Capitolo VI

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Julia indossava un pantalone largo, una sorta di incrocio fra una tuta militare, quelle tutte larghe che finiscono per soffocare le caviglie, e un pantalone a palazzo di materiale molto leggero, ricoperto da una fantasia di fiori bianchi e neri. Sopra indossava una fascia di colore bianco, che lasciava scoperte le esili e pallide spalle costellate da qualche lentiggine, le stesse che prendevano le forme delle più svariate costellazioni sul suo naso. Portava con sé una borsa a tracolla di camoscio, la stessa che portava tutti i giorni da anni e che in tutte le volte che era stata indossata non era mai stata abbinata al resto del suo vestiario. Ai piedi indossava delle scarpe di tela basse, ma d'altronde non aveva mai indossato scarpe che non fossero basse, tranne quella volta che Francesca l'aveva costretta a provarsi un paio dei suoi tacchi vertiginosi con l'unico risultato di ritrovarsi davanti il t-rex di Jurassic Park.

Arrivarono fino alla piazza, che a quell'ora, come consuetudine, era piena di ragazzi. Di solito si ci appostava all'ombra seduti sulle scalinate del Comune, un grosso palazzone bianco che ospitava un portico con delle colonne altrettanto bianche che gli davano l'aria di essere antico. Forse ancor di più le iscrizioni in romano incise sulla cornice della trabeazione. Ma il tratto più interessante dell'edificio era un grosso orologio incastonato nel timpano triangolare sopra le scritte, questo lo faceva somigliare un po' al Big Ben, forse conferendogli una certa aria inglese che rendeva quel mix di stili architettonici assai strano.
Il sole era calato e raggiungeva di sbieco fra i palazzi i sampietrini mal disposti della piazza, che creavano un gioco di ombre irregolari sotto una luce tinta di arancio. Proprio su di essi, ai lati di quel curioso tempietto vi erano parcheggiati dei motorini ben lustrati in modo da riflettere la luce del tramonto, su alcuni di essi c'erano seduti certi ragazzi che fumavano delle sigarette, portandole alla bocca e poi lasciandosi coinvolgere dai discorsi circostanti, agitando con nonchalance la sigaretta in aria creando strane circonferenze di fumo, come a dover comunicare qualcosa più a gesti che a parole, un po' come fanno le api.

L'Assenzio si trovava non lontano dalla biblioteca, circa a metà della strada che faceva angolo con la piazza del Comune, davanti a certe panchine dove a qualsiasi ora erano soliti sorseggiare una birra due anziani signori.

Julia e Francesca camminavano per la piazza, quando ad un certo punto sbucarono da una traversa poco visibile due ragazzi alti e vestiti in maniera semplice, ma che comunque si poteva capire che avessero scelto con molta cura i loro abiti. Quello più alto aveva dei capelli rossi a spazzola ed era pieno di lentiggini, portava con sé uno zaino nero di pelle, l'altro aveva dei folti capelli biondi sistemati in una di quelle acconciature tutte tirate su che si fanno i ragazzi di quell'età e aveva l'aria di chi si guarda attorno palesemente sicuro di sé, o meglio palesemente montato di testa. Francesca ebbe un sussulto e afferrò l'avambraccio di Julia, "Ju'! Ju'! Là c'è Andrea" squittì cercando soffocare il più possibile il tono di voce per assicurarsi di non essere sentita da nessuno fuorché la sua amica. I due ragazzi camminavano verso la direzione delle due e quello biondo, arrivato a circa cinque metri di distanza da loro, iniziò a fissarle con uno sguardo abbastanza indecifrabile. Le due si erano improvvisamente ammutolite, lo stesso fecero i due ragazzi. Julia sapeva che quando passava qualche ragazzo che aveva qualche significato particolare per la sua amica doveva tacere e "comportarsi in maniera sciolta e disinvolta", cercando di assumere l'aria di qualcuno che a malapena si è accorto della presenza dell'altra persona, purtroppo ottenendo esattamente l'effetto opposto.

Spazio autrice
"Caro lettore, come vedi mi piace giocare con le descrizioni, perdermi in lunghi giri di parole che si tramutano in lunghi giri di sguardi, che si affacciano sui dettagli del mondo che sto cercando di mostrarti. Spero che posando il tuo sguardo su queste parole tu ti ci stia ambientando bene"

JuliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora