6. alcolista anonimo.

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《Dove andiamo allora?》 chiedo, mentre appoggio la testa allo schienale del sedile. Sono stanchissima, sono solo le 5 del mattino.
《In un posto speciale.》risponde lui, sorridendo.
Da quando siamo partiti lo vedo molto più rilassato, probabilmente la progettava da un po' questa piccola fuga. Forse ne ha davvero bisogno, e lo capisco perfettamente.
《Ah sì? Non me lo vuoi dire?》rido, distendendo le gambe.
《No. È una sorpresa.》replica, per poi riconcentrarsi sulla strada.
《Dai! Ma io voglio saperlo! Neanche la prima lettera? Un piccolo indizio? Facciamo fuoco fuochino acqua?》chiedo, curiosa come una scimmia.

Lui si volta verso di me, guardandomi con uno sguardo indecifrabile per qualche secondo.
《Non ti spegni mai, mh?》risponde, addolcendo la sua voce.
《No.》concludo, spostando il mio sguardo verso il finestrino.
Il cielo si sta schiarendo tingendosi di rosa e azzurro.
《Quest'alba è meravigliosa.》commenta, scrutando con attenzione l'orizzonte, pensieroso.

Mi soffermo su di lui. I suoi occhi scuri, profondi e impegnati, le sue labbra carnose distese in un magnifico sorriso, i capelli castani disordinati e spettinati dal cuscino, i muscoli delle sue braccia contratti, le vene in rilevo sulle sue mani, strette sul volante.

《Sì, è proprio bellissima.》sospiro.
Bellissima come te, penso.
Però questo non glielo dico.

⛈⛈⛈⛈

Apro gli occhi, svegliata dal clacson di una macchina.
Devo essermi addormentata da almeno qualche ora.
Siamo in autostrada, sono ormai le sette di mattina.
《Dove siamo?》farfuglio, stropicciandomi gli occhi.
《Oh, la principessa si è svegliata.》ridacchia Dario, passandosi una mano tra i capelli.
Sorrido, dandogli un pizzicotto scherzoso sul braccio.
《Comunque siamo quasi arrivati, fra 5 minuti ci siamo.》
《Non ho ancora la più pallida idea di dove stiamo andando.》confesso, sbadigliando.
《Fra poco lo scoprirai. Ti piacerà, credo.》
《Credi?》
《Sì, credo. Non so niente di te.》
《Neanch'io so niente di te, in realtà. Raccontami un po' di te.》sentenzio, sistemandomi sul sedile.

《Ciao a tutti, mi chiamo Dario, non bevo da sei mesi...》recita lui, fingendo di trovarsi in uno di quei gruppi per alcolisti anonimi.
《Ciao Dario. Ciao a tutti ragazzi, mi chiamo Beatrice, non mi faccio di cocaina da ieri sera...》rispondo, stando al gioco.
《Da ieri sera? Sei ancora all' inizio Beatrice, mica come noi veterani. Vergognati!》ridacchia, svoltando in una stradina tortuosa e circondata da vegetazione.
《Dai siamo arrivati, bella cocainomane.》

Scendo, e mi ritrovo nel bel mezzo dei colli bolognesi, in un posto che però non avevo mai visto prima.
Dario si avvicina ad un cancello che dà accesso ad una casa sulla riva di un piccolo lago.
È veramente uno scenario spettacolare, il bosco circostante si specchia nelle acque lacustri.
《Wow.》è tutto quello che riesco a dire.
《È tua questa casa?》
《Più o meno. Però dobbiamo scavalcare il cancello.》risponde, salendo su di esso facendo leva su un piede. Dopo ciò, con un movimento svelto e atletico si lancia oltre, atterrando con nonchalance dall' altra parte.

《Tu sei pazzo! È violazione di proprietà privata!》esclamo.
È fuori di testa questo ragazzo.
《Tecnicamente. Giuro che ho le chiavi della casa, ma non quelle del cancello. Te lo spiego dopo, tu scavalca.》
《Ci provo.》
Con qualche difficoltà, riesco ad arrivare sulla cima.
Il problema ora è scendere. Ho paura a buttarmi, sgraziata come sono mi romperò sicuramente qualcosa.
《Come faccio adesso?》sbuffo.
《Buttati che è morbido!》
Divertente, Dario, molto divertente.
Carpe diem, decido di fare come mi ha detto, lanciandomi giù.

Capisco troppo tardi di stare per atterrare letteralmente su di lui.
Porca zucchina porca zucchina porca zucchina.
Chiudo gli occhi prima dell'impatto.
Precipito addosso a lui, facendolo cadere a sua volta a terra.
Sono finita proprio a cavalcioni su Dario, perfetto.

《 "Buttati che è morbido" non significa "tenta il suicidio sul mio pene" !》esclama, dolorante ma divertito.
《Sì, scusami.》arrossisco imbarazzata.
《Ti sei fatta male?》
《Un pochino.》indico le mie ginocchia sbucciate sanguinanti.
《Okay, vieni che ti medico io.》dice, ammiccando e invitandomi a seguirlo.
Entriamo in casa e Dario si dirige subito verso il bagno, dove immagino ci sia la valigetta del pronto soccorso.
L'arredamento è molto carino, rustico e sui toni del grigio e del verde pastello.
Noto un delizioso terrazzo affacciato sul lago, circondato da vasi con primule colorate.

《Siediti sul tavolo.》dice, mentre tiene in braccio il disinfettante, un cicatrizzante e una scatola di cerotti.
Dario, mi sono solo sbucciata le ginocchia, non mi hanno sparato dritta al cuore.
Faccio come mi dice, ritrovandomi finalmente alla sua altezza.
È molto più alto di me, dato che io sono una nana di un metro e sessanta, mentre lui è uno e novanta.
Prende un po' di bambagio e lo inumidisce con il liquido verde, per poi posizionarlo sulle ferite.
《Brucia?》chiede, mordendosi il labbro intento nella medicazione.
Proprio un bel ragazzo.
Bea, concentrati, su.
Annuisco, e lui mette due cerotti sulle mie ginocchia.
《Grazie, Dario.》
《Di niente, anzi. Mi piace giocare a Grey's Anatomy, quando vorrai farti male di nuovo, io ci sono.》
Ridacchio e mi guardo intorno.
La casa non è molto grande, ci saranno appena 4 stanze, ma è molto graziosa.

《Allora, tu puoi prendere la stanza qui a destra, mentre io mi sistemo in quella di fronte. Fai come se fossi a casa tua.》mi spiega, entrando nella sua camera per sistemare i bagagli.

La stanza che mi ha assegnato ha un letto matrimoniale al centro, mentre a sinistra si trova un armadio giallo pastello e una scrivania bianca.
Una grande finestra dona luce all'ambiente.
Più che altro, vorrei avere dei vestiti o almeno delle valigie da sistemare, ma oltre alla mia borsa non ho davvero nulla. Magari dopo ci fermiamo in qualche negozio per prendere lo stretto indispensabile.
Accendo il telefono e trovo decine di chiamate perse da parte di Fede, due da parte di mamma, una da parte di papà, insieme alle centinaia di messaggi di Ludo.
Cazzo.
E ora che gli dico? "Ciao mamma, sono in una casa al lago con uno sconosciuto. Ah sì, e forse la casa non è nemmeno sua, probabilmente mi arresteranno. Tu come stai?"

《Dario!》lo chiamo, per chiedergli che dire alla mia famiglia.
《Dica.》entra nella mia camera.
Io gli mostro direttamente le numerosissime notifiche.
《Che dico ora?》domando preoccupata.
《Oh Cristo. Rilassati, prima di tutto. Siamo qui per evadere dalle preoccupazioni, no? Ai tuoi e a Fede puoi dire che sei a casa di Ludovica. A Ludovica, vabbè è la tua migliore amica, dille quello che ti pare.》
Giusto.
Io non dico mai bugie ai miei genitori, mi sento tantissimo in colpa. Scusa Gesù, ma è per una buona causa.

《Dai, non fare quella faccia! Vieni, ti mostro una cosa.》esclama felice.
Mi prende per mano e mi porta fuori.

Questa gita al lago potrebbe piacermi più del previsto.

Lasciate una stellina💛
Ecco i nostri ragazzi al lago insieme, questo capitolo è un po' di transizione, ma nei prossimi ci saranno tante cose interessanti.👀
Fatemi sapere che ne pensate!

𝐒𝗼𝐥𝐢 𝐜𝗼𝗺𝐞 𝐚 𝐁𝗼𝐥𝗼𝐠𝐧𝐚.- Dario Matassa COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora