L'uscio venne chiuso e l'uomo rientrò finalmente nella dimora dopo una giornata di martoriante lavoro. Sfinito, avvertiva i propri muscoli rilassarsi dopo essersi seduto sull'amata poltrona.
«Casa.»
Tirando un sospiro di sollievo, allungò la mano sul tavolino accanto per afferrare la propria Bibbia. La Ricchezza Delle Nazioni recitava il titolo, di Adam Smith.
Lo lesse cominciando dalla prima pagina, passando alla seconda, alla terza, finché non ne ebbe sfogliato un numero sufficiente da soddisfare l'impellente necessità giornaliera. Un bisogno diventato tale da quando un fatidico giorno lo sguardo gli cadde sulla suddetta opera esposta in una libreria.
«Compralo» gli suggerì la coscienza. «Compralo e ogni tua domanda otterrà risposta.»
Dunque lo fece, non sapendo che con quel gesto avrebbe dato il via ad una dipendenza dalla quale non si sarebbe mai liberato.
"Leggi, leggi. Una pagina, ancora una, ancora una!"
Era più forte di lui. Quando con la mente entrava in quel maledetto libro nulla più esisteva. Niente sete. Niente fame, o forse... Sì, ne aveva. La fame di leggerlo, unita alla lunga cascata di saliva colante dalla bocca, perdendosi tra il rintonare, per lui melodico, di frasi come "Il prezzo di tutto il prodotto annuale si risolve in salari, profitti, e rendita" o "L'inclinazione allo scambio, al baratto, alla permuta di un oggetto con un altro, è comune a tutti gli uomini e non si trova in nessun'altra razza di animali."
Tuttavia quel dì, un'altra voce nella mente lo allertò.
«Fermati, ora! Allontanati da quella trappola di Satana!»
Un improvviso raptus e mani tremanti per un inspiegabile attacco epilettico, i quali lo spinsero a gettare quella droga tra le fiamme del camino posto dinanzi. Preso in seguito dalla tensione, corse verso la camera da letto.
«Caldo, caldo, caldo!»
Tuttavia non bruciava alcun fuoco nella stanza, piuttosto la sensazione era provocata da qualcosa insita nel cuore.
"Spogliati!"
Si ritrovò privo dei suoi eleganti quanto sudici indumenti da ricco impresario, gettati lì, su di un letto al momento apparsogli simile ad un luogo di condanna.
Era nudo; nudo nella sua misera essenza umana.
A quel punto si voltò verso lo specchio utilizzato numerose volte per ammirarsi, eccitato per l'immagine fiera da sempre mostrata ai simili dell'alta borghesia.
Quella volta però, lo specchio stesso gli rivelò la sua vera natura: un uomo qualunque; un uomo a cui rimaneva soltanto un vecchio corpo, squallido nelle forme e nelle gestualità. Si guardò e riguardò, ma dell'antico se stesso non vi era più alcuna traccia. Quel giorno lo specchio prese vita, moltiplicandosi.
Non due, non quattro, non sedici, non mille. Alcun numero poteva descrivere la quantità infinita di mondi tutti somiglianti fra loro, eppure così distanti, che lo riflettevano.
Vetri deformanti e portatori delle versioni più disparate di se stesso, risplendenti del suo insignificante essere.
«Non sei altro che questo.»
Di colpo la stanza divenne buia. La pregiata moquette di mogano, i lineamenti morbidi del letto, l'urlo di Edward Munch appeso al centro della parete alle sue spalle, strappato con fior fiori di dollari agli altri partecipanti dell'asta. Ogni oggetto intorno scomparve, privandolo definitivamente degli ultimi appigli con la realtà.
Nel frattempo le immagini negli specchi si ingrandirono. Chi gonfiata, chi smilza, chi schiacciata, chi tagliata. Ognuna lo osservava incuriosita, colme d'uno spavento pari a quello trasmesso dal quadro.
«Questo sei tu» furono le parole con cui cominciarono il loro discorso.
«Ti terrorizziamo? Non sai quanto tu sia spaventoso. Finché avrai tutto quel che già possiedi, vivrai nel lusso e nell'agiatezza. Tutte noi però avvertiamo la tua solitudine. Tu, un misero uomo che rinnega a se stesso di ricordare chi sia realmente.
Perché siamo tante? Semplicemente ci hai create tu. Siamo solo frammenti della tua ormai consunta identità, ormai impossibile da ricomporre. Ti sei adagiato in mezzo alle distrazioni a te offerte dalla vita, e ora ne paghi le conseguenze.
Inizia omuncolo, inizia a riflettere su chi tu sia veramente, hai ancora tempo per rinnegare i tuoi errori.»E' DAVANTI ALLA SOLITUDINE CHE, PRIVANDOCI DEI NOSTRI AVERI MATERIALI AI QUALI SIAMO PIU' ATTACCATI, CON I QUALI PASSIAMO LA MAGGIOR PARTE DEL NOSTRO TEMPO, SCOPRIREMO LA NOSTRA REALE NATURA. CHI SIAMO VERAMENTE? UNA DOMANDA A CUI MOLTI DI NOI HANNO PAURA DI RISPONDERE, O SEMPLICEMENTE IGNORANO. LA MAGGIOR PARTE DEGLI ESSERI UMANI HA PERSO TALE CAPACITA' E SE NON CI RICORDEREMO DELLE UMILI ORIGINI DALLE QUALI PROVENIAMO, PRESTO CI RITROVEREMO VITTIME DELLE NOSTRE STESSE AZIONI.
La Ricchezza delle nazioni consta di cinque Libri:
nel Libro Primo (Delle cause del progresso nelle capacità produttive del lavoro, e dell'ordine secondo cui il prodotto viene naturalmente a distribuirsi tra i diversi ceti della popolazione) vengono trattati gli effetti della divisione del lavoro ed è esposta in dettaglio la teoria smithiana del valore e della distribuzione del reddito;nel Libro Secondo (Della natura, dell'accumulazione e dell'impiego dei fondi) viene affrontato il ruolo svolto dalla moneta e la teoria dell'accumulazione del capitale;il Libro Terzo (Del diverso progresso della prosperità nelle diverse nazioni) contiene un'esposizione critica della storia economica dalla caduta dell'impero romano;il Libro Quarto (Dei sistemi di economia politica) è un piccolo trattato di storia del pensiero economico e contiene la critica radicale della dottrina e ;il Libro Quinto (Del reddito del sovrano e della repubblica) analizza il ruolo dello Stato e delle finanze statali nello sviluppo economico.
