Se il mondo finisse

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"Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo. Niente sarebbe com'è, perchè tutto sarebbe come non è. Ciò che è non sarebbe, e ciò che non è, sarebbe."
— Alice nel paese delle meraviglie

Lo guardai a lungo, stringendo il manubrio della bici tra le mani sudate.
"Non so come fare" confessai
"A fare che? Ricordi tutto" Mi chiese dubbioso.
Sorrisi passando una mano tra i capelli " non è quello, forse è l'unica cosa che riesco a fare bene. Non ricordo come ci si lascia andare" feci un lungo sospiro e continuai "ho sognato per tanto tempo una cosa del genere, eppure ora  ne ho paura."
Ammisi e, sconfortata, lasciai cadere la bici, sedendomi vicino ad essa.
Non volevo affezionarmi a quel momento tanto bello quanto fragile. Cosa avrei fatto dopo quella notte? Sarei tornata a rigirarmi nel letto con un nuovo ricordo doloroso da aggiungere alla collezione?

"Non sei obbligata a farlo" disse Shawn.
"Ma io voglio farlo! Ma come?" Urlai comprendo il volto con le mani.
Shawn lasciò a terra la sua bicicletta e si avvicinò piano a me. Poi lo sentii cantare.
Dio quanto mi mancava la sua voce.

Sollevai lo sguardo e lo vidi ritto dinanzi a me, con la mano tesa e lo sguardo sicuro. Sapeva come avrei reagito.
" no scordatelo! non mi metterò a cantare con te in mezzo ad una strada." Gli dissi alzandomi e puntandogli un dito contro il petto.
Lui di rimando mi prese per i polsi e mi trascinò per la strada che poco prima stava percorrendo.
Mi scappò una risata e le mie paranoie si dissolsero in un confortante nulla, quel nulla in cui ti lasci galleggiare, dove non pensi a quanto le cose possano farti male o essere sbagliate. L'unica cosa a cui ti aggrappi è il presente e il pensiero che possa renderti estremamente felice.

Pensai che la scena vista dall'estero potesse risultare comica: non si era soliti vedere una ragazza trascinata per un viale deserto da un ragazzo intento a cantare la sua canzone preferita. Era insolito e in quel paese nulla lo era.
" dai su, so che la conosci a memoria. Non ci sente nessuno!"
Protestò lui e io non potei fare altro che dargli ragione. La cantavamo insieme tutte le estati, era la nostra piccola tradizione.
La sentimmo anni prima da una sconosciuta radio locale ascoltata solo da patiti degli anni '80. Ci piacque fin da subito tanto che l'ascoltammo dalla mattina alla sera, fino ad impararne ogni singola pausa.
Sentii un fremito che mi percorreva la schiena, decisi di abbandonarmi al ricordo, decisi di seguire me stessa e non le regole.
Così iniziai a cantare, prima piano, poi sempre più forte.
Ballavamo in modi assurdi e scoordinati lungo tutto il viale che da piccoli percorrevamo correndo.

Realizzai che a farmi sentire libera e leggera non era L'ebbrezza della corsa ma la consapevolezza di aver qualcuno vicino, con cui essere me stessa, folle e imprevedibile.

Forse mi sbagliavo sul mondo: per quanto la scena potesse sembrare comica nessuno rise di noi, nessuno ci rimproverò. Forse anche al mondo serviva che qualcuno, per un momento, potesse dimenticare il dolore.

"Vedi? Non è così difficile lasciarsi andare"
Mi disse Shawn tra un respiro e l'altro, accasciato al triste muro della stazione.
Ne seguii i movimenti e mi sedetti vicino a lui, spalla contro spalla.
"Grazie." Dissi guardando dritto davanti a me.
"Per cosa?"
"Per questo!" Gli sorrisi senza, però, guardarlo.
"Non è merito mio, io ho solo fatto quello che avresti fatto tu" sentivo il suo sguardo su di me e questo mi mise in imbarazzo. "Tu non hai bisogno di essere salvata, o almeno non devo essere io a farlo. Tu hai bisogno solo che ci sia qualcuno a cui aggrapparti mentre ti salvi da sola"
Finalmente mi girai a guardarlo , mi soffermai senza imbarazzo sul suo volto, ormai maturo, e su i suoi occhi, sempre pieni di cose da dire.
"Tu saresti questa persona?"
"Forse, se tu lo vorrai"
Gli sorrisi e gli diedi una spallata.
"Perfetto, mio bastone, mostrami il mondo!"
"Ti prego non chiamarmi mai più bastone" disse alzandosi da terra per poi aiutare me.
Lo vidi dirigersi verso una stazione di servizio poco lontana, aperta 24 ore su 24.
" dobbiamo recuperare il tempo perduto, quindi quale modo migliore se non dal cibo spazzatura venduto nelle stazioni di servizio?" Disse allegro camminando al contrario per potermi guardare.
"Che cosa mi sono persa in questi anni?"
"Solo tante americanate estremamente dolci"
"Cazzo, devo rimediare allora" risposi trattenendo una risata.

Entrammo dentro il negozietto della stazione di servizio sotto le occhiate sorprese della commessa.
Era una piccolo locale, abbastanza squallido e sciupato,  diviso in quattro corsie che lo rendevano un caotico cumulo di prodotti. Dagli alimentari confezionati a cianfrusaglie di vario tipo.
Shawn si girò verso di me, si mise un dito davanti alla bocca, e cercando di rimanere serio mi pregò di fare silenzio, poi sgusciò via lasciandomi da sola a passeggiare per le corsie rifornite da prodotti bizzarri.
Mi soffermai su una particolare confezione di salsa di pomodoro. Pareva una tanica di benzina e pensai di farla vedere a Shawn, prima di rimetterla a posto.
Mi girai per cercarlo e lo vidi a fine corsia con indosso una parrucca arcobaleno e degli occhiali da pagliaccio.
Non volendo gli lanciai contro la tanica di salsa, spaventata prima da lui e poi dalla confezione che roteava leggiadra verso il banco frigo.
La prese al volo e si fermò a guardarla:
"Strano contenitore per una salsa di pomodoro." Poi prese un leoncino peluche  vicino a lui e me lo lanciò contro, colpendomi in fronte.
"Ooh vuoi la guerra, Mendes?" Ringhiai con un sorriso.
Presi una confezione di muffin preconfezionati e li lanciai contro di lui, colpendolo al petto.
"Questi li prendo io, grazie" mi rispose lanciandomi una tartaruga peluche che non riuscii a parare, andando a colpire un scaffale pieno di bibite in lattina.
"Oddio" sussurrò Shawn mentre a man mano le lattine cadevano con un tonfo sordo.
Ci precipitammo a frenarne la caduta e quanto tutto sembrava essersi arrestato tirammo un sospiro di sollievo.
"Che cosa state facendo voi due?"
Sollevai gli occhi e vidi la paffuta commessa squadrarci da capo a piedi, stizzita.
"Chiediamo scusa, cercavamo le paste grasse e lei è inciampata contro le lattine"
Rispose prontamente Shawn, ignorando il mio sguardo indignato.
"Farete meglio a mettere a posto. E tu, togliti quella parrucca"  disse la commessa allontanandosi furibonda.
Shawn strinse le labbra e appena si sentì al sicuro scoppio in una risata contenuta.
"Perché hai dato la colpa a me?! Bastardo, quello goffo sei tu" urlai facendo finta di picchiarlo.
"Se il mondo finisse in questo istante vorrei che questo si ripetesse all'infinito" disse lui sistemando le lattine.


Spazio me: Scusate per la lunga attesa e per la scarsa qualità del capitolo, tra lavoro e impegni non so dove sbattere prima la testa.
Ditemi se vi piace :,)

When the night comes|| Shawn Mendes Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora