Emma era uscita per comprare qualcosa da mangiare, quella sera. Era entrata nel Mc Donald quasi vuoto, poco lontano dall'appartamento dove alloggiavano.
Ed era indecisa, sul cosa ordinare, ma poi ripensò ai mesi passati, ed ordinò tutto quello che le passò per la mente. Aveva tre grandi buste piene di bevande e panini di ogni tipo, e sorrideva, mentre camminava per quella strada.
Era a New York. Era felice. Perché? Se lo chiedeva anche lei.
Le stelle erano piccole nel cielo, il freddo non le dava noia. Ed avanzava sul bordo del marciapiede, cercando di mantenere l'equilibrio, aiutandosi stendendo entrambe le braccia.
Poi arrivò davanti al suo portone, posò le buste sul cemento, afferrò le chiavi, aprì. Salì piano li scalini e poi si fermò davanti alla porta spalancata.
«Timmy?» disse avanzando.
Aveva iniziato a chiamarlo così, Timmy.
E lui l'aveva guardata in silenzio, negli occhi, la prima volta che lo aveva detto.
«Cosa c'è, non posso chiamarti così?» aveva chiesto lei, accennando un sorriso.
«Sì, puoi» aveva detto il ragazzo.
Ed Emma sentì la voce di un uomo, quella sera, a New York, nell'appartamento dove alloggiavano.
«Non avresti dovuto farlo» disse, e poi rise. Una risata amara, cattiva, che non provava divertimento.
Emma sentì il respiro mancare, sentì i piedi pesare sul pavimento. Ma poi avanzò piano, verso le voci.
«Hai i soldi?» chiese poi.
«Non ho i tuoi cazzo di soldi» disse Timothée.
«Non parlarmi così, ragazzino. Non ti conviene».
Emma inciampò in una giacca di pelle, posata sul pavimento, nel corridoio, poco prima della stanza occupata dai due. Ma non cadde, si appoggiò alla parete con le mani.
Poi fissò la giacca, era di Timothée, notò la pistola che sbucava appena dal tessuto. Si abbassò, la raccolse.
E le tremavano le mani, così tanto che la pistola sarebbe potuta cadere a momenti, ma poi la impugnò con forza. Nascose l'arma dietro la coscia, fredda, e tornò ad avanzare piano.
«Vai via Emma!» gli urlò Timothée, appena la vide comparire sulla soglia. Ma lei stava immobile, con i piedi piantati, la pistola nascosta dietro i jeans.
«Ti sei trovato la ragazza, Timmy» commentò l'uomo con un sorriso amaro, verso Emma.
«Ti prego, vai via» la pregò ancora il ragazzo.
E fu in quel momento che le lacrime iniziarono a scendere dai suoi occhi, mentre imprecava la ragazza.
Ed in quel momento si ricordò di quando era dall'altra parte: immobile davanti alla soglia, con i piedi piantati al suolo. E sentì la voce della donna, che lo implorava di andare via.
Ed in quel momento realizzò come sarebbe andata a finire. Ma andava bene. Era giusto così. E si disse che avrebbe sorriso anche lui, ad Emma, come aveva fatto la madre con lui.
E forse lei non avrebbe sentito neanche l'1, pronunciato dall'uomo.
Forse non avrebbe sentito neanche lo sparo.
Ma poi l'uscio dell'appartamento fu attraversato da un altro uomo. E le sue scarpe fecero un rumore così sordo, sulle mattonelle, che spaventò Emma, cogliendola all'improvviso.
E si voltò veloce verso la soglia, la ragazza, tese la pistola davanti a lei, premette il grilletto.
Ed il bum risuonò sordo, il petto dell'uomo si tinse di rosso.
E cadde a sedere sul pavimento, come se avesse voglia di dormire, di riposarsi, di leggere un giornale sdraiato sulle mattonelle fresche.
Ed un grido lasciò le labbra di Emma, appena si rese conto di quello che aveva appena fatto. E l'uomo accanto a Timothée balzò accanto a lei, le posò una delle braccia forti intorno al collo.
«Lasciala!» urlò Timothée, e gli occhi rossi si bagnarono ancora, mentre le gambe avanzavano verso l'uomo.
Ed Emma durava fatica a respirare, vedeva appannato davanti a lei.
Ma poi una sirena riecheggiò da sotto la finestra, sulla strada.
L'uomo spinse Emma al suolo, la ragazza batté la testa al muro, sentì la tempia sanguinare.
Timothée si abbassò su di lei ma l'uomo lo spintonò forte verso l'uscita dell'appartamento. Ed il ragazzo cercò di respingerlo, di correre verso la ragazza, ma l'uomo era troppo forte.
Emma vedeva le due figure sfocate, allontanarsi, superare l'uomo sul suolo, ormai senza vita, lasciandola là, sul pavimento ghiaccio, con la pistola vicino alle dita, a tingere il muro di rosso.
E poi sparirono.
E non ritornarono.
La porta fu solo varcata da una squadra di poliziotti.
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Torna a casa || Timothée Chalamet
Cerita PendekE quando persino Londra le diventa troppo stretta, non le importa più di cosa sia giusto e di cosa no: scappa con lui.