Freddo pavimento

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"Le condizioni non sono mai perfettamente giuste. Le persone che ritardano l'azione fino a che tutti i fattori siano favorevoli non fanno nulla."
—     W.A. Feather

"Non rispondevi alle mail, pensavo ti fosse successo qualcosa" disse Shawn alzando in alto i palmi delle mani.
"E dovevi entrare in casa mia? Come hai fatto?Sei folle."
Sussurrai alterata per poi trascinarlo dentro la  mia camera, chiudendomi la porta alle spalle.
"Se ti interessa ho usato la chiave di scorta, sotto al vaso di viole. Ti conosco da troppo tempo e voi non cambiate mai le vostre abitudini."
lasciò cadere il discorso e si guardò intorno curioso mentre io mettevo insieme i pezzi confusi dei miei pensieri.
Shawn era vestito come la notte precedente ma aveva qualcosa in più: uno zaino enorme, sulla schiena, e non potei non chiedermi a cosa gli servisse.

"È un disastro qui dentro" mi fece notare spostando un paio di scatole con un piede.
"Non aspettavo di certo visite" gli risposi aprendo la finestra, per poi continuare "sto bene, grazie, puoi andare"
"Dai so che sei felice di vedermi, e non vado da nessuna parte se non vieni con me. Ti conviene cambiarti o rimango qui." Disse soddisfatto, sedendosi a gambe incrociate sul pavimento, circondato dal disordine.
Sospirai e lo imitai con aria affranta. Incrociai le gambe e gli raccontai la discussione con mia madre. Lui ascoltava attento, senza mai interrompere, fino alla fine. Poi passandosi una mano tra i capelli castani, sussurro un lungo, lunghissimo "ma daiii"
"Non voglio fare un torto a mia madre, Shawn"
"Fai sempre tutto per loro, è ora che tu faccia qualcosa per te stessa, Margot. Vuoi vedere il mondo? Ti porterò io, ovunque tu vorrai, dammi solo il permesso di farlo."

"È solo una fantasia"
"Potrei renderla reale!" Urlò fiducioso.
Mi lanciai su di lui per tappargli la bocca, proprio come aveva fatto con me la sera precedente. Strinsi le labbra e lo fulminai con gli occhi prima di sussurrargli un: "come?"
Lui si liberò dalle mie mani e iniziò a parlare gesticolando in modo concitato:
" allora, qualche giorno fa mi è arrivata una telefonata in cui mi proponevano di fare un..."
E mentre diceva ciò che tanto lo rendeva euforico, la sua mano andò a incastrarsi nel filo della lampada sul mio comodino, trascinandola sul pavimento.
Il tonfo sordo riecheggiò per tutta l'oscurità della casa. Sentii dei passi e, nel buio della camera, mi lanciai per la seconda volta su Shawn. Fui così violenta da farlo stendere di schiena contro il freddo pavimento.
Non vedevo altro che i suoi lineamenti, illuminati dalla flebile luce dei lampioni, a pochi centimetri da me, ma mi parve che stesse sorridendo.
"Smettila di fissarmi"
"Come fai a sapere che ti sto fissando?" Mi sussurrò divertito.
In quell'istante mio padre, un uomo dalla voce robusta quanto la sua corporatura, aprì la porta della mia camera, accendendo la luce.
"Margot?"
Alzai la testa di scatto, per farmi scorgere dall'altra parte del letto e per guardarlo in faccia.
"Cosa ci fai per terra e cos'era quel rumore?" Continuò sorpreso.
Lo vidi avvicinarsi e mi si gelò il sangue nelle vene.
"No!" Urlai con la mano alzata.
"Cosa no?" Rispose mio padre confuso.
"Non ti avvicinare... emm... ci sono i cocci della lampada. L'ho fatta cadere per sbaglio" risposi impacciata, gesticolando quasi più di Mendes.
Lui mi squadrò e fece un altro passo pronunziando: "ti aiuto a pulire"
"No!" Dicemmo insieme io e Shawn. Soffocai un imprecazioni e tirai un calcio al mio vicino, nascosto sotto il letto.
"Cos'è stato?"
"Un gatto" dissi sfoderando un sorriso a 32 denti.
Mio padre alzò un sopracciglio, brizzolato come i capelli, ma fu subito seguito da un lungo sbadiglio.
"Faccio da sola papà, torna a dormire"
Lui annuì e brontolò assonato: "per fortuna tua madre ha preso i sonniferi, sarebbe morta di preoccupazione. Per qualsiasi cosa sono in camera. Ti voglio bene " e chiuse la porta tornando, a passo lento, dal suo letto.

Sospirai rumorosamente e mi abbandonai sul pavimento, dimenticando completamente Shawn steso sotto il letto.
"Mi stai soffocando" bofonchiò sputando via i miei capelli.
"Che palle, sei sempre in mezzo" dissi ridendo, alzandomi da terra. Ricordai di aver lasciato la finestra aperta e ringraziai che mio padre non se ne fosse accorto, o avrei dovuto trovare altre scuse improbabili.
"Ora capisci perché è solo una fantasia?" E lo dissi con tanto rammarico nella voce che Shawn decise di non riprendere il suo assurdo piano di realizzazione.
"Ma... ho deciso che verrò con te fino a quando non mi sarà tutto più chiaro, su di me intendo."
Vidi Shawn sgranare gli occhi di sorpresa e gli comparve un enorme sorriso in volto. Si alzò da terra e senza sforzo mi abbracciò sollevandomi in aria di circa 20 centimetri.
Mi sentii invasa da una sensazione nuova, da qualcosa di completamente unico che in quei due anni mi era mancato. Lo strinsi a me, quasi a voler far percepire la mia gratitudine in quell'abbraccio.
"Shawn... se non mi lasci non posso prepararmi" gli dissi all'orecchio, mentre il mio cuore urlava il contrario.
Lui mi posò per terra e imbarazzato uscii dalla finestra, lasciandomi lo spazio per cambiarmi.

Mi vestii in modo molto simile alla sera precedente ma quando misi piede fuori, per scendere nel vialetto di casa, Shawn mi fermò:
"Dovresti mettere qualcosa di più pesante"
"È fine agosto! Fa ancora caldo"
"Fidati, è una sorpresa glaciale" e sorrise aprendo il suo zaino, contenente un intero reparto di vestiti invernali.
"Vuoi portarmi in Alaska, Mendes?"
Lui rise alla mia battuta e con un sorriso innocente mi rispose con:
"Ti porto nella mia vita"

Spazio me: Holaaa
Ci ho messo ore a scrivere questo capitolo aiut.
Spero vi piaccia e scusate eventuali errori di grammatica ma non ho tempo materiale per rileggerlo varie volte :c

When the night comes|| Shawn Mendes Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora