Una bevuta con i propri pensieri

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Aprì uno dei cassetti della sua scrivania dove era solito tenere le bottiglie di liquore che trovava nelle sue passeggiate notturne. Ne estrasse una sottile e scura senza etichetta o altri segni distintivi. Non appena la stappò un odore pungente di ginepro e terriccio bagnato dalla pioggia invase la stanza. Senza pensarci troppo la avvicinò alle labbra e se ne riempì la bocca. Silenzio e bruciore. La rugiada gli avvolse le gambe pizzicandogli la pelle e distraendolo dai tentacoli di muschio che gli coprirono la bocca. Nonostante i piccoli rametti che cercavano di farsi strada tra i suoi denti, non poté che spalancare le labbra tentando con le sue ultime energie di riempire d'aria i suoi polmoni in fiamme. Il verde si fece strada sulla sua lingua, accarezzandogli dolcemente il palato come se cercasse di fargli capire che non doveva aver paura. L'uomo, in preda al liquore, sentì il mondo che tentava di spingerlo via da sé. Allungò disperatamente le braccia cercando un appiglio, sapeva quale era la sua meta, ma una parte della sua mente non era disposta ad abbandonare quella realtà senza combattere. Cadde a terra, sentì la fronte colpire il pavimento. Era veramente la sua fronte? Non era del tutto sicuro di quale fosse il suo corpo a questo punto. Soprattutto lo stupì che la caduta non si fermasse contro il cemento. Si voltò verso l'alto, o comunque verso la direzione in cui si trovava il suo ufficio, e osservò incuriosito la sua scrivania e la sedia rovesciata che giaceva lì accanto. Erano così lontane, pensò. A quel punto incominciò a piovere. Le tenebre e la distanza avevano nascosto alla vista la sua stanza mentre nuvole buie coprivano il cielo subito al di sopra dei palazzi che lo circondavano. Piccole casupole scure si ammassavano ai lati del vicolo in cui si trovava e non gli permettevano di avere una chiara idea della geometria del quartiere. L'acqua scrosciava sull'impermeabile color mirtillo che per fortuna portava sempre con sé. Senza considerare il furioso tamburellare delle gocce regnava uno straordinario silenzio. I suoi sensi acuiti da anni di esperienza gli permisero comunque di distinguere un sottile suono diverso da tutti gli altri, il leggerissimo ronzio elettrico di un'insegna. Senza esitare si incamminò e ben presto intravide la familiare facciata del locale che stava cercando.

L'interno lo accolse con la sua atmosfera fumosa e rumorosa. Decine di occhi si voltarono verso l'uomo appena arrivato, ma neppure il suo ingresso poteva sorprendere gli avventori del posto. Silenziosamente si avvicinò al bancone, nonostante il suo scopo questa volta non fosse perdere conoscenza, aveva bisogno comunque di non attirare l'attenzione in quella folla variopinta. Ordinò una bicchiere di acqua ghiacciata e zucchero al barista corpulento che non aveva smesso di seguirlo con lo sguardo dal suo arrivo.

-Questa volta non voglio guai- gli intimò sottovoce mentre puliva un bicchiere con uno strofinaccio sudicio.

-Non temere, sono solo di passaggio- rispose l'uomo fingendo di averlo già visto. Afferrò saldamente la bevanda e iniziò a sorseggiarla lasciando intanto che il suo sguardo vagasse per la stanza piena di vita. Un nano nerboruto stava lanciando piccoli bersagli di marzapane contro una grossa freccia piantata nel muro. Due uomini senza volto stavano discutendo animatamente ad un tavolo vicino all'ingresso.

-Guardati, sei inutile. Non mi stai ascoltando!- gridava uno dei due, sulla pelle lucida del capo aveva dipinta una faccia adirata.

-Lo so, è colpa mia. Che senso ha continuare così?- chiese sconsolato l'altro, sulla cui testa un pennarello aveva tracciato una bocca triste e due occhi sull'orlo delle lacrime. Sembravano le persone giuste da cui iniziare la ricerca. Continuando a bere dal suo bicchiere si avvicinò alla coppia e si sedette al loro fianco.

-Mi spiace interrompervi, ma vorrei porvi qualche domanda-

-Ci mancava solo lui- esclamò esasperato l'arrabbiato. Con un grido scattò in piedi facendo cadere la sedia. Tutto il locale rimase in silenzio e lo osservò uscire senza voltarsi neppure indietro.

-Perdona il mio amico, è fatto così- iniziò a dire il triste -scommetto che sei qui per il sorpreso-

-Sai qualcosa della sua morte?- chiese l'uomo dall'impermeabile color mirtillo cercando di nascondere la sua inquietudine.

-Non lo vediamo da settimane. Pensavamo fosse partito per esplorare il mondo e riscoprire se stesso. Negli ultimi tempi continuava a descriverci tutti i posti meravigliosi che esistono al di là di questa schifosa città. Ci aveva raccontato di rovine in mezzo al deserto, cullate dal vento tra le dune. Foreste così antiche da aver dimenticato di non poter provare sentimenti per il cielo carico di pioggia. Sembrava tutto così bello quando lui ce ne parlava-

Ogni sua frase era interrotta da un sospiro stanco e pieno di rimpianti. L'uomo continuò ascoltarlo rapito mentre scopriva tutti i sogni e i desideri con cui il povero sorpreso aveva rischiarato le vite di quelle tristi caricature di persone. Chi mai avrebbe ucciso un essere tanto buono e ingenuo? Non riusciva a capire.

-Ci sono voci in giro però. Secondo alcuni è coinvolta una donna. Dicono che sia stata lei ha spingerlo a partire...-

Il triste scoppiò in un pianto irrefrenabile prima di poter continuare la frase. I singhiozzi e le lacrime non sembravano voler cessare, così l'uomo si alzò ringraziando l'altro con un filo di voce e si allontanò diretto nuovamente verso il bancone. Le informazioni stavano iniziando ad accumularsi, ma così come per le stelle, ora era necessario tracciare delle linee casuali per ottenere delle buffe figure in lotta tra di loro. Assorto dai suoi pensieri non si accorse della figura minuta incappucciata che si stava avvicinando alle sue spalle fino a che una mano non gli afferrò il polso. Si lasciò condurre verso un'estremità del locale e su per una rampa di scale e lungo un corridoio immerso nella penombra e nello scricchiolio del vecchio parquet. Giunti finalmente in una stanza accogliente, la persona misteriosa si fermò e lasciò che il cappuccio le ricadesse sulle spalle. I raggi caldi di una lampada da muro illuminarono un noto viso ovale circondato da ricci capelli scuri sovrastati da un cappello sgualcito.

Un impermeabile impolveratoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora