Il male del mondo

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"ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male"
—     F. Nietzsche

"Toc toc" disse mia mamma bussando alla porta aperta della mia camera.
Erano da poco passate le 10pm quando venne a trovarmi. Ero seduta sul mio letto, con il pc sulle gambe, circondata da una confusione di vestiti ed oggetti. Un disordine che si trovava dentro e fuori di me in quel momento.
Sollevai lo sguardo dallo schermo e la guardai interrogativa.
"Sono venuta a vedere come stai, sai... dopo la faccenda dei sonniferi e dell'acqua che hai versato sopra"  si andò a sedere in un angolo del letto, e disse tutto con estrema calma e dolcezza.
Chiusi il mio pc e lo spostai di lato per dedicarmi a lei. Quando ero piccola veniva spesso a chiedermi come stessi. Quel giorno avrei voluto rispondere "bene" con la stessa fermezza che avevo anni fa, ma dubitavo anche di quello.
Lei continuava a guardarmi insistente, con i grandi occhi color rame fissi nei miei.
"Sto bene" lei sorrise stringendomi la mano, senza aspettare che continuassi la frase "ma mi chiedevo una cosa"
"Dimmi"
"Cosa succederebbe se ti chiedessi il permesso per uscire di casa?"
Il suo sorriso si spense di botto e lasciò la sua calda presa sulla mia mano. Volse lo sguardo verso la finestra e prese un tono autoritario.
"Qualche volta esci"
"A fare la spesa, quando lo decidi tu e papà non c'è , senza neanche fermarmi al parco a pochi metri da qui. Mamma intendo uscire davvero!" E cercai di guardarla, di dimostrarle quanto era forte il mio desiderio, ma lei si rifiutava di voltare lo sguardo verso di me.
"Il mondo è un posto malvagio" disse alzandosi dal mio letto.
"Non puoi proteggermi per sempre" ribattei senza esitazione.
"Finché sarò viva lo farò" e cercò ancora una volta di chiudere la questione, facendomi sentire la figlia che rinnegava l'amore di una mamma.
Questa volta, però, non mi bastava. Mi alzai dal letto e andai a sollevare le tende che celavano la città che pian piano iniziava ad assopirsi.
"Come potrebbe essere malevolo tutto questo? Cosa c'è di sbagliato a voler conoscere le città che mostrano in tv, o i grandi parchi naturali, o l'Europa? È un mondo vasto, ricco di particolari, cosa c'è di sbagliato nel volerlo vivere?" E indicavo singhiozzante la mia finestra, come se dal lato opposto ci fosse una visuale sulla terra intera, con Roma o Londra in bella vista.
Lei mi guardò in faccia, con un velo di sorpresa in volto. Quella discussione la vinceva sempre lei, tranne quel giorno.
"Il male del mondo sono gli essere umani, e io sono la prima ad aver fatto del male a qualcuno" mi rispose alla fine, portando involontariamente una mano al ventre, per poi continuare con gli occhi lucidi "sto cercando di rimediare, di non farti conoscere questo"
"No mamma, tu sei convinta che esista solo o il bene o il male, invece coesistono entrambe le cose. Non puoi tenermi qui per sempre, non puoi proteggermi da qualsiasi cosa. Shawn.." mi bloccai portando le mani alla bocca, non era il momento per parlare di lui.
Mia mamma fu meravigliata ma si ricompose subito, cambiò espressione diventando dura e impenetrabile.
"Hai di nuovo contatti con lui?" Sussurrò elaborando la cosa.
"Mamma..."
"Non dire nulla, no. Non hai il mio permesso per uscire." E girò i tacchi andandosene, chiudendo la porta dietro di se.
Rimasi lì, sconfortata, davanti alla finestra e a quella porta chiusa, che da parte sua avrei trovato sempre.

Il silenzio regnava padrone in casa quando il computer segnalò una notifica:
Era una mail, sempre dall'indirizzo anonimo della sera prima:
"Sotto la tua finestra tra 10 minuti?"
Nel lasso di tempo trascorso a osservare la porta della mia camera mi ero convinta che ciò che mia mamma diceva fosse vero.
Lei voleva davvero proteggermi dalle critiche, dai pettegolezzi, da insulti che lei stessa aveva ricevuto. Sentivo che se avessi continuato a fuggire ne sarebbe stata tanto addolorata da credere di aver fallito come madre per una seconda volta.
Ma c'era anche Shawn, il mondo, la vita che sognavo da anni. Tanti erano i pensieri, le preoccupazioni e i dubbi che decisi di non rispondere all'email.
Sentii la notifica arrivare per altre cinque volte. Cinque volte in cui il flebile suono riecheggiava nella mia stanza e non voleva più andarsene, volteggiando sopra la mia testa impaziente di essere notato.
Potevo spegnere il computer ma, per ragioni ignote, contavo le mail come a voler vedere quanto fosse determinato a ricevere una mia risposta. Dopo la quinta, il coro di notifiche smise, e il mio cuore divenne pesante, così pesante da farmi affondare negli abissi di una notte senza sonno.
Dopo interminabili minuti ad aspettare qualcos'altro, spensi il computer e, come tutte le sere, provai a dormire.
Il mio orecchio percepiva qualsiasi cosa in quell'oceano di silenzio, anche lo scricchiolio del quinto gradino che in quel momento non avrebbe dovuto scricchiolare.
Sollevai di scatto la schiena e presi in mano la prima cosa che mi andò a tiro: un astuccio lime. Scelta eccellente per affrontare un potenziale ladro.
Aprii la porta ma qualcuno dal lato opposto riuscì a precedermi. Trattenni il respiro, chiusi gli occhi e lo colpii con l'astuccio.
"Ahia, Ma che cazzo fai?"
Era la voce di Shawn. Aprii gli occhi e lo vidii davanti a me, con l'astuccio ancora contro la fronte.
"Che cazzo fai tu?"


Spazio me: in questa ff Shawn non sa cosa sia la violazione di proprietà privata, ma okay lol
Non è il massimo, nella mia testa era decisamente più figo

When the night comes|| Shawn Mendes Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora