Save Me

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Coppia: Song MinGi x Kim HongJoong

Tema: Mare/spiaggia

Rating: Giallo 🐤

Dopo settimana scorsa abbiamo tutti bisogno di riprenderci, sopratutto io! Ha fatto penare tanto anche me, l'ultima OS, quindi spero possiate apprezzare poi qualcosa di più leggero.
Buona lettura!

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Non mi andava di fare niente, quella mattina, tanto meno alzarmi per andare in spiaggia. Per un pelo non lanciai il cellulare a terra per spegnere la sveglia, poi mi decisi a tirar su il culo dal letto.

Mezz'ora più tardi ero già alla torretta d'avvistamento: mollai il mio zaino ai piedi della scaletta e staccai dalle catene la scialuppa, la tirai fino alla riva e tornai indietro.

Quando fui seduto in alto alla torre di legno tirai un sospiro di sollievo, sperai che nessuno quel giorno avesse intenzione di affogare perché io possedevo la vitalità di un mollusco. Un mollusco cucinato.
Erano le dieci, il sole splendeva già alto nel cielo e mi scaldava le gambe abbronzate, facendomi rilassare.

Passò poco ed il rumore dei sassi che si spostano mi arrivò alle orecchie sempre più concreto, qualcuno aveva scelto di accamparsi proprio vino alla mia torretta. Non era raro che lo facessero e a me stava bene, alla fine si chiacchierava e sovente portavo i bambini dei dintorni a fare un giro sulla barca.

Un rumore improvviso, disturbante e martellante mi fece aggrottare la fronte, arrivava dai piedi della torretta. Mi sporsi in cerca della causa del rumore e mi accorsi che quella avrebbe dovuto essere musica. Un ragazzo con i capelli rossi era sdraiato sopra al suo asciugamano, teneva le braccia dietro alla testa, gli occhiali scuri inforcati ed una piccola cassa per la musica vicino allo zaino.

«Hey? La musica è troppo alta.» Lo richiamai accigliato.

Doveva essere appena arrivato in città perché era bianco come un lenzuolo, sembrava fosse stato chiuso al buio da qualche parte fino ad allora.
Il ragazzo non accennò a muoversi, sembrò proprio ignorarmi.

«Rosso! Spegni la cassa, stai disturbando.» Riprovai, un po' più irritato.

Finalmente parve accorgersi di me, sollevò appena la testa e un'espressione confusa gli invase il viso. Era palese non fosse seriamente sorpreso, questo contribuì ad urtarmi ancora di più. Si sfilò gli occhiali e mi guardò.

«Oh, sì, scusa.» Allungò una mano verso la cassa e schiacciò un tasto spegnendola, poi la buttò nello zaino e tornò a sdraiarsi.

Al collo portava una massiccia collana che avrebbe proprio potuto lasciare a casa, che senso aveva portarsela in spiaggia? Le mani erano piene di anelli, ma io non avevo il cuore di dirgli che se voleva rimanere al sole quelli andavano levati.

Pazienza, si sarebbe ritrovato le dita bianche, affari suoi.

Mi sistemai di nuovo tranquillo a scrutare il mare davanti a me ed i bagnanti che si divertivano a nuotare e schizzarsi, dai bambini che giocavano a palla agli anziani che si immergevano fino alla vita e con le mani puntate sui fianchi chiacchieravano fra loro.

Tutto era dannatamente tranquillo, stavo iniziando a rilassarmi quando una specie di urlo mi fece saltare sul posto.

«Sì, ciao! Sono arrivato!» Il ragazzo rosso di prima stava evidentemente parlando al telefono.
«Oh, il mare? Davvero tranquillo, c'è bandiera bianca. Si. Si, tutto okay. L'ho messa, non preoccuparti!»

Il volume della sua voce era spaventosamente alto, ma sopratutto drasticamente fastidioso. Andò avanti a parlare - ad urlare - al cellulare per una mezz'ora, e proprio quando pensai di non potercela più fare quello attaccò la chiamata. Respirai profondamente per il sollievo, non avrei retto un solo minuto in più.

𝘼𝙏𝙀𝙀𝙕 𝙊𝙉𝙀 𝙎𝙃𝙊𝙏Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora