Cammino verso scuola, penso a come poter scappare da questo inferno, dopo un'estate intera passata a fantasticare su cosa avrei trovato cambiando scuola, arrivando in questo liceo dall'abitudine delle scuole medie, sono arrivato alla conclusione che non sono sicuro di volere questo, ma l'alternativa qual'era? Andare a fare il tecnico come diceva mio padre? No, non volevo dargli questa soddisfazione, ho lottato per venire in questa scuola e anche se ormai questo non è più il mio sogno devo andarci, ora è una sfida con me stesso.
Entro a scuola in un bagno di sudore, oltre che essere nervoso per il primo giorno di scuola, oggi fa caldissimo. Cammino per i corridoi spaesato, dove diamine è la mia aula? Continuo a camminare finché non trovo un ragazzo che sembra avere la mia stessa età. Anche lui mi nota <<Anche tu cerchi la C4?>> mi chiede sorridendo <<Già, 1^E?>> gli domando a mia volta, lui annuisce ed io mi rilasso un po' per aver trovato almeno una persona della mia stessa classe. Lo osservo, è alto quanto me, è magro e non ha le spalle molto larghe, le braccia lunghe e il modo di camminare mi fanno pensare che potrebbe essere un cestista. I suoi capelli sono castani e lisci, dello stesso colore dei suoi occhi. Ha gli occhi piccoli, anche la bocca, invece il naso è più grande. Indossa una maglia bianca con su scritto ''homies'' in rosso sul petto, i pantaloni sono lunghi e beige, ha delle scarpe nere e rosse.
Mi sembra un tipo a posto quindi gli tendo la mano <<Tommaso>> dico sorridendo e aspettando la sua risposta <<Davide>> dice a sua volta battendo la mia mano e poi il mio pugno.
Dopo qualche minuto riusciamo finalmente a trovare l'aula, oltre che non avere idea di che tipo di persone aspettarci siamo anche in ritardo.
Entriamo nella stanza <<Buongiorno, scusi il ritardo>> dico guardando la professoressa.
Non è molto alta e neanche molto magra, ha un viso ovale e i capelli biondi, probabilmente tinti. Non riesco a vedere il colore dei suoi occhi che sono nascosti dalle spesse lenti nere dei suoi occhiali da sole, ha il naso all'insù e piccolo, come la bocca. La donna dietro la cattedra avrà sui cinquant'anni o più, ha delle curve abbondanti. È vestita in modo stravagante, ha un abito bianco semitrasparente stretto in vita da una grande cintura rossa, porta dei collant neri e delle scarpe col tacco a scacchi bianchi e neri.
<<Ed è solo il primo giorno... >> sussurra parlando a nessuno in particolare <<Andate a sedervi>> ci ordina poi. Mi giro verso la classe, strano, per qualche motivo pensavo di trovarmi davanti ad un ammasso di emo, darkettoni, capelli tinti di qualsiasi colore ed hippy fatti di lsd pure in classe, invece sembrano tutte persone pressoché normali, anzi quasi banali, tutti uguali li uni agli altri. Non capisco se la cosa mi deluda o mi renda felice.
Non ci sono due banchi liberi vicini, c'è n'è uno in ultima fila ed uno in prima quindi non potrò sedermi vicino a Davide, non che sia un grande problema, l'ho conosciuto meno di cinque minuti fa...
Decido di sedermi nel banco in prima fila giusto per ricompensare la brutta figura appena fatta con la professoressa. Accanto a me c'è una ragazza dai capelli castano scuro come gli occhi. Ha un viso affilato e porta gli occhiali. È molto carina. Indossa una maglia a maniche lunghe beige, aderente e a costine, sopra ha un giacchetto nero, leggero, come fa a non morire di caldo? Porta dei blue jeans skinny e delle scarpe da ginnastica nere, abbinate alla giacca.
<<Mi spiace per voi ritardatari, ma il giro di nomi l'abbiamo già fatto quindi conoscerete i nomi dei vostri compagni in ricreazione.>> ci informa la professoressa in modo acido. Fantastico, oltre l'aver fatto una figura di merda non ho la minima idea di quali siano i nomi dei miei compagni e da dove vengano, come sia la loro voce.
La professoressa ci spiega come stanno le cose, il regolamento per poi farci fare un giro per la scuola sotto il suo controllo per capire dove sono le varie aule
Arrivata la ricreazione mi dirigo verso il bar della scuola di cui ho scoperto l'esistenza solo cinque minuti fa. Entro nella stanza e noto Davide in fila per comprare una pizzetta, lo raggiungo <<Come ti è sembrata la classe?>> gli chiedo <<Bah, poche fighe>> risponde senza guardarmi <<Non intendevo...>> provo a dire quando vengo interrotto dalla ragazza che era seduta vicino a me prima <<Ei>> ci saluta mostrando un grande sorriso che io ricambio, ma non riesco a vedere se lo stesso fa anche Davide. <<Piacere Alice>> continua la ragazza di cui ora so il nome <<Tommaso e Davide>> dico indicando prima me stesso e poi il ragazzo di fianco a me <<Si, i ritardatari>> precisa lui e Alice accenna un sorriso <<Si, avevo pensato di presentarmi dato che il giro di nomi l'avevamo già fatto quando siete entrati>> ci informa, le sorrido, poi lei se ne va senza salutare.
<<Carina no?>> mi chiede un'altra ragazza che mi sembra di aver visto in classe con noi questa mattina e che mi pare comparsa dal nulla <<Piacere, sono una sua amica, Erika>> dice tranquillamente <<Che è, ci vuoi provare?>> mi chiede scherzando come se ci conoscessimo da anni <<No, io non... Ci conosciamo da due ore, io non...>> le rispondo confuso, non capendo l'ironia, lei si mette a ridere per la mia ingenuità, poi se ne va. Mi devo sentire preso in giro? In questa scuola tutti vanno via senza salutare.
Fino alla fine della giornata non parlo più con nessuno e quando finalmente finisce la scuola mi dirigo velocemente verso la stazione delle corriere, salgo sulla 115 e aspetto fino a quando non arriva davanti a casa mia. Scendo.
Sono davvero pronto a subire ancora tutto questo? Potrei benissimo voltarmi, andare in biblioteca e restarci fino a sera quando mio padre starà già dormendo. No <<Comportati da uomo>> mi ripeto per l'ennesima volta.
Entro in casa, attraverso il corridoio, salgo le scale e giro entrando nella seconda porta a destra per poi chiuderla a chiave. <<Tommaso! Sei a casa?!>> urla dall'altra stanza una voce bassa, ma alterata dall'effetto dell'alcool.
La mano di mio padre inizia a bussare vivacemente sulla mia porta provando ad aprirla ripetutamente, ovviamente senza riuscirci. <<Fammi entrare!>> urla spazientito <<Ora!>> continua ancora.
Inizia a battere violentemente contro la porta finendo per sfondarla.
Merda.
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~I Will Have Your Heart~
Genç KurguQuesta è la storia di un ragazzo inconsapevole dei suoi sentimenti e della sua sessualità. Tommaso vive una vita non molto semplice, padre violento, non ricorda il volto della madre, ma tra un pensiero e l'altro capisce una cosa: è innamorato di un...