18- OSPITE INDESIDERATO

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(Dopo)

Sento mia madre che grida il mio nome.

Mi chiama ma vedo nero, la sua voce rimbomba e a mala pena riesco a distinguere che è la sua.

"Selita!"

Faccio un respiro profondo e spalanco gli occhi.

Sono sudata, il cuscino è fradicio.

Mi ha chiamata davvero o stavo sognando?

"Selita stai dormendo?"

Ripete urlando dal primo piano.

No, è tutto reale.

"Non più."

Le rispondo sfregandomi gli occhi.

Eccomi qui, sveglia, in un'altra noiosissima e monotona giornata d'estate.

"Ti aspetto giù, hai visite."

Da quando qualcuno viene a casa mia per chiedere di me?

Dopo l'operazione e il lunghissimo periodo di guarigione nessuno é passato più a trovarmi, ad eccezione della mia amica d'infanzia.

Non che mi dispiaccia restare sola, in fine nessuno gradisce la presenza di una ragazza scontrosa come me e ne sono cosciente.

Le svariate terapie hanno cambiato qualcosa in me, un mutamento radicale del mio carattere legato a chissà cosa.

Se prima ero peperina ora sono un miscuglio di sostanze infuocate.

È giovedì, ricordo che la mia amica fa Pilates e a meno che non siano le quattro di pomeriggio non può essere lei ad attendermi giù.

Mi allungo e prendo il cellulare sul comodino, sono a mala pena le 9 e 30 di mattina.

Butto il telefono sul cuscino ingorando le notifiche e mi alzo in piedi mentre mi dirigo verso lo specchio intero posizionato a lato dell'armadio.

Mi tocco le guance arrossate dalla couperose e mi focalizzo sulle occhiaie.

"Che merda."

Sussurro a bassa voce.

Poi senza volerlo ma come di routine alzo il collo e poso l'indice sull'evidente cicatrice di quattro centimetri.

È in rilievo e liscia al tatto, inizialmente mi dava fastidio e dopo tanti mesi ancora non mi sono abituata a vederla piazzata lì, all'altezza della mia gola.

Resto ferma per qualche secondo a guardarmi allo specchio, chi è questa persona?

Odio non riconoscere più la ragazza curata che fino a nove mesi fa non si apprezzava abbastanza da vedere la sua bellezza.

Prima di ammalarmi mi guardavo allo specchio e vedevo una ragazza piena di difetti, i capelli non erano mai abbastanza dritti, avevano un colore spento, gli occhi erano verdi e non azzurri, le labbra non avevano mai la forma che volevo.

Vorrei tornare indietro, tornare a quei giorni per imparare ad amarmi di più.

Ora sono spettinata, ho i capelli pieni di doppie punte, le occhiaie sedentarie e ancora peggio non riesco ad apprezzarmi.

Prima che mia madre mi domandi cosa sto facendo nel frattempo che mi attende assieme all'ospite misterioso abbasso lo sguardo e scendo le scale.

"Oh, eccola qui."

Dice lei alzandosi dal divano in pelle e dirigendosi verso di me.

"Selita, questo è lo psicologo di cui ti ho parlato."

Mi informa mettendomi una mano sulla spalla.

Lo guardo dalla testa ai piedi, si alza anche lui e con un sorriso appena accennato si dirige verso di me.

È vestito elegantemente, indossa una camicia bianca e una cravatta beige.

È anche molto giovane, avrà si e no sui 25 anni.

"Hai finito di studiare ieri?"

Gli chiedo in maniera scortese.

Mia madre abbassa la mano dalla mia spalla che aveva posato poco prima come cenno di incoraggiamento ad ospitare in modo cordiale il ragazzo.

Ha capito che non lo avrei mai fatto.

Non voglio uno psicologo, ho negato a tutti il permesso di assegnarmene uno, a mia madre, ai medici, ai dottori e a chiunque altro.

Dopo l'operazione dicevano che avrei avuto bisogno di qualcuno che mi avrebbe assistita nel percorso di riabilitazione ma sono sempre andata contro al loro volere.

Gli psicologi sono inutili, sono solo soldi spesi per gente che ti fa parlare a vanvera e neppure ha voglia di ascoltarti.

Sto bene, non ho nessun trauma e cerco di ricominciare a vivere pian piano senza l'aiuto di nessuno.

"A dire il verso sì, mi sono laureato l'anno scorso."

Risponde con disinvoltura.

Che stronzo, ha anche il coraggio di essere disinvolto dopo il mio tentativo di metterlo a disagio.

Mia madre ci guarda con gli occhi spalancati non sapendo cosa fare o dire.

Il ragazzo si piazza ad un metro di distanza da me allungando il braccio e aprendo il palmo della mano si presenta:

"Mi chiamo Mattia e come accennato da tua madre, sono il tuo psicologo."

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