Un incontro sconveniente.

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In quel momento, degli sguardi di Namjoon capii poco.
Nonostante continuai a interrogarlo sul perchè non potessi vederlo ora, lui continuava a ripetermi la stessa frase.
Come quando un disco usato ripete sempre la stessa parte di canzone perchè non riesce e non può andare avanti; non stavolta.

Namjoon, stufo delle mie parole mi tirò per un braccio iniziando a camminare lasciando il mio corpo ansimare per il dolore.
In quel momento Suji si avvicinò e senza sapere nulla, notai il suo atteggiamento cambiare radicalmente nell'avvicinarsi a Namjoon.
In quel momento, Suji spinse il ragazzo e iniziò a urlargli contro.

"Chi sei? Come ti permetti? tirarlo cosi? è un oggetto? TAEHYUNG."
In quel momento si avvicinò Taehyung portandole le mani sulle spalle per farla calmare da quella rabbia che in quel momento stava sputando contro Namjoon che aveva spalancato gli occhi.
Taehyung si lasciò spiegare il tutto e in quel momento cercai di parlare.
Spiegai a Suji che non era un mio nemico e che lui non era un tipo da grandi affetti.
In quel momento il suo viso ritornò al suo colore iniziale e Namjoon infastidito sputò dalle sue labbra

"Andiamocene ora. Devo parlarti."
Si allontanò con le mani nel suo pantalone nero aspettandomi all'inizio della strada che la divideva dalla spiaggia.
In quel momento mi girai verso i ragazzi che avevo appena conosciuto e diedi le mani a Haewon.
Quei tre dovevano essere ben legati, pensai.
Le lasciai il mio numero e successivamente corsi da Namjoon sapendo che farlo aspettare non sarebbe stata una buona idea.
Quando mi guardò abbassai gli occhi per la sua freddezza, spesso mi spaventava nonostante fosse un mio amico.

Salimmo nella sua auto e ancora senza parlare, mise in moto.

"Chi ti ha detto che Hoseok fosse morto?" mi disse improvvisamente.

"Jin."

"Lo sapevo. Menomale che è lì o avremmo dovuto passare da lui a prenderlo."

"Lì dove?"

Namjoon nemmeno stavolta rispose alla mia domanda.
Era uno di quei ragazzi che poteva star in silenzio per giorni senza pesarci su.
Uno di quei ragazzi seri e spaventosamente intelligenti.
Ecco com'era Namjoon: spaventosamente intelligente.
Arrivammo in una casa di Namjoon, una delle tante.
Era nel centro città, si riusciva a vedere le luci come se fosse giorno anche se eravamo in un'ora tarda della notte.
Entrammo in casa e rimasi in silenzio sedendomi sul divano.

In quel momento, il silenzio fu tremendo e rumoroso per la mia mente che veniva sovrastata da enormi pensieri.
Nel momento in cui mi persi nel vuoto sentii una voce familiare provenire dal salotto

"Che cazzo ti è venuto in mente da piangere tutta la giornata e andare a camminare per tutto il giorno."
Avrei ben riconosciuto quella voce fra mille se me l'avessero chiesto.
Mi alzai dal divano e mi girai d'istinto.
Iniziai a tremare: prima per la paura poi per l'emozione e successivamente per la situazione surreale.
Insieme al tremare si aggiunse il pianto ormai divenuto mio caro amico.
Presi un fazzoletto nella mia tasta e lo portai al naso per soffiarlo.
Mi si avvicinò e in quel momento alzai gli occhi per guardarlo.

Mi si avvicinò e in quel momento alzai gli occhi per guardarlo

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