10. Sorprese #3

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Il cielo.
Quel lembo di azzurro infinito sopra di lui.
Sdraiato con il braccio di metallo sotto la testa, l'osservava incantato, come un bambino di fronte ad una magia.
Il profumo dell'erba gli distendeva i nervi, rilassandolo.
E la testolina di Morgan, poggiata comoda sul suo petto, scandiva il suo respiro lento.

- Quella nuvola sembra un polipo! E quella un gattino che balla! Quell'altra là in fondo, invece, assomiglia ad Happy! -, ogni volta che ne indicava una, rideva divertita. E le sue risate facevano sorridere Bucky, che le grattava i capelli con la mano umana.

Faceva sempre attenzione a non toccarla con l'altra: nonostante la sensibilità fosse altissima, temeva sempre di farle involontariamente del male.

- Quello sembri tu, Bucky! Ma con i capelli corti! -, trillò ad un tratto la bimba, mettendosi seduta e voltandosi verso di lui.

L'uomo inarcò un sopracciglio, scrutando la nuvola indicata ed inclinando appena il capo per osservarla meglio.

- A me sembra un elefante... -, rispose concentrato,

- No! Quella non è una proboscide! È il tuo braccio speciale! Vedi?-, puntualizzò lei, ridendo. Poi gli si gettò addosso, accomodandosi sopra di lui.

Lo fissava ad una distanza molto ravvicinata, allungando la mano e sfiorandogli la barba.

- L'hai sempre avuta, questa? -, domandò con innocenza.

Bucky abbassò lo sguardo, scrutando la parte bassa del proprio volto. Sorrise,

- No. Una volta non avevo la barba. Ed i miei capelli erano corti. -

La piccola socchiuse lo sguardo, probabilmente per immaginarselo diverso.
Lei allungò una mano, a carezzargli con curiosità il mento,

- ... è strana... non ècome i capelli... -

Lui rise, prendendole la mano e mettendosi di scatto seduto,

- Che c'è, signorina? Non gradisci il mio look? -

Morgan, ancora a cavalcioni sopra di lui gli sorrise,

- Sembra che vuoi nascondere la tua faccia con tutti questi peli. Però sei morbido e questo mi piace! -

Restò interdetto per quanto la bimba gli aveva appena detto e non riuscì a trattenersi dal ridere, mentre lei si rimetteva in piedi,

- Ma sentila... -, le rispose, alzandosi a sua volta ed iniziando un inseguimento senza vincitori.

Dall'abitazione Pepper li osservava seduta sui gradini, con una bottiglia di birra tra le mani.
Provava una strana tenerezza nel vedere sua figlia così serena.
La guardava correre di qua e di là, importunando Bucky, il quale era bravissimo con lei.
Lo scrutò, mentre si rimetteva in piedi.
Socchiuse lo sguardo, percorrendo lentamente le linee del suo corpo. Le lunghe gambe. La sua schiena. Le spalle, larghe e piene. Il volto. Nascosto dalla barba e dai capelli lunghi... poi la pelle chiara e quegli occhi azzurri...
Si rizzò, sedendosi composta, non appena si accorse che anche lui la stava guardando.
Morgan le saltò letteralmente addosso,

- Mamma! Ma non mi senti? -

Ohddio... sua figlia l'aveva chiamata e lei non se ne era accorta?
E perché?
Forse era così concentrata a guardare...

- Mamma, vorrei la merenda, per favore... -

- Certo, tesoro... -, le sorrise, cercando di riparare la mancanza di poco prima. Si alzò in piedi,
guadando ancora verso di lui.

Che non si muoveva.
Perchè Bucky aspettava sempre di essere invitato, per entrare in casa loro.
Non osava "prendersi la libertà di". Mai.
Gli sorrise, indicando la porta,

- Ti va qualcosa da bere? -

L'uomo annuì, avvicinandosi a lei.
Averlo di fronte la destabilizzò qualche secondo.
Temette di arrossire e si voltò, scioccata per quella reazione.
Entrarono in casa. Morgan si sedette al tavolo, afferrando un panino al prosciutto pronto sul piano ed iniziando a morderlo affamata.
Pepper aprì il frigorifero, prendendo una seconda bottiglia di birra.
La stappò e gliela porse.

- Il premio per tutta la pazienza che hai... -, disse sorridendogli, appoggiandosi con la schiena al tavolo.

Lui la prese, abbozzando un mezzo sorriso sghembo e scuotendo appena la testa,

- Puoi non credermi... ma giocare con Morgan mi fa bene. -

- Fa bene anche a lei... -, rispose subito la bionda, guardandolo ora in modo ravvicinato.

Bucky guardava divertito la bambina che stava letteralmente divorando il suo panino.
Si voltò poi e trovò Pepper che lo scrutava.
Ancora.
Temette di aver fatto qualcosa di sbagliato e crucciò l'espressione,

- Va... tutto bene? -

Con quella domanda lei scosse la testa e si voltò, questa volta arrossendo vistosamente,

- Si, certo... la birra... non la reggo, ho sbagliato a berne un po'... -, e si mosse verso il lavandino, rovesciandoci dentro il resto del liquido dorato.

Poggiò le mani al piano, dando la schiena al resto della cucina.
Morgan finì l'ultimo boccone, saltando dalla sedia prima ancor di averlo deglutito.

- Torno fuori! Bucky, vieni? -

Neanche il tempo di una risposta, la piccola era già schizzata fuori dalla porta, correndo colma di energia.
Lui annuì, mentre ancora guardava la donna di schiena.

- Senti, Pepper... se vuoi posso andarmene... -

Lei sbuffò, voltandosi verso di lui con un'espressione stupita,

- Perché pensi sempre che io voglia liberarmi di te? -

Bucky scosse la testa,

- Non penso questo... ma a volte... mi sento fuori posto... -, abbassò il capo, con un sorriso amaro, -... il che ha senso, in quanto io mi sento fuori posto un po' ovunque... -

La donna gli si avvicinò guardandolo negli occhi,

- Qui non devi sentirti fuori posto. Seriamente. Sono io a sentirmi... -

ammise. Ma in quel momento si udì un colpo. E poi subito dopo, l'improvviso pianto di Morgan.
I due adulti corsero fuori dall'abitazione, trovando la piccola a terra, con la gamba destra in una posizione innaturale.
La raggiunsero subito,

- Morgan, ma cos'è successo? -, chiese in ansia sua madre,

- Sono caduta dall'albero... mi fa male, mamma! La gamba! -, piangeva disperata e spaventata.
Bucky la sollevò tra le braccia,

- Non è nulla di grave, stai tranquilla. Ora andiamo da un dottore e tornerai come nuova... ok? -

, le parlò con la voce calma e sicura, mentre già si muoveva verso l'automobile con Pepper al suo fianco. Si voltò verso la donna, agganciando il suo sguardo preoccupato,

- Faremo in fretta -, le promise. Lei annuì, pallida come un cencio.

Una volta assicurate in macchina, si mise alla guida e veloce si mosse verso l'ospedale più prossimo.
Pepper stava seduta dietro, con la bambina, che continuava a piangere. Bucky le guardava di tanto in tanto dallo specchietto retrovisore.
Una decina di minuti più tardi avevano raggiunto il pronto soccorso.
Subito dei medici presero la piccola e Pepper li seguì veloce.
Bucky si fermò nella sala d'aspetto, sedendosi su di una sedia ed attendendo.
Era preoccupato.
Aveva capito che la bambina si era probabilmente rotta una gamba. E questo non doveva essere nulla di grave. Però... voleva sentirselo dire.
E voleva che qualcuno lo facesse in fretta.
Si alzò, con l'ansia nell'animo, iniziando a camminare nervoso per la stanza.
Una decina di minuti più tardi, Pepper lo raggiunse.
Lo trovò agitato e pensieroso.

- Le hanno ingessato la gamba... ma non ci dovrebbero essere complicazioni... -

Non appena sentì quelle parole, si svuotò dalle preoccupazioni e le si avvicinò, allargando d'impulso le braccia per stringerla a sè.
Fu naturale. Non se ne rese neanche conto.
Solo quando già l'abbracciava, ne prese coscienza.
Allora calò le braccia, lentamente

- Io... scusami... -, sussurrò.

Ma lei gli afferrò i polsi, sollevando il volto per guardarlo,

- No... invece ne ho davvero bisogno... abbracciami ancora, per favore... – chiese, faticosamente.

Bucky crucciò l'espressione, confuso. Ma obbedì di buon grado, cingendola di nuovo a sé.
Percepì le braccia della donna sollevarsi e chiudersi attorno alla propria vita. Poi la sentì poggiare la testa in fronte alla sua spalla destra.
Inizialmente il suo respiro gli parve veloce... lo sentì poi rallentare.
Restarono così, legati in quel morbido abbraccio, senza dire nulla.
Lui socchiuse le palpebre e chinò il volto tra i suoi capelli.
Chiuse gli occhi per un momento e restò lì. Soltanto lì con lei.
Poteva farlo?
Era così bello poter restare un po' così. Con il suo profumo sotto il naso. E quell'abbraccio femminile e delicato ma al contempo fermo e forte attorno al proprio corpo...
Alzò il viso.
Si accorse che le persone nella stanza li stavano guardando sorridendo.
Probabilmente tutti stavano pensando che si trattasse di una coppia innamorata...
Chiuse di nuovo gli occhi, crucciando la fronte...
Era giusto? Perché in realtà, stava provando uno strano senso di colpa...
Pepper slegò la presa dietro la schiena dell'uomo, posando le mani sul suo petto e non si allontanò di un centimetro da lui. Sollevò il viso, per guardarlo in faccia,

- ... è tutto ok... -, disse, scandendo le parole.

Gli aveva letto nella mente?
Voleva rassicurarlo su cosa? Sulle condizioni della bambina o su quel contatto?
In quell'istante Happy irruppe nella stanza.
I due, non appena se ne resero conto, si allontanarono immediatamente, mettendo una certa distanza tra loro.

- Pepper, come sta Morgan? Ho visto il tuo messaggio e mi è preso un colpo! -, domandò subito il nuovo arrivato, passando poi a squadrare l'ex soldato d'inverno

- È caduta dall'albero di fronte a casa... si è rotta una gamba... solo quello... ora la stanno visitando e poi le metteranno il gesso... sto aspettando che mi chiamino per stare con lei... -

L'uomo si passò la mano sul volto, inspirando profondamente e sedendosi su una sedia della sala d'attesa.

- Oh, grazie al cielo... chissà che dolore, povera piccola... ma voi... – li guardò, prima una e poi l'altro, - non eravate con lei? -

I due si scambiarono un veloce sguardo. La donna si sentì subito in colpa, per quella domanda,

- Eravamo in casa tutti e tre. Morgan è semplicemente uscita un attimo prima di noi... ed ha però fatto in tempo ad arrampicarsi sull'albero. -

Fu Bucky a rispondere con sicurezza e sincerità.
Happy annuì,

- È più veloce della luce, lo so bene... se si mette in testa una cosa, non la ferma niente e nessuno... proprio come suo padre... -,

A quella frase gli occhi di Pepper si fecero lucidi. Si morse le labbra e si voltò, muovendosi verso l'uscita della sala d'attesa,

- Vado a prendere una boccata d'aria... -, disse, mentre già si stava allontanando.

Bucky la fissò, muovendosi dietro di lei...

- Non dovrei dirtelo, perché non mi fa un granché piacere... – iniziò Happy, attirando l'attenzione dell'altro uomo - ma da quando tu giri per casa, lei sta meglio... -

I due si guardarono in silenzio e Bucky aggrottò le sopracciglia, mentre riprese a camminare.
Una volta fuori, la vide di schiena. Aveva le braccia incrociate sul petto e la testa china.
La raggiunse, fermandosi a mezzo metro da lei.

- ... Tony era proprio come Morgan. Me ne rendo conto ogni giorno che passa. Che lei gli somiglia davvero tanto... -

Bucky l'ascoltava in silenzio, scrutandola con attenzione. Lei si voltò, trovandosi di fronte a lui. Inclinò il volto, per guardarlo negli occhi.

- Va tutto bene... è normale. È normale avere un crollo, ogni tanto... io credo... o forse sto impazzendo... – rise, guardandosi attorno, - ... non so... se sto facendo le cose giuste... se sono una brava madre... non so se le sto creando già dei traumi che da adulta la porteranno a fare delle lunghe sedute da uno psicologo... Ogni volta che prendo una decisione, mi chiedo se sia giusta per lei. Mi sento investita da una responsabilità che a volte fatico a sostenere... e non voglio crollare... io... – prese fiato, fissandolo seria e ricacciando indietro le lacrime, - io non posso crollare... -

Bucky l'ascoltò con attenzione, socchiudendo le palpebre.
Inarcò appena un angolo delle labbra,

- Invece io credo che tutti abbiano il diritto di un crollo, ogni tanto. Penso che toccare il fondo possa poi aiutare a risalire con più consapevolezza... Te lo dice uno specialista in materia... -, le sorrise e lei annui, con le labbra strette e finalmente delle lacrime che si liberarono sulle sue guance.

Gli si avvicinò ancora, ricercando un appoggio su di lui.
L'uomo la cinse con il braccio umano, lasciandola libera di sfogarsi.
Senza deciderlo, chinò appena il viso, poggiando le labbra sulla fronte di lei.
Dopo qualche istante, Pepper sollevò il viso per fermarsi di fronte a quello di lui.
Si mosse appena, avvicinandosi alla sua bocca. Si fermò a qualche millimetro, e s'immerse in quelle due pozze azzurre che la stavano guardando.
Fu lui ad eliminare la distanza che li divideva, premendo sulle labbra di lei.
La strinse anche con l'altro braccio, mentre percepì le mani di Pepper toccargli il volto.
Strofinarono le proprie bocche, assaggiandosi sempre con delicatezza estrema.
Si staccarono, poi, facendo combaciare le due fronti e respirando con calma, nonostante i cuori stessero battendo più del normale.
Si guardarono, senza dire più nulla.
Pepper fece un passo indietro, senza smettere di guardarlo.
Gli sorrise, tenendogli la mano di metallo,

- Vado da lei... a dopo... -

Si voltò, correndo dentro il pronto soccorso.
E Bucky restò lì, immobile nel piazzale. Si sentiva scioccato per quanto era appena accaduto. Scioccato ed emozionato.
Mosse il braccio umano e con le dita sfiorò le proprie labbra...
Da quanto non baciava una donna?
Nemmeno lo ricordava più...
E ammise a se stesso che un bacio tanto dolce quanto intenso, non lo aveva mai provato in tutta la vita.






Ciao!
Eccoci qui, con questo rapporto nato un po' per bisogno reciproco ed un po'per... chissà!
Penso che lo esplorerò un po' di più in una quarta ed ultima parte...

Approvate?


Baci!


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