II CAPITOLO

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Dopo il primo giorno di scuola sono meno agitato o preoccupato di frequentare questa scuola.
Sono seduto in corriera, oggi piove. Guardo fuori dal finestrino con la testa appoggiata al sedile, dopo ciò che è successo ieri a casa non ho voglia di parlare con nessuno, tanto meno di guardare Instagram e tutte le persone che postano foto delle loro fantastiche vite. Fanculo.
<<Cosa pensi di fare dopo, eh?! Sei solo un fallito!>> Le parole di mio padre mi risuonano in testa <<L'artistico sei andato a fare! Ma cosa mi è venuto in mente quando completavo l'iscrizione?!>> mi tocco la ferita procurata dalla bottiglia rotta di quello che continuo a chiamare "mio papà". Me l'ha lanciata contro quando ho provato a spiegargli la mia scelta.
Scendo appena la corriera arriva a destinazione e mi incammino verso scuola. Entro nell'atrio, oggi sono in B2. Noto la ragazza che ho conosciuto ieri, come si chiamava? Ah sì, Alice. La raggiungo. <<Mica sai dov'è la B2?>> le chiedo, lei annuisce a mi fa cenno di seguirla. Dopo pochi secondi siamo arrivati in una grande stanza ben illuminata. È il laboratorio di pittoriche. Oggi siamo qui tutto il giorno. Alice raggiunge la sua amica, Erika se non sbaglio, senza salutarmi. La osservo allontanarsi, è aggraziata mentre cammina, sembra una modella. Erika nota che la sto guardando, mi rivolge un'occhiata come a dire <<Cosa avevo detto?>> io mi giro imbarazzato.
Vedo Davide in un angolo della stanza così mi siedo accanto a lui. <<Cos'è ti vuoi fare la castana?>> mi chiede riferendosi ad Alice <<Cos...? Siamo solo al secondo giorno e già pensi che me la voglia fare?>> gli chiedo incredulo <<Perché, non è così?>> domanda a sua volta il ragazzo. Effettivamente Alice è una bella ragazza, ma la conosco da nemmeno ventiquattrore.
Entra la professoressa <<Buongiorno ragazzi, io sarò la vostra professoressa di pittoriche per il resto del primo biennio>> dice tranquillamente. Ha un tono di voce calmo e caldo. Parla in modo lento e chiaro, mi piace, è quasi rilassante. Non è molto alta, è magra. Ha i capelli neri e gli occhi castani. Ha un look casual con una camicia a maniche lunghe lilla infilata dentro i jeans neri, così come gli stivaletti.
Ci spiega come posizionare il foglio e in generale come fare lo schizzo per il disegno. Poi appoggia sopra al tavolo al centro della stanza un vaso con all'interno dei girasoli e ci dice di provare a copiarli.
Sono passati venti minuti dall'inizio dell'ora quando entra un ragazzo. Sembra alto quanto me. Ha i capelli lisci e neri come i suoi occhi grandi. Ha un viso non troppo affilato, ma nemmeno tondeggiante, ha una pelle liscia ed abbronzata. È magro, ma ha comunque delle belle spalle anche se non troppo larghe. Ha dei blue jeans e una t-shirt nera, come le scarpe. Sopra porta una giacca leggera beige con sopra una toppa marrone a forma di V a sinistra all'altezza del petto, somiglia alle giacche che portano sempre i giocatori di football nei film americani...
Entrando nella stanza sorride come se fosse fiero di essere in ritardo. Mi sta già antipatico, ma come ho fatto a non notarlo ieri? <<Scusi prof>> dice con ancora stampato in faccia il suo sorriso da ebete <<De Rossi vuoi essere bocciato anche quest'anno?>> chiede ironica la prof senza nemmeno guardarlo. Lui fa spallucce.
<<Ma chi è quello?>> sussurro a Davide <<Non l'hai visto ieri?>> mi domanda sorpreso, io faccio no con la testa <<È Valmir, ha un anno in più>> dice <<È simpatico dovresti parlarci>> continua. Annuisco, ma in realtà non ho alcuna intenzione di parlarci, non sono il tipo di persona che fa amicizia con i coglioni.
Alla fine della scuola chiedo a Davide se mi possa accompagnare alla stazione delle corriere <<No, mi spiace, fra poco devo trovarmi in piazza con un mio amico>> si scusa, fa niente, andrò da solo <<Ti accompagno io se vuoi>> dice una voce alle mie spalle, mi volto, è Alice <<La mia fermata dell'autobus è lì vicino>> dice sorridendo, Davide mi tira una pacca sulla spalla mentre si dirige verso la piazza, invitandomi ad accettare <<Certo>> dico sorridendo dopo qualche attimo.
Ci incamminiamo. Durante il tragitto scopro che la ragazza, oltre che essere carina e gentile, è anche simpatica.
<<Si, come quella volta in cui Camilla ha detto...>> dice ad un tratto fra una risata e l'altra <<Aspetta... Chi è Camilla?>> le chiedo, lei mi guarda stupita, ma poi il suo sguardo ritorna normale quando si ricorda che non ero presente al giro di nomi <<È l'unica bionda della nostra classe, non ti parla molto se non ti conosce, se ne sta sulle sue.>> mi spiega come per giustificare il fatto che non mi sia venuta a salutare. Avevo notato una bionda in classe nostra, l'unica. Annuisco così lei ricomincia a raccontare.
Una volta arrivati alla stazione delle corriere la saluto e la ringrazio. Salgo sulla solita 115 e mi dirigo verso la fine dell'autobus, dove noto proprio una ragazza bionda. <<Ei>> dico <<Posso sedermi?>> le chiedo indicando il suo zaino appoggiato sul sedile accanto al suo. Lei sposta di malavoglia la cartella evidentemente irritata dal fatto che io mi stia sedendo proprio accanto a lei quando la corriera è semivuota.
È stravaccata sul sedile, porta delle scarpe bianche di tela e dei pantaloni larghi, anni settanta marroni a costine tenuti in vita da una cintura nera, ha una t-shirt bianca con sopra la stampa di un gelato alla fragola e la scritta "sweet view" tutta di colori molto tenui infilata nei pantaloni, porta una giacca di pelle nera.
Ha i capelli un po' più corti delle spalle e molto mossi, la pelle è pallida. Ha gli occhi azzurri e grandi. Il viso è magro, come lei.
Sta leggendo un libro e porta una sola cuffietta.
<<Camilla, giusto?>> le chiedo mentre la corriera parte <<Si>> risponde senza guardarmi, concentrandosi sul libro che sta leggendo <<Io sono Tommaso>> le dico, lei non risponde <<Come mai non ti ho visto ieri in corriera?>> le domando <<Prendo il treno, ma oggi l'ho perso>> risponde fredda. Non ha molta voglia di parlare, vuole leggere, ma dovrò stare due anni in classe con lei quindi voglio conoscerla un minimo. <<Come mai?>> insisto <<E va bene...>> si arrende la ragazza chiudendo libro e mettendolo nello zaino <<Che vuoi Philip Marlowe?>> mi chiede <<Chi?>> domando perplesso, lei alza gli occhi al cielo <<Comunque niente, conoscerti>> rispondo. Sembra stupita <<Sei la prima persona che non si avvicina per dirmi che si sente Freddie Mercury dalle cuffiette e dovrei abbassare il volume oltre ad Alice>> dice sorridendo, ora sembra solo allegra <<Ah si, il cantante di... Dei queen, giusto? Credo...>> dico poco convinto <<Ma si, parlane come se fosse uno spazzino, alla fine è solo il più grande orgasmo musicale maschile degli ultimi e probabilmente dei prossimi cinquant'anni>> dice <<Scusa, non me ne intendo>> dico, facendola sorridere <<Che ascolti?>> si incuriosisce ed io le spiego che prevalentemente mi piace la musica indie <<Anche io la ascolto quando non sto già sentendo i Queen>> dice, non è ironica. Mi piace parlare con lei.
Dal finestrino alla sua sinistra vedo il ragazzo di oggi, Valmir. Sta fumando, con dei suoi amici, ride. La scena passa velocemente davanti ai miei occhi, poi la corriera supera quel gruppo apparentemente formato da semplici ragazzi. Solo ragazzi, nient'altro. Non depressi, non "cose" , non schiavi della società e della routine, non amanti nascosti. Solo ragazzi. Per un attimo mi sento la testa girare e mi perdo a guardare fuori dal finestrino con un velo di tristezza che mi copre gli occhi. <<Tutti ok?>> domanda Camilla preoccupata vedendomi assente <<Sisi, stavo pensando a come si possa apprezzare due generi così diversi tra loro>> dico cercando di riconcentrarmi sull'argomento. La bionda fa spallucce. Continuiamo a parlare del più e del meno fino a quando la ragazza non deve scendere <<Io sono arrivata>> annuncia poco prima che la corriera si fermi.
Va verso le portiere, ma prima di scendere si gira verso di me <<Ho visto come guardavi gli altri prima e se hai bisogno io ci sono>> dice. Le allungo il pugno non rendendomi conto che è troppo distante per batterlo. <<Cos'è? Il saluto dei black power?>> chiede ridendo <<No era un batti pugno>> rispondo <<Ah, viene bene da quella distanza>> afferma ridendo e scendendo dal mezzo.
È una ragazza particolare, ma non mi dispiace parlare con lei. Chissà come si sono conosciute lei ed Alice, sembrano due soggetti completamente diversi...

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