Era tutto un casino.
La mia testa diceva una cosa, il mio cuore un'altra.
Tutto pareva essere un'identità a sé, separata da ogni altro contesto, niente aveva un nesso: c'ero io, c'era la mia famiglia, c'era la scuola, c'era la mia storia con Robb...tutti pezzi dello stesso puzzle ma privi di incastro.
Mi trovavo nel classico periodo della vita in cui nulla va come vorresti.
Il rapporto con la mia famiglia stava degenerando: con mia nonna era un litigio continuo, se poi si toccava l'argomento 'Robb' diventava intrattabile.
La scuola era la sola cosa a darmi soddisfazione. Vorrei dire di essere la classica adolescente che odia la scuola, ma non è così, mi piace studiare perché sono consapevole che è la chiave per il mio futuro.
Usare la mia mente mi fa sentire potente, indistruttibile, mi rende più forte di quello che sono ed è una bella sensazione.La storia con Robb era altalenante tra momenti di pura gioia e litigi pazzeschi: eravamo come un cielo primaverile, un attimo c'è il sole e l'attimo dopo il diluvio.
Era destabilizzante.
Così mi sentivo: in perenne equilibrio su un muro che da una parte garantisce salvezza e dall'altra ti fa sprofondare nel baratro.
E così era anche la nostra relazione.
Un attimo era dolce e l'attimo dopo sputava veleno, un attimo ero la sua regina e l'attimo dopo la sua peggior catastrofe, un attimo ero la donna dei suoi sogni e l'attimo dopo avrebbe voluto che non ci fossimo mai incontrati.
Anche il rapporto con me stessa divenne precario.
Mi sentivo come se mancasse sempre un pezzo di me, come se corressi a perdi fiato per poi non raggiungere mai il traguardo.
Sentivo che la nostra storia stava finendo e non riuscivo ad accettarlo.
La parte di me razionale diceva «è meglio così, né tu né lui meritate di soffrire o di chiudervi in un rapporto malsano».
Il cuore diceva l'opposto: «sei arrivata fin qui, hai fatto sacrifici per stare con questa persona, non buttare via tutto.
Vi amate, si aggiusterà tutto».Ma i litigi tra me e Robb non erano semplici discussioni tra innamorati, la verità è che lui di me non aveva mai accettato nulla ed io mi ero ridotta ad un involucro umano per compiacerlo.
A lui non piacevano gli anime e io smisi di guardarli, a lui non piaceva la mia musica e io lasciavo che mettesse la sua, a lui non piaceva un vestito e io non lo mettevo...
So che molti si chiederanno: che ci stavi a fare? E so anche di risultare patetica, ma quando io mi innamorai di Robb tutto era l'esatto opposto, ed ora guardavo la nostra storia finire senza poter fare nulla.I mesi seguenti fu come attraversare l'inferno: mi vergognavo di me stessa per come gli permettevo di trattarmi.
Questo è il punto: mi vergognavo di me stessa.
Ogni sua brutta parola contro di me era una spada che mi veniva conficcata nell'anima, era un pezzo di me che veniva calpestato.
A volte mi sembra ancora di sentirlo.
Guardavo le nostre foto, il nostro inizio, e non potevo credere che quella fosse davvero la stessa persona per cui avevo perso la testa.
Con il tempo iniziai a desiderare di più per me stessa.
Mi resi conto che tutto ciò che facevo comprendeva lui, iniziai a desiderare di avere delle amiche da cui dormire ogni tanto, di andare a ballare, di uscire a fare shopping nonostante non mi piaccia.
Iniziai a non sentirmi 'normale', so che è un concetto molto astratto ma mi sentivo rinchiusa, soffocare, guardavo la vita degli altri attraverso i social e mi domandavo "chissà come sarebbe se in quella discoteca ci fossi anch'io?" oppure "chissà cosa si prova ad avere un'amicizia vera?".
Mi sentivo sola e Robb non faceva che ricordarmi che in realtà lo ero veramente.
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Il viaggio #watty2019
General FictionAndrea ha 21 anni, soffre di attacchi di panico e di una particolare fobia che non le permette di salire su un treno. Ora sta per compiere un viaggio, non sa come andrà ne tanto meno come affrontare tutte le sue paure, sa solo di volerci provare. "Q...