One Gun

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Coppia: Jeong YunHo x Song MinGi

Tema: Criminalità

Rating: Rosso 🔴

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Parcheggiò il fuoristrada davanti al pub, di giorno adibito a bar, senza curarsi di aver preso due posti auto: nessuno avrebbe avuto niente da ridire.

Entrò nel locale e subito venne salutato dal barista di mezza età, Jeong Yunho ricambiò con un gesto del capo ed un mezzo sorriso: l'uomo lanciò un'occhiata nervosa verso i tavoli, poi riportò gli occhi su Yunho che comunque non si era curato di capire quale fosse il problema.

La figlia dell'uomo arrivò come un fulmine, evidentemente richiamata dal nome del ragazzo pronunciato dal padre.

«Buongiorno, signor Jeong.» La ragazza si sporse sul bancone e strinse i gomiti appoggiati sul piano, facendo gonfiare i seni nella maglietta piuttosto scollata.

«Ciao, Jiu. Mi porti il solito?» Il ragazzo si sedette su uno sgabello al bancone, ignorando la ragazza che era andata a preparare la sua ordinazione.

Jeong Yunho era stato fin da subito un bambino sveglio, tanto che suo padre e suo zio avevano iniziato a portarlo con loro in alcune operazioni di contrabbando da poco, gli spostamenti di armi in particolare, dopo il primo suo lustro di vita. Non parlava di quello che vedeva e si teneva le domande per quando rientravano a casa, dopo che la mamma gli aveva rimboccato le coperte per dormire.

A quattordici anni gli regalarono la sua prima glock, a sedici il primo HK416, a diciotto iniziarono ad affidargli commissioni.

Ora che ne aveva ventitré, oltre ad essere il figlio del capo, era diventato famoso tra la sua gente per avere il sangue freddo; non c'era più bisogno di uomini che facessero il lavoro sporco, per quanto al signor Jeong Senior non piacesse, Yunho si aspettava di essere la mano nera che calava sulle anime da giustiziare.

Come ogni grande potenza che si rispetti, i Jeong avevano rivali: la famiglia Song da sempre si impegnava per mettere loro i bastoni fra le ruote, e i primi non erano da meno con i loro avversari.

Quando Yunho si guardò in giro per il locale e vide un tavolo occupato in particolare, si lasciò scappare un verso di disgusto.

Il barista sbiancò ed il ragazzo capì per cosa era rimasto turbato durante la sua entrata nel locale.

«Lasciate entrare anche la merda, ora, qui dentro?» Esordì Yunho a voce abbastanza alta da farsi sentire da tutti.

I radi clienti si ammutolirono all'istante, il proprietario del posto si inchinò subito al ragazzo balbettando scuse, quando quest'ultimo alzò una mano per farlo tacere.

Jiu tornò al bancone e porse a Yunho il suo Montenegro, che il ragazzo subito portò alle labbra; ignorò la gente ai tavoli, che sicuramente lo stava fissando intimorita pentendosi di essere entrata in quel posto proprio quella mattina.

«A quanto pare sì, o non saresti potuto entrare.» Una voce profonda e graffiata si levò dalle spalle di Yunho, il quale però rimase fermo con il suo bicchiere in mano.

Il locale era piombato nel silenzio, si sentivano solo dei passi avvicinarsi al bancone.

«Jeong Yunho, che piacere.»

Il nominato bevve lentamente il suo Montenegro senza spostare lo sguardo pigro ed annoiato dal davanzale di Jiu, ferma davanti a lui e leggermente preoccupata per quella combo di persone.

Non era la prima volta che vedeva un Song, ma era la prima volta che si trovava da solo - senza uomini né suoi né altrui - con quel Song.

Guardando la gerarchia, i due erano al pari: entrambi figli di boss.

𝘼𝙏𝙀𝙀𝙕 𝙊𝙉𝙀 𝙎𝙃𝙊𝙏Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora