5

153 23 63
                                    

È stato senza alcun dubbio strano risvegliarmi nel mio letto dopo tanto tempo e nonostante mi fosse mancato una volta scesa a colazione avrei preferito svegliarmi ancora a New York.

Zia Libby ha informato mia madre dell'accaduto di ieri sera e dopo diverse insistenze mi ha costretta a andare in paese per vedere il medico.
Solo dopo aver accettato ho capito che il suo vero scopo era un altro dal momento che mi ritrovo con una lista della spesa in tasca e con una torta al limone in mano.

Mia madre è un ottima cuoca, le sue torte sono giudicate da tutti le migliori e in molti le richiedono dolci da quando la pasticceria della signora Trish ha chiuso cinque anni fa.
Il problema è che odia guidare e tocca sempre a mio padre o a qualcuno del ranch raggiungere la cittadina per le consegne. Oggi è toccato a me.

Dopo aver adagiato la torta sul sedile posteriore del vecchio Pick-up in modo che non si possa ribaltare, mi siedo al posto di guida, inserisco le chiavi nel lunotto e faccio per mettere in moto.

Silenzio.

Giro di nuovo le chiavi e dopo due leggeri scoppi del motore di nuovo silenzio.

«Kay!» la voce di mio padre mi raggiunge attraverso l'abitacolo prima di ritrovarmelo appiccicato al finestrino.
«Tua zia mi ha raccontato del tuo piccolo incidente» si toglie il cappello grattandosi il capo ormai semi pelato in quel suo solito modo bizzarro «in realtà anche Jaxon me l'ha raccontato, né era dispiaciuto»

Dispiaciuto, ti credo, gli ho imbrattato la casa di vomito.

Abbasso il finestrino lasciando andare un sospiro di puro sconforto.
«Spero tu ti sia scusa con lui per il disturbo, ad ogni modo, come ti senti?» risistema nervosamente il cappello in testa.

«Sto bene papà, grazie, e no, non ho perso le buone maniere.»

«Bene. Ah, qualcuno ha dimenticato i fari accesi tutta notte, la batteria del pick-up è andata»
La giornata potrebbe andare peggio?
«Jaxon sta andando in paese a comprarne una nuova, ti accompagnerà lui» dice indicando l'uomo diretto verso di noi.
Peggio del peggio.

La sua  camminata è sicura e non so come riesca a tenere così ben dritte le spalle. La maglia bianca, con le maniche risvoltate fino ai gomiti mette in risalto i suoi bicipiti, indossa un paio di RayBan scuri e i suoi capelli sono completamente spettinati e, oh, ai piedi ha un paio di AllStar più malconce degli scarponi vomitati.

«Ho altra scelta?» domando spostando un ciuffo di capelli ribelli dietro l'orecchio, ripetere l'esperienza chiusi in un abitacolo stretto solo io e lui era l'ultimissima cosa che desideravo oggi.
Scendo dal pick up decisa a tornarmene in casa e mandare al diavolo la lista della spesa, la torta al limone e mia madre, ma non appena metto piede sul terreno polveroso per poco non finisco addosso a Jaxon.

«Ehi!» mi afferra per il braccio tenendomi in piedi e io con un movimento di stizza mi scrollo subito la sua mano di dosso.
Mi lancia uno sguardo severo prima di rivolgersi a mio padre «Riguardo quella cosa... ho contattato Moore»

Moor è l'avvocato della mia famiglia, per quale motivo Jaxon ha dovuto mettersi in contatto con lui? Osservo il volto di mio padre con la coda dell'occhio, sembra d'un tratto molto preoccupato, il suo sguardo si posa per un istante su di me prima di avvicinarsi al suo interlocutore a capo chino, tagliandomi fuori dalla conversazione.
«È tutto a posto quindi?»
«Ho ancora quel lavoro da sbrigare, poi sarà tutto concluso.»
«Ne sono contento, lo dico davvero ragazzo» gli lascia due pacche sulla spalla prima di proseguire «Mi serve un ultimo favore, porta mia figlia con te, ha un appuntamento col medico e delle commissioni da sbrigare per Lauren»
Sembra passi un eternità prima che gli risponda annuendo.
«Grazie» conclude prima di avviarsi verso le stalle ignorandomi.

Together with You Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora