15°capitolo - the consequence of the omission of the facts

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Christian Jay (POV'S)

Non feci altro che fare avanti e indietro mentre le lanciavo contro un sacco di insulti che a mio malgrado non avrebbe mai sentito.
Come aveva osato chiudermi quà dentro? Gliel'avrei fatta pagare cara e salata.

Passarono più di due ore.

Adesso la rompo. Spacco tutto. Tiro via la maniglia. Lancio qualcosa in aria. Ade–..›

*clic clac*

Non fece neanche in tempo ad aprire la porta da sé che la tirai verso di me con lei appresso facendola quasi inciampare su sé stessa. Si lamentò ma non ci diedi il minimo peso. Come una furia, usciì da lì.

«A-aspe–..» «Sta' zitta donna!» i modi in cui le sbraitai contro non li sentiì miei.

Cosa...›
‹Sì, hai usato i modi che usava lui.›

E questo mi diede un gran bruciore di stomaco.

«Come hai osato rivolgerti a me?» esclamò oltrattaggiata.

Smisi di guardarla in faccia e tirai giù gli spessi occhiali da sole.

«Non azzardarti a nascondermi lo sguardo!» me li rancò via. -Un ringhio ricolmo di fastidio mi fuoriusciì in automatico- ‹La deve smettere.›
«Lasciami in pace.»
Anastasia, furiosa, sbraitò «Da quando sei diventato così?!»

La sua affermazione mi fece fermare.

Non essere meschino.› -mi intimò.-
Io? Meschino?› -sorrisi con quel fare- ‹Mai stato.›

«Così come?»
«Così pezzo di merda.» Uuh, che colpo basso.›
A passi lenti, mi avvicinai, canzonatorio «Da quando?» lei indietreggiò «Vediamo, fammi pensare..indietreggiò ancora «Da quando tutto ciò che ero è bruciato con chi di ultimo mi era rimasto.» si ritrovò presto contro la parete adiacente, ‹Sei incazzata, vero?› -la guardai negli occhi.- sapevo quanto odiasse essere sopraffatta «Da quando ho capito che più fai il bastardo, più ti rispettano. Più chiudi il cuore, e meno stai male. Ma... Oh, aspetta!» le sfilai i miei occhiali da sole dalle mani e lei me lo lasciò fare «Mi preferivi forse quando la mattina faticavo a tenere gli occhi aperti?»
«Christian.»
«Quando ero dimagrito di quattro chili?»
«Christian.»
«Quando non facevo altro che starmene per i fatti miei?»
«Christian...»
Adesso smettila, la stai spaventa–..› «Quando, la notte» alzai la voce «avevo gli incubi e mi vedevo mio fratello venire verso di me mentre mi bruciava davanti ed io non potevo fare niente perchè trattenuto dalle mie stesse mani?!» la situazione degenerò «È?!»
«Christian–..» «Lo preferivi?!» finiì per urlarle ad un palmo dal naso.
«Christian.» un uomo con le mani dietro la schiena mi riscosse «Che sta succedendo?»
Con ancora lo sguardo furente, e con quello di lei abbassato a terra, mi rivolsi al generale Hopkins «Sì. Tutto a posto.»

Lui diede prima un'occhiata a me e poi a lei, non dicendo niente. Ci fece cenno di seguirlo.
Chiuse la porta del suo ufficio.

«Sedetevi.» ci disse.

Per quale motivo non stava parlando? Mi stava per venire una crisi nervosa.
Raccattò un fascicolo che teneva accuratamente in un cassetto e me lo mise davanti al naso. Lo osservai con un cipiglio, senza capire, ma l'allarme che poi mi scattò nel cervello mi fece venire voglia di strapparglielo dalle mani.

VIVERE NEL PERICOLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora