6 - Prima

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Lo squillo improvviso del telefono per poco non mi buttò giù dal letto. Me ne stavo beatamente sdraiata al buio nella mia stanza, intenta a guardare una puntata di The Vampire Diaries, ed erano le due di notte. Chi accidenti si sarebbe aspettato di essere chiamato a quell'ora?

Un'ondata di panico mi travolse mentre frugavo fra le lenzuola per recuperare il telefono, possibilmente prima che svegliasse mia sorella e mia madre, le quali dormivano entrambe a due porte di distanza da me.

Lessi il nome sul display e risposi, ormai convinta che dovesse essere successo qualcosa di terribile.
« Luke? Che c'è? » bisbigliai, percependo chiaramente il panico nella mia voce tremante.

« Lili, ho bisogno di te » rispose il mio amico dall'altra parte della linea, la voce che non tradiva nessuna emozione « Tipo, ora. »

« Sono le due, Luke, che sta succedendo? Liz sta bene? Jack? » iniziai a bombardarlo di domande mentre districavo le gambe per scendere dal letto e correre verso l'armadio e infilarmi qualcosa. Feci passare la testa nel buco della prima maglietta su cui ero riuscita a mettere le mani senza posare il telefono « Luke! Cristo, rispondimi! » sbottai.

« Ti dico appena arrivi, Lils. Sbrigati, ho lasciato la finestra aperta. » e buttò giù.

Mentre mi allacciavo le scarpe, al panico si erano aggiunti anche della rabbia e un pizzico di preoccupazione. Stavo rischiando minimo due mesi di punizione, a sgusciare fuori casa nel cuore della notte senza aver prima avvisato mia madre o Cammie, e Luke non aveva neanche la decenza di spiegarmi cosa accidenti stesse succedendo di così grave da richiedere la mia immediata presenza.

Recuperai il mio fedele zainetto e lanciai le gambe fuori dalla finestra della mia stanza, aspettando di sentire il tetto del portico sotto i piedi prima di mollare la presa sul davanzale. Da lì, allungai il braccio fino ad afferrare il ramo dell'olmo che cresceva di fronte alla mia stanza e con un piccolo salto mi ritrovai in piedi sulla piattaforma della vecchia casa sull'albero che aveva costruito mio nonno quando io e Cam eravamo piccole. Scesi rapidamente la scala di corda che portava a terra e, dopo essermi assicurata che nessuna luce fosse accesa nella casa, corsi attraverso il giardino fino a dove riponevamo le bici. Recuperai la mia, iniziando a preoccuparmi ulteriormente per la situazione attuale. Che fosse successo qualcosa a qualcuno dei ragazzi? Oppure degli intrusi erano entrati in casa Hemmings e li avevano presi in ostaggio?

Cercando di liberarmi la mente, montai in sella alla bici e iniziai a pedalare ad una velocità allarmante lungo la strada deserta del mio isolato. Sfrecciai fra le case addormentate, passando sotto le pozze di luce che i lampioni disegnavano sull'asfalto mentre pregavo che mia madre non si accorgesse che una delle sue figlie quindicenni era praticamente scappata di casa in bicicletta per correre da un idiota. Giurai a me stessa che questa Luke me l'avrebbe pagata amaramente quando quasi fui beccata da una volante della vigilanza privata, e dovetti pedalare su per una collina erbosa per evitare di essere vista.

Finalmente, raggiunsi casa Hemmings. Abbandonai la bici nel cortile e lo attraversai di corsa, con il cuore in gola e lo stomaco da qualche parte vicino ai miei piedi.

Piedi ai quali comandai di appoggiarsi sul graticolo di ferro che Andy aveva montato sul muro esterno per far crescere un roseto che non aveva mai attecchito, e che invece era diventato un mezzo niente male per darsi alla scalata delle sue mura domestiche. Con movimenti esperti mi arrampicai fino a raggiungere la tettoia della porta sul retro, e da lì risalii fino al davanzale sporgente della camera di Luke. Sganciai la sicura, che sapevo essere difettosa, pensando come ogni volta quanto sarebbe stato facile per un ladro entrare nella casa, ma Luke si scordava sempre di dire ai genitori di aggiustarla. Sollevai il vetro e feci passare un piede oltre il vano. Il gioco era fatto.

No VacancyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora