XI CAPITOLO

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È lunedì, dopo la festa di Valmir non l'ho più ricontattato. Non ho risposto alle sue chiamate e ai suoi messaggi. Ho paura di quello che sto provando.
Entro a scuola con la consapevolezza che oggi dovrò affrontare le mie emozioni.
Durante le prime due ore di lezione cerco di evitare in ogni modo lo sguardo di Valmir. <<Che hai?>> mi chiede Davide <<No, niente, sono solo un po' distratto>> dico. Davide è poco convinto, ma non insiste.
Durante la ricreazione Valmir si avvicina a me, faccio per allontanarmi, ma il ragazzo mi afferra il polso <<Tommaso, non potrai evitarmi per sempre>> dice <<Non ti sto evitando>> affermo con la consapevolezza di star mentendo <<Venerdì sera io non...>> prova a dire Valmir, ma non voglio ascoltare. Esco dalla stanza e corro in bagno.
Sto scappando da me stesso.
Ritornato a casa mi dirigo verso camera mia, stranamente mio padre è in bagno, in casa. Si è tagliato i capelli e la barba, indossa una camicia e dei jeans. Non capisco perché sia così elegante.
L'uomo che mi dà le spalle nota il mio riflesso nello specchio e si gira per salutarmi <<Io devo uscire, ritorno questo pomeriggio>> dice e senza spiegarmi dove va, si dirige verso la porta di ingresso ed esce.
Vado in camera mia e subito ricevo una telefonata da Alice <<Ehi, ciao>> dico <<Dobbiamo parlare>> afferma Alice senza nemmeno salutarmi <<Cosa succede?>> chiedo spaventato <<Cos'è successo alla festa di Valmir?>> chiede <<Come fai a sapere della festa?>> domando a mia volta <<Me l'ha detto Antonio, un amico che ho in comune con Valmir... >> dice <<...E mi ha detto anche che hai baciato Valmir>> afferma. Il sangue mi si gela nelle vene. Cazzo. Ormai non posso mentire, sospiro. <<Come ha fatto a sapere che...>> provo a chiedere <<Gliel'ha detto Valmir stesso>> afferma la ragazza <<Ascolta, io non te l'avevo detto perché non sono sicuro di niente, è stato solo un momento, io non... non abbandonarmi>> balbetto, ma Alice non vuole sentire scuse <<Io devo pensare>> mi interrompe. E poi riattacca.
Mi odio. Mi odio ora più che mai.

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