6. Il Richiamo della Rosa

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Ricordo soltanto che correvo, beato.
Volevo volare, e in verità... lo facevo. I miei occhi erano fulgidi di vita, specchi di un sole riflesso nell'acqua. Sentivo la brezza provenire da un mare vicino. Mi accarezzava le orecchie, mi sfiorava i fianchi, mi seduceva con leggiadri baci sulla bocca. Le mie braccia erano aperte, pronte ad accoglierne la beltà.
I fili d'erba sventolavano come bandiere palpitanti di vita, sollevando le mie gambe verso quel cielo limpido e divino dove le stelle danzavano fra genesi e rovina, fra grazia e malevolenza, in una galassia dispersa nel Creato.
Fu un volo pindarico, perché sul più bello, la caduta di Icaro. Per la prima volta provai dolore. Il mio corpo si era improvvisamente intorpidito. Volevo piangere, e lo avrei fatto se non fosse stato per lei.
A pochi sbuffi dal mio nasino c'era una Rosa, unica e sola nell'immensità di quel prato senza tempo. Era la prima volta che ne vedevo una; mi apparve al pari di una maestosa diva alla quale mi ero inchinato. Traboccava di vita, e di petali che si aprivano al cielo come un incommensurabile abbraccio alla felicità. Io rimasi estasiato; pervaso da qualcosa che solo dopo tempo immemore avrei scoperto essere passione. Era lei, il motivo che mi avrebbe proiettato lì dove tutto si esaurisce, lì dove tutto si ferma: il significato dell'esistenza.
D'un tratto la voglia di correre scomparve; quella mia curiosità fanciullesca prese il sopravvento.
Accarezzai il gambo. Forse la Rosa aveva paura. D'altronde quelle spine avevano pungolato il mio indice.
Mi arrabbiai. Per un attimo desiderai che sparisse. Ma poi, con più prudenza poggiai di nuovo il dito sul gambo. Poco sarebbe importato se mi fossi ferito ancora: io volevo sentire tutto; io volevo udire quella sensazione di purezza pervadermi l'anima.
Nei pressi del calice cominciai ad aprire la mano; poi ne abbracciai la corolla. Mi sarei dovuto fermare. La sensazione dolce che i petali mi trasmettevano era... incanto.
Dovevo andare fino in fondo. Colsi la Rosa, mi alzai e la mostrai al Dio Sole: ella brillava d'amore. La portai al mio naso. Ne gustai l'odore. Sorrisi. Il cuore batté ancor più.
Ora però, cosa mi rimane di quel sogno? Un nonnulla, se non il ricordo dei petali che volano via, al soffio del vento. E io, che mi ero pentito di averli disgiunti uno a uno, curioso di quali profondi segreti la Rosa nascondesse, abbandonato alla tristezza.
Sono alla finestra. Osservo una pioggia scrosciante che percuote l'imponente pino della mia giovinezza. Lui sopravvivrà, però mi chiedo se soffra. Il cielo è ferrigno. Al di là della mole di palazzi scorgo i monti impauriti dalla tempesta che proviene dal settentrione. Sto ripensando a quel sogno mai vissuto, e a quanto tu, nonostante l'ingannevole assenza, ci fossi. Perché eri lì, proprio in quella Rosa. La sua immagine mi risuona ancora nel cuore.
Te ne eri andata.
Più tardi compresi, addolorato: io non ero degno della tua meraviglia. E quanto avevi ragione, Amore Mio.
Ma adesso sei qui, e io, nonostante lì fuori la furia della natura voglia spazzarmi via, so di essere protetto: tu sei proprio dietro di me. Ti sento nelle vene; ti sento sedurmi con la stessa passione di Hathor.
Vorrei girarmi. No. Non devo commettere questo errore. Io sono in tuo potere. Devi fare di me quel che vuoi.
Le tue dita sfiorano le mie, lisce come i petali di quella Rosa. Ho il cuore che mi esplode. Forse a breve non riuscirò più a trattenermi. Ti voglio guardare; voglio scoppiare del tuo infinito.
All'esterno il mondo comincia a cadere a pezzi. Tutto finirà con noi. Dovrei essere spaventato, Amore Mio?
Le mie lacrime stanno solcando le guance rigogliose di felicità. Io mi sento come quel giorno: libero.
Sento il tuo respiro; profuma di rosa. Ho voglia di fare l'amore con te, ma sappiamo che questo è il momento del puro desiderio, dell'attesa che ci gonfia d'amore in quella nostra dimensione proibita.
Apro gli occhi. Tutto sta davvero finendo. E tu dove sei, Amor Mio? Mi fa male il cuore, sai? Io non so vivere senza di te...
Un sibilo del vento di quel giorno mi suggerisce di voltarmi. La realtà spaventa, ma se la vita è un sogno perché dovrei averne paura? Viaggiamo fra mari di stelle senza conoscere una meta; ci amiamo, ci odiamo, ci baciamo, ci allontaniamo. Fa tutto parte del gioco, lo so. La vita è una danza, e noi continueremo a ballare finché le nostre gambe non s'avvizziranno.
Sono solo pensieri, Amore Mio. Cerco di prendere tempo per non pensare alla tua assenza, perché credimi, mi consuma fino al midollo. E... e—
Noto dei petali di rosa sparsi sulla mia scrivania. Fuori il sole ha scacciato il caos che ci avrebbe annientato. Sei stata tu?
Apro la finestra: voglio che il vento della libertà torni a spirare su di me, Amore Mio. E le pagine vuote del mio libro, nelle quali mi sono voluto sempre rispecchiare, ora mi richiamano, agitandosi. Vogliono comunicarmi qualcosa, con quel loro codice tanto ammaliante quanto misterioso. Finalmente so cosa devo fare, perché il mio cuore batte del loro stesso spirito. E ora riesco anche a sentirti... Proprio da dove hai sempre voluto che ti raggiungessi: fra queste parole, attendendo il bacio della mia penna. Perché quel sogno, Amore Mio, sei tu: Seshat, lo spirito fulgente della scrittura.

Dedicato a matismicc ,PriscillaB19 ,darkharloc, _Khaleesi_96 e al caro capitan darkharlock ,
19 Maggio 2019

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