Mai niente per scontato.

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Dopo quel messaggio passai la notte in bianco.

Namjoon era il tipo che raramente organizzava feste ma, quando le organizzava, erano sempre fuori dagli schemi e imprevedibili.
Sarei dovuto andare alla sua festa? sono suo amico d'altronde, era ciò che continuavo a ripetermi; iniziai a sbadigliare solo quando la sveglia delle sei del mattino iniziò a suonare.
Era forse un indizio? Dovevo correre per schiarirmi le idee e così feci.
Misi la mia tuta di color nero e uscì di casa con la fascia fra i capelli e iniziando a correre.
Decisi che avrei corso fino a quando la mente non mi avrebbe aiutato ma notai solo dopo due ore che la corsa non faceva altro che rendermi il respiro pesante e la testa ancora più in subbuglio.
Arrivai a casa e, quasi come se i miei piedi fossero abituati, mi diressi verso il bagno per fare una doccia fredda.
Le ore stavano passando e io ero ancora indeciso se andare o meno a quella festa.
Quando uscì dalla doccia misi dei boxer della Calvin Klein di color nero e mi diressi in cucina per cucinarmi qualcosa.
Sentì la porta bussare e già sapendo chi fosse andai ad aprire in intimo.
Come già immaginavo dall'altra parte c'era Jin che, quando mi vide, fece una smorfia di disgusto facendola susseguire da una risata. Entrò e chiuse la porta iniziando a parlare della festa che si sarebbe dovuta svolgere da lì a poco.

Era del tutto entusiasta della serata, aveva portato una borsa con i suoi vestiti.
Il fatto era passato a casa era molto evidente: quello che di lui non è stato fatto e altro fatto che poltrire sul mio divano con un hamburger e delle patatine fritte.
Dopo aver mangiato insieme della carne contornata dal kimchi e della salsa ci lanciammo insieme sul divano e vieni ogni giorno iniziammo la routine di sempre iniziando un parlare dei propri pensieri.
Nonostante tutto, ogni giorno io e Jin parlavamo dei nostri pensieri spendendo ore e conoscendo sempre qualcosa di nuovo su di noi.

Ciò che non riuscivo a dirgli era la mia curiosità verso quel ragazzo dell'incontro che, a quanto pare, Jin sembrava conoscere e non simpatizzare.
Fatte ormai le nove, Jin mi accompagnò in camera aprendo lui l'armadio al posto mio.
Optò per una camicia casual e un pantalone nero con una catenina legata ai lati.
Indossai l'outfit scelto dal mio migliore amico e indossai delle vans ai piedi dirigendomi verso il bagno. Sistemai i miei capelli con della gelatina rendendoli scompigliati in un modo piacevole per la vista e misi la mia colonia preferita aggiungendo alle mie dita degli anelli.
Avendo finito, mi diressi verso Jin che era in camera mia che indossava la sua maglietta di color rosa e dei pantaloni neri. Nonostante quell'outfit così semplice, Jin spruzzava virilità ed eleganza in ogni occasione.
Prendendo le chiavi della macchina, uscimmo di casa ed entrammo nell'auto.
Jin guidava e diceva di quanto quella sera doveva essere LA sera. Al suo contrario io avevo la mente fra le nuvole e una mano sotto il mento mentre il mio sguardo era fisso sulla vista che cambiava ogni secondo a causa della velocità dell'auto.
Arrivati a casa di Namjoon parcheggiammo e mi girai intorno. La casa di Namjoon poteva chiamarsi villa, datosi la sua grandezza.
La musica già rimbombava da fuori la casa e quando solcammo la porta un odore di alcol e fumo ci invase il corpo mentre il nostro udito chiedeva pietà per la voce troppo alta.
Ci avvicinammo a Namjoon e come mio solito fare, scrutai tutte le persone presenti notando la presenza di alcune a "accompagnatrici" coreane che spesso alle feste venivano pagate solo per mostrare parti del corpo e ballare freneticamente.
Jin si allontanò con Namjoon e io rimasi in piedi a guardare le persone con uno sguardo del tutto non simpatizzante. Non ero un tipo a cui piacevano le feste e spesso veniva solo tirato via dagli amici, obbligato ad andare e avere una "vita sociale". Fatto sta che lì, riuscivo a vedere tutto, tranne che una vita sociale. Già stanco della situazione e pronto ad andarmene sentì una voce familiare venire dal salotto di Nam.
Mi diressi lentamente con le mani nelle tasche e come la volta precedente, Hoseok era circondato da ragazze semi nude che continuavano a urlare oppa.

"Ma oppa cosa, non è nemmeno tuo fratello." sussurra a bassa voce e innervosito dalle ragazzine in preda agli ormoni contro il ragazzo con la camicia nera sbottonata fino al petto per lasciar vedere i suoi pettorali.

" Vorresti chiamarlo tu per caso, oppa?" mi girai improvvisamente e notai lo sguardo tagliente di Namjoon.

Feci una smorfia come mio solito fare e non risposi. Ovvio che non volevo chiamarlo così, odiavo quella parola specialmente se detta senza significato.
Mentre stavo per allontanarmi sentì la mia mano venir bloccata con forza e mi girai cercando di capire chi fosse. Era Hoseok.
Con il suo modo di fare e il suo sorriso per niente innocuo, si avvicinò al mio orecchio e quando spalancai gli occhi riuscì a sentire le sue parole.

"Nemmeno a me piace quella parola. Mi piace solo se chi la dice interessa anche a me."

Eccola che ritornava nuovamente. Quella sensazione mista tra rabbia e inconsapevolenza.Non riuscivo nemmeno io a capire cosa stava accadendo alla mia mente, riuscivo solo a sentire la sua forte colonia contro le mie narici.

Namjoon propose un ballo e quando le ragazze si avvicinarono a Hoseok lui urlò un YAH, per mandale tutte via quasi come se già sapesse come fare.

"Ballerò con un mio amico, ho molte cose da dirgli" .Hoseok mi strinse la mano ei miei occhi si spalancarono automaticamente.
Perchè mi ha chiesto amico, perchè mi stringeva la mano? il mio tempo è con forza, allontanandomi da lui e uscendo dall'enorme casa di Namjoon; in quel momento dovevo solo fumare.

Uscì di casa prendendo il mio pacchetto di marlboro e freneticamente portai una sigaretta fra le mie labbra, accendendola.

Volevo via, nonostante fosse passata solo la mia mente già non aiutava più.
Invia un messaggio a Jin e mi diressi verso il fast food più vicino, chiedendo un hamburger e delle patatine.
Quando iniziai a mangiare vidi una figura di fronte al mio stesso tavolo e quando gli occhi mi ritrovai di nuovo lui, Hoseok.

Come aveva fatto a trovarmi? cosa voleva da me? Portai gli occhi al cielo e quando sentì la sua mano ruvida accarezzarmi il viso, rimasi immobile.

"E così, ti chiamano tutti Yoon oppure Suga, interessante."

Si alzò dal tavolo e lasciando un bigliettino sul tavolo sparì poco dopo.
Finì di mangiare fissando il biglietto e quando sentì la voce di Jin chiamarmi, immediatamente nascosi il biglietto nella tasca.
Iniziò a raccontarmi di tutta la serata e quando finalmente arrivai a casa, salutai velocemente Jin, correndo verso la propria abitazione.
Una volta chiusa la porta presi subito quel biglietto fra le mani e diedi fine alla mia tortura aprendolo e leggendolo.

"COSA?" urlai dopo aver letto il contenuto.









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