ad assumerli.
Aprii la confezione e ne trassi fuori una pastiglia bianca, presi il bicchiere e li osservai, insieme, prima di portare la pastiglia alla bocca.
Qualcosa mi bloccò prima che io potessi ingerirla.
Un colpo, forte, alla mia finestra.
Sembrava che avessero bussato contro il vetro.

Una scossa di terrore mi percorse la schiena, era notte fonda e qualcuno bussava alla mia finestra! Liberai le mani per alzarmi a raggiungere la vetrata e con un colpo secco, deciso, per liberarmi dal quell'ansia che si stava insediando in me, sollevai la tenda che mi nascondeva le luci della cittadina.
C'era qualcosa di insolito dall'altra parte, così decisi di aprirla.
"Salve" disse una figura seduta a gambe incrociate sotto la mia finestra.
Abbassò lentamente il cappuccio nero lasciando che la flebile luce dei lampioni ne illuminasse il volto.
E con estremo modo teatrale, sorrise.
Mi mancò il fiato.
"Tu?!"

Spazio autrice: Ogni giorno spunto fuori con un nuovo capitolo. Non fateci l'abitudine.
Se vi è piaciuto lasciate un commentino

When the night comes|| Shawn Mendes Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora