IX CAPITOLO

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Mi sveglio nudo sotto le lenzuola, mi guardo attorno. Alice è distesa con la testa sul mio petto.
Cazzo, quante novità in sole ventiquattro ore.
Controllo la sveglia, sono le nove. Oggi è domenica quindi niente scuola.
Sento vibrare il mio cellulare appoggiato al comodino <<Pronto>> sussurro afferrandolo <<Ehi, ascolta io...>> dice dall'altra parte del telefono la voce di Valmir <<No, ascoltami tu, Valmir. Dimentichiamoci completamente ciò che è successo ieri, ok? Non è il momento per nessuno dei due di entrare nei casini e poi io sto con Alice. Chiudiamola qui, da amici. Sei d'accordo?>> chiedo al ragazzo, lui sta zitto per qualche attimo <<Sì, era proprio ciò che volevo dirti...>> sospira poco convinto Valmir <<Ad ogni modo... Venerdì è il mio compleanno e farò una piccola festa a casa mia>> dice <<Si, insomma, ti invito da amico...>> continua <<Io credo di...>> provo a dire, ma in quel momento la mia ragazza si sveglia <<Scusa, ti chiamo dopo>> mi affretto a dire mentre chiudo la chiamata come se Alice non dovesse venire al corrente di nulla. In parte è così: Alice non deve sapere ciò che c'è stato tra me e Valmir, quel qualcosa che neanch'io saprei spiegare, ma dall'altra parte, prima o poi dovrò lasciare Alice, io non la desidero.
<<Chi era al telefono?>> domanda <<Mia madre>> dico. Una bugia dopo l'altra. <<No>> risponde sbadigliando <<No?>> domando <<Ieri sera stavi dormendo, io sono uscita per andare in bagno ed ho incontrato tuo padre. L'ho salutato e gli ho chiesto di scusarmi se non mi ero mai presentata prima e in breve gli ho spiegato quello che era successo>> spiega <<Non ha fatto scenate?>> chiedo <<No>> dice lei <<Strano>> rispondo. <<Gli ho detto di salutare e chiedere scusa anche a sua moglie, tua madre e sai cosa mi ha detto lui?>> domanda, so benissimo cosa le ha detto, ma preferisco far finta di nulla e tener duro fino all'ultimo. <<Cosa?>> chiedo <<Che non hai più una madre>> dice abbassando la voce, come se fosse una cosa di cui non bisogna parlare. Sospiro e chiudo gli occhi massaggiandomi le tempie. <<Tommaso, perché non me l'hai detto?>> chiede, non è arrabbiata, è solo delusa <<Io non volevo farti entrare nel mio mare di problemi perché avevo paura che altrimenti saresti annegata. Io l'ho appena scoperto e in questo momento sto combattendo una guerra con me stesso, capisci?>> dico esasperato. Lei è silenziosa, non parla, semplicemente mi stringe forte. <<Io sono qui per qualsiasi cosa, ok? Risolviamola insieme>> dice dopo poco. Queste parole mi convincono a raccontarle tutto ciò di riguardante mio padre per filo e per segno per poi alzarmi ed andare a prendere la scatola in legno.
<<È una scrigno magico di Budapest>> afferma osservandolo <<Non sono facili da aprire, per sbloccarli ci sono una serie di indovinelli e serrature da scovare>> dice, mi stupisco di come sappia queste cose, ma non mi faccio troppe domande. Io ed Alice iniziamo subito a cercare le soluzioni per aprirlo. Su internet non c'è nulla.
Dopo circa due ore riusciamo a far scattare il coperchio che si alza rivelando un doppio fondo, qui c'è una serie di piccoli cassetti. Nessuno di questi si apre. Fino a sera io e la mia ragazza tentiamo di capire come continuare la nostra impresa.
La sera purtroppo o per fortuna Alice deve andare lasciandomi solo a pensare, di nuovo.
In quel momento ricevo una telefonata <<Sì?>> rispondo <<Non mi hai più richiamato>> ride Valmir dall'altra parte del telefono <<Si, scusa. Comunque credo di poter venire alla tua festa>> dico, ho bisogno di distrarmi <<Allora venerdì ti aspetto>> risponde.
Appoggio il telefono al tavolo.
Per la prima volta faccio davvero chiarezza sui miei pensieri: mia madre è morta. È vero, lo sapevo. L'ho scoperto da qualche giorno ormai, ma solo ora mi rendo conto di cosa questo comporti veramente. Io finora ho vissuto una menzogna.
Ragiono anche su Alice, ho così tanti dubbi su di lei.
Mi copro gli occhi con i palmi delle mani, in questo momento non mi sento reale. Mi sento il personaggio di una storia che non ho né scritto né letto e di cui non posso sapere il finale...
Ho paura.

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