𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟏𝟏- 𝑺𝒆𝒆𝒔𝒂𝒘

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<<È perchè fin da subito, le linee non son mai state paralleleAbbiamo cercato avidamente di farle combaciareEra amore, e se questo è tutto ciò che questa parola rappresenta, c'è realmente bisogno di continuare a ripeterla?Eravamo stanchi l'uno del...

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<<È perchè fin da subito, le linee non son mai state parallele
Abbiamo cercato avidamente di farle combaciare
Era amore, e se questo è tutto ciò che questa parola rappresenta, c'è realmente bisogno di continuare a ripeterla?
Eravamo stanchi l'uno dell'altro ed era come se ci aggrappassimo alla stessa carta da gioco.
E se è questo il caso, che senso ha?>>

-Seesaw

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Mi ero rinchiuso nella mia stanza non appena ero arrivato a casa, chiudendo addirittura la porta a chiave. Riuscivo a sentirmi ancora più estraniato dal mondo così. Mi ero messo sul letto, rannicchiato contro la spalliera e mi ero circondato le gambe con le braccia colto improvvisamente dai brividi e avevo appoggiato la testa sulle ginocchia. Le mani mi tremavano e cercavo di stringerle forte nei pugni. Poi avevo pianto, per un tempo indefinito ma che a me parve infinito.

Non ho mai considerato il pianto una debolezza, il pianto è semplicemente liberatorio, uno sfogo molto più loquace di tanti altri e che riesce a farti star meglio.

Non ho mai voluto piangere davanti ad altre persone, non volevo le pacche sulla spalla e la solita frase "tutto si sistemerà" perché per me non era mai stato così.

Ci sono certe cose che non andranno mai meglio se non si è disposti a fare il primo passo per cambiare e io non mi stancherò mai di dirlo che di coraggio, non ne avevo a sufficienza.

Sapevo il motivo per cui MiSun non era quella giusta, il perché non fossi mai riuscito ad amarla pienamente e a darmi incondizionatamente a lei. Lo sapevo benissimo eppure cercavo di reprimerlo il più possibile perché per me MiSun era associata alla parola "normalità". MiSun era la mia piccola ma grande bugia che mostravo al mondo intero. La mia maschera da sfoggiare all'università, con i miei amici e con la mia famiglia e non sapevo se ero disposto ad abbandonare tutto questo.

Dall'altra parte era comparso Jungkook nella mia vita e con la sua irruenza, sin dal primo sguardo quella mattina in sala prove, aveva dato tanti colpi ai miei muri instabili e aveva creato delle crepe. Paradossalmente stare con Jungkook mi faceva sentire ancora più normale e bene di quanto me ne facesse sentire stare con MiSun. Tutto ciò mi stava destabilizzando molto ed io ero solo una persona troppo insicura, incapace di fare qualcosa senza aver ricevuto prima la giusta spinta.

Dopo che la mia crisi di pianto finì, barcollando, andai ad appoggiarmi sul davanzale della mia finestra semichiusa. Nella stanza entrava solamente un piccolo fascio di luce proprio da quella apertura, troppa luce mi avrebbe fatto male agli occhi.

Sbirciai fuori dalla finestra, da quel poco che si poteva vedere e osservavo le persone passare. Era interessante immaginare come fosse la loro vita, i loro problemi o la causa della loro felicità. Ma non mi era di nessun conforto immaginare che magari ci fosse qualcuno che fosse messo peggio di me; il dolore è personale e ognuno ha la sua di quantità di difficoltà da portare con sé. Non va sminuito e tutti meritiamo di essere confortati.

𝑻𝒉𝒆𝒓𝒆 𝒇𝒐𝒓 𝒎𝒆: 𝑱𝒊𝒌𝒐𝒐𝒌Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora