Capitolo IIX

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"Comunque piacere, io sono Francesca" disse sorridendo imbarazzata. Il primo a risponderle fu Thor, che si rivelò essere Claudio, poi il ragazzo asiatico di nome Jo, poi ancora quello con la maglia di Batman: Valentino, per gli amici ironicamente Pi', per via del suo secondo nome Pio, che ha sempre tentato di nascondere da che era bambino. Infine per ultimo Alessandro, il tipo silenzioso dei drum.

Erano studenti della Hugo del quarto anno, ormai quinto, frequentavano il classico, davano tutti l'impressione di essere bravi ragazzi, tranne Alessandro che, come tutte le persone che dicono poco sul proprio conto, sembrava avere qualcosa da nascondere. Stava con lo sguardo basso e per tutto il tempo Julia era riuscita ad incontrare il suo sguardo a stento due volte. Aveva gli occhi scuri, così scuri che a tratti sembravano essere tutta pupilla. A colorargli il viso pallido vi erano due occhiaie appena accennate e un piccolo neo all'inizio del collo del naso dritto e sottile. Aveva dei tratti spigolosi, probabilmente proprio come il suo carattere.

Claudio aveva confessato di vivere momentaneamente a casa da solo, i suoi genitori erano separati e suo padre era tornato a vivere a casa dei suoi, mentre sua madre lavorava come giornalista militare ed era costretta a stare fuori per lunghi periodi. Era un ragazzo all'apparenza poco sveglio, ma si scoprì essere una persona in gamba, visto che sapeva cavarsela vivendo da solo per mesi. Francesca sembrava pendere dalle sue labbra carnose, rapita dai suoi discorsi.

"Io suono la console" disse improvvisamente Valentino, guardando di sbieco Francesca, probabilmente per attirare la sua attenzione. "Lo fai per qualcuno?" si incuriosì invece Julia girando di scatto la testa. Come facilmente era possibile immaginare, era sempre stata appassionata di musica a causa di suo padre, aveva imparato a suonare il piano, ma gli strumenti non erano mai stati il suo forte, che invece a suo parere era cantare, ma questo l'avrebbe potuto sapere solo lei perché mai nessuno l'aveva sentita farlo.
"Pio lavora per un gruppo di ragazzi fuori città" interruppe Alessandro dopo uno dei suoi lunghi silenzi, con lo sguardo sempre fisso so un otto di picche, causando un silenzio generale.

La partita durò circa due ore, fra risate e discorsi vari. A totalizzare più punti fu Jo, che si rivelò essere un giocatore esperto di carte francesi, oltre che un ottimo gentiluomo.

"Mi sa che è ora di tornare a casa, devo cucinare la cena per tutti voi" disse Claudio ai ragazzi, in procinto di alzarsi dal tavolo. A Julia parse abbastanza insolito che quel ragazzo dovesse accudire i suoi amici come figli, chissà per quale motivo avrebbero dovuto cenare a casa sua se apparentemente tutti ne avessero una.
"Aspetta!" disse improvvisamente Francesca, evidentemente non ci aveva pensato due volte prima di pronunciare quelle parole, perciò arrossì come suo solito e soggiunse dopo un momento di esitazione:"Voi venite spesso in questo bar?". "Non ci piacciono i luoghi affollati e popolari, quindi finché questo posto non lo sarà continueremo a venirci spesso" rispose Pio, intromettendosi nella conversazione, sfoderandole un sorriso a trentadue denti. "Beh allora... ci si vede" gli disse Francesca cercando disperatamente di riuscire a staccare lo sguardo da Claudio.
Le strade di San Lorenzo quella sera erano ventilate e aleggiava una certa frescura che fece lievemente rabbrividire Julia.

Spazio autrice
"Caro lettore, spero che tu abbia iniziato a fantasticare qualcosa su Claudio e Francesca, il che mi farebbe molto piacere visto che in questo modo staresti fantasticando sui frutti delle mie idee. Chissà cosa potresti pensare del prossimo capitolo"

JuliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora