《Allora, che mi vuoi fare vedere?》chiedo.
La mia mano è ancora stretta nella sua.
E io non ho intenzione di lasciarla.
《Eccoci. Quella!》dice, contento come un bambino, indicando la casetta sull' albero più grande che io abbia mai visto.
È tipo una versione per adulti.
Si trova sopra un'immensa quercia sulle rive del laghetto, e una scaletta a pioli tremolante ne dà accesso.
《Ma è stupenda! Da piccola ho sempre sognato una casa sull'albero.》dico, facendolo sorridere.
Quanto amo il suo sorriso.Per mia sfortuna, Dario lascia la mia mano per salire la scala, ed io faccio lo stesso.
Apre la porticina dell'ingresso e ci ritroviamo all'interno. Nonostante qualche dito di polvere e ragnatela, rimane deliziosa.
Sulla destra c'è un tavolino da ping pong, mentre sulla sinistra noto un tavolino e addirittura un mini frigo bar.
《Dopo ti va se facciamo una partita?》mi chiede, indicando il tennis da tavolo.
《Certo, sono una campionessa del ping pong, io. Ti straccerò senza pietà!》
《Attenzione, abbiamo una sfida qui! Bene, dopo ti distruggerò, campionessa.》ride, mimando le virgolette con le dita sull'ultimo termine.
Si dirige verso il lato della casetta che dà sul lago, dove si trova una sorta di balcone senza ringhiera. Una specie di sporgenza a capofitto sull'acqua.
Dario si siede sul bordo, lasciando le gambe penzolare nell'aria.
Faccio lo stesso e mi metto accanto a lui.
Da qui si possono osservare i colli dall'alto, il panorama è qualcosa di mozzafiato.
《È spettacolare.》commento solamente, mentre mi godo la vista.
《Un po' come te.》sussurra.
Ho sentito bene?
Mi volto verso di lui, sorridendo.
Lui punta i suoi occhi nei miei, e io quasi fatico a sostenere il suo sguardo intenso.
I nostri visi si avvicinano sempre di più, le nostre labbra stanno per sfiorarsi, quando all'improvviso squilla la suoneria del mio cellulare.
Merda.Mi scosto, mortificata, per poi afferrare quel maledettissimo telefono.
《Pronto.》sbuffo, scocciata.
《Anche per me è un piacere sentirti, Bibì!》esclama Fede, prendendomi in giro. Dario sente la sua affermazione, e a stento riesce a trattenere una risata.
《Come stai?》chiedo.
Ha completamente rovinato il momento, ma è comunque mio fratello.
《Molto bene e tu?》
《Anch'io. Mai stata meglio.》sorrido, arrossendo.
《Ascolta, ti ho chiamata per dirti che domani torno a casa. Tu sei già lì?》
Guardo Dario, aspettando che mi suggerisca qualcosa.
Mi fa segno con le dita di dirgli che tornerò tra qualche giorno.《No, in realtà resterò qua dalla Ludo per qualche giorno.》
《Strano che sei dalla Ludo, non la sento urlare in sottofondo come al solito.》
Sgrano gli occhi verso Dario, e lui alza le mani in alto, arreso.
Decisamente non può imitare la mia migliore amica con la sua voce così maschile e profonda, così cerco di inventarmi qualcosa.
《È uscita un attimo ora. In realtà non stiamo facendo casino come sempre, stiamo studiando insieme per la sessione.》
《Studiate?》chiede Fede incredulo.
《Sì. Sai, questo è studio intenso.》strizzo l'occhio a Dario.
《D'accordo, allora vi lascio al vostro studio intenso.》
Ci salutiamo e chiudo la telefonata.Passa un attimo di silenzio imbarazzante che mi pare interminabile, poi lui lo interrompe.
《Hai fame? Ormai si è fatta ora di pranzo, possiamo mangiare qualcosa.》
Effettivamente ho un certo languorino, quindi gli dico di sì e ci alziamo, per scendere dalla casetta.Una volta rientrati a casa, apre il frigorifero per vedere che cosa possiamo cucinare.
《Tu non lo sai, ma io sono un ottimo chef.》sentenzia, mentre estrae delle olive, dei capperi e i pomodorini.
《Ah sì? Io invece sono pessima in cucina.》ammetto.È la verità. In questi anni, dato che non avevo praticamente mai nessuno a casa che potesse fare da mangiare per me, ho cercato di imparare a cucinare, ma finiva sempre che aprivo una scatoletta di tonno o un cibo precotto da infilare in forno per qualche minuto. Di solito mia mamma prima di partire mi lascia qualcosa fatto da lei solo da scaldare, dato che ha capito che ai fornelli sono un vero disastro.
《Beh, allora sono il tuo salvatore. Ti va se facciamo degli spaghetti con i pomodorini, olive e capperi?》chiede, appoggiandosi al tavolo e mettendo in risalto le vene sulle sue braccia.
Potrei morire.
《"Facciamo" significa che tu cucini e io ti guardo, sì?》scherzo.
《Dai, ti insegno io. Magari inizia a tagliare quei pomodorini, il tagliere e il coltello sono lì.》mi istruisce.
Okay, Beatrice, ce la puoi fare.
Faccio come mi dice, straordinariamente senza amputarmi nessun dito.⛈⛈⛈⛈
《Mmh, ma sono buonissimi!》gemo, gustando il piatto che abbiamo preparato insieme.
Sono davvero da leccarsi i baffi, complimenti allo chef.
《È una ricetta di mio nonno. A casa li chiamiamo "spaghetti del nonno" infatti, sono favolosi.》spiega.
《Wow, è bello avere dei piatti di tradizione di famiglia. Anche nella mia ce ne sono, ma io sono davvero un'incapace in cucina.》ridacchio, triste realtà.《Dopo pranzo avrei bisogno di andare a comprare qualcosa da mettermi, se per te non è un problema. Qui ho praticamente solo i vestiti che indosso.》dico, cambiando argomento.
《Certo tesoro! Shopping sfrenato!》grida, imitando una voce femminile.Dopo avere finito di mangiare, Dario mi porta verso un paesino qui sui colli.
Ci infiliamo in un negozietto molto grazioso, non una delle solite catene multinazionali.
Prendo un paio di shorts bianchi, dei jeans, una t-shirt rosa e un top a canottiera azzurro, per poi andare nei camerini a provare tutto.
Cerco di sbrigarmi, non vorrei annoiarlo.
Dopo avere provato maglietta e jeans, indosso il top e i pantaloncini a vita alta.《Allora? Come va qui?》chiede lui, spalancando la tendina del camerino.
《Questi mi stanno bene, li prendo.》dico, indicando gli shorts.
《Mh sì, molto bene direi.》ridacchia osservandomi, soffermandosi un po' troppo sul mio sedere.
Io alzo gli occhi al cielo sorridendo e gli dico di aspettarmi fuori.
Mi cambio ed esco per pagare tutto.Continuiamo il nostro giro per il paesino, ed io non potrei essere più felice di essere qui, con lui.
Sembra riesca a leggermi nel pensiero, infatti dice: 《All'inizio non volevo, ma ora ho capito che ho fatto bene a lasciarti venire con me.》
《Lo so, altrimenti chi avresti medicato?》rido.
《Giusto.》sorride.
Giusto.Passiamo il pomeriggio fra queste vie medievali, e torniamo a casa mentre il cielo diventa scuro.
《Facciamo il bagno?》domanda Dario, entrando nella mia stanza. Sto sistemando i nuovi vestiti nell' armadio.
《Ora? Ma non ho il costume!》spiego, ma lui mi afferra per la mano e mi conduce fuori.
《Che importa? Dai!》esclama, mentre si sfila la maglietta.
Niente male il ragazzo.
Rido e faccio come lui, rimanendo in reggiseno.
Poi, tolgo anche gli shorts, mentre Dario si è già tuffato.
《Ouch! È gelida l'acqua!》grido.
Lui si avvicina a me, ed inizia a schizzarmi come se non ci fosse un domani.
Quel bastardo.
Scappo, ma lui è più veloce di me, quindi mi raggiunge. Mi prende per la vita e mi trascina in acqua, per poi lanciarmici.
Riemergo boccheggiando e tossendo, mentre mi guarda divertito.
《Sei proprio uno stronzo!》gli dò un leggero schiaffetto sulla guancia.
《Mi scusi, signorina.》Intanto, in lontananza sentiamo la canzone "La nostra ultima canzone" di Francesco Motta.
Qui sui colli hanno degli ottimi gusti musicali, devo ammetterlo.
《Mi concede questo ballo?》chiede, porgendomi la mano.
《Con piacere.》sorrido. La prendo e mi avvicina a sè.
Allaccio le mani dietro il suo collo, lui stringe le sue sui miei fianchi.
《Respira forte, la nostra ultima canzoneee!》canticchiamo sulle note della canzone.
I nostri corpi sono sempre più vicini, il mio petto è schiacciato contro il suo, i nostri nasi si sfiorano.
Il mio cuore inizia a battere a mille, quando Dario annulla la distanza fra le nostre labbra.
Le nostre bocche si uniscono, mentre le nostre lingue si accarezzano tra loro.
Morde il mio labbro inferiore, facendomi ridere.Restiamo così, a baciarci sotto questo cielo stellato.
E penso potrei restarci per sempre.Lasciate una stellina💛
Finalmente è arrivato il momento del bacio, spero siate contente, perchè io lo sono🌼
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𝐒𝗼𝐥𝐢 𝐜𝗼𝗺𝐞 𝐚 𝐁𝗼𝐥𝗼𝐠𝐧𝐚.- Dario Matassa COMPLETA
Fanfiction"Sai dove posso trovare il latte scremato in polvere?"