XII CAPITOLO

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Sono disteso sul letto, guardo il soffitto.
Oggi non sono andato a scuola, non mi andava di vedere Alice e Valmir.
Devo tenere la mente occupata, ma come?
Mi viene un'idea. La scatola di Budapest.
La prendo e inizio a passarmela tra le mani. Non riesco ad aprire i cassettini.
Fino a quando non vedo un piccolo luccichio da sotto uno di questi, forse è quello che deve aprirsi. Dopo circa cinquanta minuti riesco a capire che per aprire il cassetto devo sfilare la parte superiore per poi sbloccare un doppio fondo. Dentro al cassettino c'è una piccola chiave, quella che luccicava.
Dopo aver sbloccato questo primo cassetto ne riesco a sbloccare un altro. Qui c'è una piccola serratura.
Lentamente infilo la chiave e la giro verso sinistra.
Dentro la cassetta trovo varie cose.
C'è una foto di una donna sulla trentina. È bella, i capelli stile anni ottanta, ma ugualmente elegante. Ha la misura di una fototessera.
Un foglio tutto piegato con sopra scritto <<Per A.>>. Spiego il foglio ed inizio a leggerne il contenuto e pian piano mi rendo conto di una cosa agghiacciante.
Chiamo Alice anche se so quanto lei sia arrabbiata con me.
<<Ti devo dire una cosa importante>> dico <<Siamo fratelli>>.

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