6. «Non si entra in un museo senza pagare il biglietto»

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Sybil ebbe solo il tempo di dirlo, che un uomo basso e tarchiato si lanciò sulla guida turistica. Subito la ragazza scattò, intercettando l'uomo e facendo uscire i suoi artigli, colpendolo allo stomaco. Il tizio cadde a quattro zampe, come un felino, ed effettivamente era parecchio animale quel ringhio gutturale che uscì dalla sua bocca.

Sybil si girò verso Peter. «Adesso!» Urlò, mentre il ragazzo si accingeva a portare in salvo i suoi amici. Il museo fortunatamente non era pieno: c'erano solo gli studenti -compagni di Peter-, gli accompagnatori -che provavano a far calmare gli studenti-, la guida turistica e qualche altro turista.

«I tuoi artigli mi ricordano qualcuno che io e il amico disprezziamo, ragazzina.» Disse l'omuncolo con un sorriso sghembo.

Non aveva idea di chi fosse quell'uomo: aveva i capelli lunghi fino alle spalle e neri, gli occhi felini erano giallo e sembravano splendere.

L'uomo aveva detto di non essere solo, e la ragazza si mise in allerta, guardando anche altre zone della sala, che era vuota.

«Ehy, amico! Non si entra in un museo senza pagare il biglietto, è sbagliato!» Disse una voce dietro di lei: si girò e riconobbe il costume di Peter. Il ragazzo, che prima oscillava utilizzando una ragnatela, saltò, arrivando alla destra della ragazza.

«E tu chi saresti?» Domandò l'uomo, mentre accanto a lui si materializzava un altro individuo. «Ti sei appena teletrasportato? Fichissimo!»

«Spider-Man!» Lo rimproverò Sybil, mentre osservava l'altro mutante -l'odore che emetteva era quello di un mutante pericoloso, non c'erano dubbi che fosse come lei-. Il tipo -a petto nudo è molto muscoloso- era altissimo e pelato, la pelle rosea era coperta di tatuaggi color oro. L'uomo -più un gigante che un uomo, in realtà- guardò gli artigli di Sybil «Wolverine...» sibilò, digrignando i denti. La ragazza non aveva idea di come questo tipo conoscesse il padre, ma non aveva tempo per pensare a questo, o per farsi prendere dalla tristezza o dalla rabbia. «Finalmente ci incontriamo, Wolverine.» A quanto pare l'uomo non conosceva bene Logan, dato che aveva appena chiamato Sybil col nome da eroe dell'uomo.

«Perché avevi così tanta voglia di incontrar...mi?» Domandò, con un po' di insicurezza nella voce, e riuscendo a fermarsi dal dire "incontrarlo".

L'uomo ghignò. «Dici di essere meglio di chiunque altro in quello che fai. Ti dimostrerò che non è vero.» La ragazza spalancò gli occhi, ma effettivamente aveva senso: aveva preso il suo ego da suo padre, era ovvio che entrambi dicessero di essere i migliori.

L'uomo caricò verso di lei, che si preparò a colpirlo con gli artigli. Improvvisamente però, quando il simil-gigante fu in prossimità della ragazza, sentì un braccio avvolto al suo fianco, e poi si ritrovò in aria, stretta a Spider-Man, che oscillava grazie ad una ragnatela. «Mettimi giù.»
«Quel coso è enorme, Sybil.»
«Posso batterlo, Spidey. Tu occupati del nanetto. E ora lasciami andare.»

Il supereroe atterrò, per poi togliere il braccio prima avvolto attorno ai fianchi della ragazza.

Sybil si lanciò sull'omone, pronta a colpirlo con gli artigli. Restò stupita quando questi entrarono in collisione con le braccia dell'uomo, diventate lame dal gomito in giù.

«Ti ho sorpreso, Wolverine?»

Sybil stava per rispondere, quando sentì un ringhio: a quanto pare l'omuncolo con cui stava combattendo Peter era diventato un leone, e sembrava star per avere la meglio sul ragazzo. Istintivamente fece per andare ad aiutare l'eroe, distraendosi. Ciò permise al simil-gigante di colpirla con una lama nello stomaco. La ragazza digrignò i denti, provando a trattenere un urlo.

«Non sei forte come credevo.» Disse, quando la ragazza chiuse gli occhi per il dolore. La lama-braccio era ancora piazzata nella sua pancia.

Aprì gli occhi per vedere come se la stesse passando Peter, ma anche lui sembrava in seria difficoltà, mentre provava a tenere aperte le fauci del leone-una-volta-uomo, posto sopra di lui.

A quella vista, digrignò ancor di più i denti e affondò le sue lame nel basso ventre del nemico, che, contorcendosi dal dolore, fece tornare normali le sue braccia.

Il dolore la stava uccidendo, ma la ferita stava già iniziando a rimarginarsi. Ancora dolorante si buttò verso il leone, per poi piantargli gli artigli sulla schiena. Quello spiccò un enorme salto, togliendosi quindi da sopra Peter. Sybil, ancora con gli artigli della mano destra conficcati nel mutante-felino, che sembrava duro a morire, piantò i suoi artigli nel collo dell'animale, che si ritrasformò in un uomo -morto, ma sempre un uomo-.

Il dolore era ancora lancinante, quando Peter gridò: «Attenta!» Non fece in tempo a girarsi per vedere cosa stesse succedendo che il mutante con le lame le piombò addosso, facendole altro male. Stava per aggredirla con le sue lame, ma non riuscì a muoverle, in compenso sembrava come se qualcuno le stesse tirando indietro: era Peter.

«Hey, sta' attento, potresti ferire qualcuno con quelle cose.» Disse il ragazzo ironico. L'uomo stava iniziando a tirare, facendo muovere Peter di qualche centimetro. «È forte, non so quanto riuscirò a trattenerlo.» Disse alla ragazza. Sybil guardò l'uomo, per poi, di scatto, conficcargli gli artigli della mano destra nel cuore. L'uomo sgranò gli occhi, sorpreso. «Hai combattuto bene, Wolverine...» Disse, con la voce flebile, mentre le forze iniziavano ad abbandonarlo e il cuore smetteva di battere: era morto. Come il suo compagno.

Peter aiutò Sybil a scrollarsi di dosso il cadavere del defunto mutante.

«Abbiamo vinto.» Sussurrò, tappandosi con la mano destra la ferita procuratagli dal mutante-leone sul braccio sinistro, mentre il costume sul fianco destro era stato squarciato e sanguinava. La ragazza, ora alla sua sinistra, ritirò gli artigli insanguinati e gli porse un pugno, senza neanche girarsi. Peter lo colpì. «Ben fatto.» sussurrò stanca la mutante, facendo un piccolo sorriso: i cattivi avevano perso.

Certo, l'esito sarebbe stato diverso, senza l'aiuto del ragazzo, e ne era consapevole. Era grata di aver trovato qualcuno pronto a coprirle le spalle -e viceversa.

Aveva trovato un partner in "crime"? Non lo sapeva, ma lo sperava.

«Stai... stai bene, Sybil?»
«La ferita è già rimarginata, no?» La smorfia di dolore che si formò sul suo volto la tradì.
«Fa ancora male?»
«Si, la cosa "buffa" diciamo così, della rigenerazione è che il dolore non sparisce, però mio padre mi ha insegnato che il più delle volte si può sopportare, se è l'unica cosa che sta tra te e quello che devi fare, capisci? Tu invece stai bene, Spider-Man?»
«S-si, sto bene... non preoccuparti.» Le sorrise, mentre si allontanava. «Devo ehm... rivestirmi un attimo, ho messo lo zaino lì, in fondo alla sala, potresti... girarti?»

I due uscirono dal museo e furono subito raggiunti dal gruppetto con cui Sybil aveva visto Peter quella mattina.

«Bene io devo andare.» Disse la ragazza.
«Di già?» Chiese il giovane eroe.
«Si, ma pensò che ci rivedremo, no?» Sorrise, e il ragazzo annuì, passandosi una mano tra i capelli. Sybil si avvicinò al suo orecchio.

«Fury ha detto che dovremo andare a Praga. Ah, comunque é stato bello lavorare con te, Spidey.» Bisbigliò, prima di andare via.

Peter la seguì con lo sguardo, con le gote leggermente arrossate e un piccolo sorriso sulle labbra.

"È stato bello anche per me, Sybil." Pensò, prima di girarsi verso i suoi amici.

Ad un certo punto realizzò quello che aveva detto la ragazza: sbaglio o aveva sentito "Praga"?

Spazio Me
Ciao gente, come va? Piaciuto il capitolo? Spero di sì (e spero anche che abbiate colto la citazione a Miraculous quando i due si battono i pugni dicendo "ben fatto", dato che voglio far diventare una costante di questo team-up). E niente, non so più che dire quindi vi lascio.
Bye bye,
~Spidey

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