Piegati verso il vuoto

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L'uomo e la ragazza si fissavano in silenzio. L'imbarazzo di essersi immersi l'uno nell'altro li circondava rendendo difficile la parola.

-Quindi è stato tutto inutile?- tentò di dire la ragazza.

Aveva ragione? Il loro viaggio era stato davvero inconcludente? L'uomo aveva la sensazione che si stesse sbagliando. Forse i suoi pensieri gli avevano indicato la via da percorrere. Cosa avevano cercato di comunicargli? Doveva essere qualcosa che lui già sapeva, ma che non riusciva a vedere. Non c'era nulla al mondo di più illuminante di un pensiero che riscopre sé stesso sotto la luce del sole, tra il vento e il cielo. Lì, frammentato e circondato dalla molteplicità della ragazza tutto gli era parso chiaro, ma ora che era tornato all'unità la risposta giaceva in qualche angolo buio della sua consapevolezza. Sapeva che si era nascosta per fargli un dispetto ed ora lo stava aspettando dietro una tenda o un armadio trattenendo una risata. Probabilmente non appena la avesse trovata lo avrebbe assalito schiamazzando e colpendolo al volto con un cuscino. Su cosa si era soffermato? Il piacere legato alla solitudine forse? No, in qualche modo stava cercando un pensiero positivo, ma non si trattava di quello. La gioia causata dall'osservare le ombre degli alberi che girano durante la giornata? Neppure. L'amore per la vita? Tentò di assaporare quel pensiero, se lo fece scorrere sulla lingua per sentirne meglio il gusto. Che emozioni generava in lui? Era la porta sulla verità che stava cercando? Era sicuro di sì, ma ancora non sapeva come aprirla. Ora che era di fronte a quella soglia, le voltò le spalle. Magari la chiave stava appesa proprio alle sue spalle e lo osservava con sguardo beffardo. Cosa voleva scoprire? Non si era mai posto quella domanda. La ragazza aveva parlato di concentrarsi sui personaggi coinvolti. Ovviamente sarebbe stato utile comprendere l'assassino, ma forse la vittima li avrebbe potuti aiutare. Fin dal primo momento gli era parso di avere qualcosa in comune con il sorpreso, o meglio, qualcosa in quel cadavere e nelle descrizioni dei suoi amici gli ricordava il lui stesso del passato. L'amore per la vita, ecco cosa aveva visto in quel volto disegnato a pennarello. Gli serviva qualcosa di più specifico. Cosa aveva provato in compagnia della donna con tre occhi? Desiderava la sua vicinanza, trascorrere le sue giornate con lei. Bramava ciò che il flusso del tempo gli avrebbe mostrato.

-Ho capito! Seguimi- gridò alla ragazza scattando verso l'uscita della stanza.

-Hai trovato l'assassino?- rispose sorpresa affrettandosi dietro di lui.

-No, ma credo di conoscere qualcuno coinvolto-

Fuori dall'ufficio una vecchia decappottabile grigia li aspettava borbottando. Il motore acceso da chissà quanto tempo aveva riempito il vialetto di ghiaia di una vaporosa nuvola di sottile fumo nero. La ragazza prese posto nel mezzo e rimase affascinata ad osservare l'uomo che armeggiava con un mazzo di chiavi dall'aspetto antico. Una particolarmente grossa in ferro battuto decorato da bassorilievi di strani animali aveva trovato posto in una fessura sotto il cruscotto, ma altre serrature vuote sembravano aspettare le loro anime gemelle. Quando ognuna fu nel giusto scomparto, due grosse leve si sollevarono dagli specchietti retrovisori.

-Ti pregherei di abbassare quella dal tuo lato non appena sollevo la mia- le si rivolse in cerca di aiuto. Completata l'operazione la macchina iniziò a muoversi dolcemente in direzione della strada principale. L'asfalto screpolato era coperto da uno spesso strato di sabbia e polvere. Dovevano essere passati anni dal passaggio dell'ultimo veicolo. Il vento sferzava i loro volti lanciando indietro i morbidi ricci della ragazza. Lontano, verso est, il sole stava sorgendo colorando il cielo di tenui sfumature rosee e gettando lunghissime ombre sui dolci rilievi che circondavano il nastro nero su cui stavano viaggiando. Pian piano il tozzo edificio da cui erano partiti si rimpiccioliva verso l'orizzonte, mentre di fronte a loro la sagoma di una città prendeva lentamente forma. Viaggiarono in silenzio, ma ormai la giovane donna era abituata alla compagnia dell'altro. Ebbe modo di osservarlo. Non si era mai soffermata con attenzione sui suoi lineamenti, di solito passavano quasi in secondo piano paragonati al vistoso impermeabile color mirtillo che portava sempre con sé. I suoi occhi scuri si muovevano appena per controllare il paesaggio che li attendeva. Ogni tanto una piccola ruga faceva capolino tra le sue sopracciglia, emissaria di chissà quale turbamento interiore. Avrebbe tanto voluto poterle parlare, magari trascorrere un intero pomeriggio con lei bevendo del tè. Immaginava che quella ruga avrebbe avuto tanto da raccontare, quali straordinari viaggi, quali mondi doveva aver ammirato.

Un impermeabile impolveratoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora