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«Ti va un giro?»
Jaxon esce dalle stalle in sella a quella che ho appreso solo di recente essere la sua cavalla. Si chiama Desdemona, ha il manto di un nero talmente lucido che pare quasi scintillare sotto gli ultimi raggi del sole. Al loro seguito c'è una yearling, ovvero una puledra di un anno, è la figlia di Desdemona ma al contraria della madre il suo manto è grigio.

Cavalcherei con tutto il cuore ma non una giovane dal carattere vivace e imprevedibile.

«Grazie, ma ho la schiena dolorante, penso che vi seguirò a piedi»
Prendo le redini di Shiva, così si chiama la puledra, e mi incammino dietro di loro verso lo stagno.

Non so quando esattamente sia successo ma pare che io abbia iniziato a tollerare Jaxon; do tutta la colpa alla solitudine.

«Questa sera il tramonto è da mozzare il fiato» dico una volta raggiunto il punto più a sud del Ranch, delimitato da praterie e immense distese di campi seminati.
L'uomo rimasto taciturno per tutto il tragitto scende da cavallo legando Desdemona a un albero. Si avvicina a me per recuperare Shiva e fare altrettanto prima di parlare.
«Tuo padre è preoccupato per te»
Un momento, il giro a cavallo è stata un idea di mio padre?
«Te l'ha chiesto lui? Di farmi arrivare fin qui per sapere cos'ho che non va?»
Sono stizzita e anche delusa.
«Mi ha chiesto di parlarti.»
Ok questo è un complotto.
«Oh e deve aver pensato che tu fossi la persona adatta a farlo per quale motivo?»
Mi mordo l'interno della guancia.

«Perché non è passato molto tempo dai miei vent'anni, e perché sa che mi odi e vorrebbe che non sia così»
«Lui sa che ti odio? Beh, lui non sa un bel niente, e nemmeno tu»
Volto i tacchi decisa a tornarmene a casa.

«Se non hai nulla da dirmi lo comprendo» inizia a seguirmi «Non sono bravo con queste cazzate, con le parole, ma ritengo di aver superato parecchi momenti bui nella mia vita e forse tu...»

Mi arresto in attesa che finisca la frase.
«Forse io!?» domando mordendomi la lingua all'istante per la troppa veemenza con cui l'ho chiesto.
«Lascia perdere.»
«Cazzo, voi uomini siete tutti uguali. Non avete le palle nemmeno di affrontare una conversazione che neanche riguarda voi stessi!» alzo le braccia esasperata.

Ripenso alla telefonata avuta ieri sera con Phil. Mi ha chiamato per sapere se avessi preso una decisione sulla cosa, così ha definito la mia gravidanza, ha ribadito di non essere in grado senza specificare esattamente cosa, e dopo avergli detto che crescerò questo bambino senza se e senza ma, senza di lui e senza nessuna pretesta da parte sua ha riattaccato.
È scappato nel bel mezzo della conversazione come un codardo.
Ero furiosa.
Non sono scesa a cena e questa mattina non sono scesa a colazione; a pranzo sono rimasta chiusa in camera e solo dopo essere stata messa alle strette da mia madre ho deciso di uscire per evitarla.
Ed eccomi qui, messa nuovamente alle strette ma dalla persona meno probabile di tutte.

«Sei proprio una ragazzina»
«SMETTILA» urlo.
«Abbassa la voce» ringhia torvo.
«Non ti azzardare a dirmi cosa devo fare!» infurio infine puntandogli il dito contro.

«Kaylie, non sono io il cattivo»
E lo dice come se sapesse, come se sapesse di Phil e di tutto il resto, e ha ragione, non è lui il cattivo.

«Sei comunque uno stronzo» dico guardandolo negli occhi e ritrovando la calma.
«Lo accetto. Tendenzialmente per me è difficile stare simpatico a tutti. Anche per te sarà lo stesso» è serio, ma spiritoso allo stesso tempo.
I miei ormoni fanno ormai le montagne russe da quando ho scoperto di essere incinta; e anche ora sono in piena corsa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 21 ⏰

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