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«Kyki non correre che scivoli!»
Zio David mi rimprovera mentre è in ammollo in piscina.
È il 4 luglio, e come ogni anno da quando ho memoria lo stiamo festeggiando a casa sua.
Mio padre dinanzi alla griglia e con quel cappello da chef in testa sembra uscito da una copertina di Barbeque Magazine.

«Passerotto, hai sentito lo zio, non correre» mi richiama mio padre.

«Tuffati Kyki, cosa aspetti?» Zio David si avvicina al bordo nuotando e senza farmelo ripetere una seconda volta mi tuffo accanto a lui.

Un forte rumore mi strappa dai ricordi, distolgo lo sguardo dal piccolo spazio tra un asse e l'altra che mi ha permesso di osservare la piscina, ora vuota, dove ho passato all'incirca tutte le estati della mia vita. 

«Esattamente perchè siamo qui?»
Urlo per far sì che Jaxon che si trova al piano di sopra mi senta.

Non ricevo nessuna risposta, e decido di andare a controllare.

Attraverso la cucina, una stanza piccola rispetto al resto della casa ma forse, proprio per questo dettaglio la più accogliente.
La sala da pranzo così come il salotto erano state arredate solo dell'essenziale, niente soprammobili e sfronzoli, niente piante da accudire o quadri particolarmente importanti.

Nel lungo corridoio al piano superiore mi perdo ad osservare le fotografie ancora appese, una in particolare, era il 20 settembre 2012, nell'angolo sulla sinistra ci sono mamma e papà, in parte a loro Lapidus cinge sua moglie fra le braccia e le sue figlie, Felicia e Hanna, fanno la linguaccia al povero Fred; quest'ultimo stringe la mano sulla spalla di David al centro della combriccola il quale mi tiene tra le sue braccia.
Chi l'avrebbe mai pensato che sarebbe stata una delle ultime foto tutti insieme?.

La nostalgia degli anni passati e la mancanza di David nella mia vita riaffiorano insieme alla lacrime; le ricaccio indietro all'istante e mi prometto di andare al cimitero a trovarlo; devo confessargli il mio segreto e raccontagli di questi tre anni di università.

Improvvisamente un forte boato fa tremare ogni cosa, compresa la fotografia che sto fissando, poi il buio. Maledico mentalmente Jaxon.

«Tutto bene?» lo sento urlare dalla stanza in fondo al corridoio.

«No!» rispondo seccata cercando di raggiungerlo.

«Ei che fine ha fatto la tua torcia Indiana Jones?»
Dovevo proprio lasciate il mio telefono sul ripiano in cucina?
A poco a poco la vista inizia ad abituarsi alla flebile luce che emana lo schermo del suo cellulare, se ne sta appoggiato alla scrivania, con le braccia conserte e nonostante non riesca a vederlo in volto percepisco il suo sguardo fisso su di me.

«Sei veramente uno stronzo» e mi viene voglia di ripeterglielo ancora una volta.

«Il reperto archeologico dello stronzo ti salverà il culo ragazzina» aggiunge incamminandosi nel lungo corridoio.

Kaylie 0 - Jaxon 1

Mentre raggiungiamo le scale si blocca davanti alle stesse fotografie che stavo guardando poco fa.
Il suo vecchio telefono sembra sul punto di spegnersi per sempre. La luce inizia ad essere sempre più debole e io inizio ad avere un brutto presentimento.

«È lui? David» dice indicandolo in una fotografia.

«Si» annuisco avvicinandomi «è David insieme a mio padre e mio zio Michael, avranno avuto sì e no 19 anni, sono sempre stati molto uniti.»
Il suo sguardo si posa anche sulle altre fotografie passando le dita sulle ultime due nascoste dalla polvere.

«Possiamo andarcene?» chiedo con fare implorante toccandogli una spalla per richiamarlo alla mia attenzione, ma questo contatto sembra spaventarlo, si scansa di colpo andando a sbattere contro la fotografia che ritrae i tre uomini la quale finisce a terra, mandando così in mille pezzi il vetro della cornice e la cornice stessa.

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