L'uomo era pensieroso. Quella ragazza aveva fatto così tanto per cercarlo e lui l'aveva soltanto abbandonata in mezzo al deserto da sola sperando di non rivederla mai più. La donna con tre occhi la aveva condotta da lui. Perché? Sapeva cosa sarebbe successo dopo la sua morte? Era sempre stata saggia, quindi non era del tutto sorpreso. Ora forse era necessario concentrarsi sul presente, il passato aveva iniziato a odorare di umido e di pane raffermo. Il suo sguardo si posò sulla foto sulla scrivania. Se solo lei fosse stata lì in quel momento. Aveva ragione il suo collega? Doveva andare avanti? Ma l'omicidio e la ragazza, era tutto così strano e inaspettato. Ricordava con nostalgia quando la vita era semplice, gli inseguimenti tra le stelle, i tuffi nell'orizzonte, oltre il cielo e la foresta.
-Andiamo a cena insieme, così mi racconti quello che hai scoperto sul cadavere e cerchiamo di capirci qualcosa- la voce della ragazza lo riportò bruscamente alla realtà. Gli aveva afferrato una mano e lo stava trascinando verso l'uscita.
-Conosco un ristorante vicino al lago, ti piacerà!- continuò con tono allegro.
Si lasciò condurre dalla giovinezza spensierata della ragazza senza aprire bocca. Lei lo condusse tra i palazzi, verso il limitare della foresta, poi lungo uno stretto sentiero fino alla riva del lago e infine giù, nelle acque scure rischiarate dagli ultimi riflessi di un sole morente. Durante il viaggio lei parlò a lungo di sé, della sua vita, dei suoi sogni e dei giganteschi granchi delle sabbie che le tenevano compagnia nelle solitarie notti nel deserto. Era piacevole ascoltarla.
Una volta arrivati al ristorante occuparono un tavolo sulla terrazza. Centinaia di metri più sotto la superficie del lago rifletteva i primi raggi lunari. La costruzione in pietra a vista si librava sotto il cielo offrendo una straordinaria vista delle montagne aguzze che circondavano le acque. In lontananza si scorgeva il deserto e il bordo del mondo oltre la foresta. Una nuvola cupa passò sopra le loro teste oscurando la volta celeste. Un occhio inesperto avrebbe pensato che le luci visibili attraverso la massa vaporosa erano stelle, ma lui sapeva bene che non erano che minute finestre di una gigantesca città sospesa. Piccoli uomini del cielo probabilmente li stavano osservando divertiti in quel momento, domandandosi cosa stavano facendo quei buffi abitanti della superficie.
L'uomo iniziò a elencare le informazioni che aveva raccolto nel corso delle investigazioni. Non riuscivano a cogliere il significato delle parole proferite dallo spaventato nel bar. Cosa intendeva quando aveva parlato del coinvolgimento di una donna? Cosa lo aveva spinto a esplorare il mondo dove avrebbe trovato la sua morte? I due sorseggiavano acqua e zucchero discutendo della questione.
-Forse è stata una donna ad attirarlo nella foresta-
-Potresti aver ragione, ma dobbiamo capire cosa potrebbe averla spinta. Mi sembra improbabile che lo abbia condotto in quel luogo isolato per ucciderlo senza un buon motivo-
-Io non avrei avuto bisogno di un motivo e magari l'ho trascinato così come ho fatto con te questa sera, non ti sei chiesto perché il ristorante sembra essere completamente vuoto?- la ragazza lo stava fissando con un sorriso innocente.
La osservò per qualche istante cercando di comprendere le sue intenzioni. Forse stava scherzando. Era così che le persone scherzavano? Non era sicuro di ricordare.
Ad un tratto un grido interruppe le loro riflessioni. Dalla cucina arrivavano urla di terrore e dolore accompagnate da un dolce profumo di sugo di pomodoro e soffritto di cipolle. L'uomo con un balzo fu in piedi e si diresse rapidamente verso l'origine del trambusto. La ragazza lo seguì senza mostrare esitazioni, ma nel profondo aveva paura di quello che avrebbero potuto trovare. Era ancora scossa dal combattimento di qualche ora prima e la sua immaginazione vagava velocemente cercando di inventare scenari sempre più tetri e agghiaccianti. L'immagine di un cuoco armato di padella con gli occhi iniettati di sangue le balenò per un istante nella mente. Su un tagliere giaceva ancora lo strano parassita che aveva cercato di tagliare e cucinare. Con un ultimo disperato gesto doveva aver iniettato le sue larve nel collo del pover'uomo. Questo spiegava il sangue che sgorgava copiosamente al di sopra della sua divisa un tempo candida. Probabilmente ormai erano giunte al cervello e la sua unica possibilità era stata gettarsi in quella frenesia omicida.
L'uomo dall'impermeabile color mirtillo si voltò appena in tempo per sostenere la giovane donna, il cui passo, in preda ad atroci fantasie, aveva vacillato.
-Sei sicura di riuscire a proseguire?- chiese preoccupato l'uomo.
-Non temere, la realtà non mi spaventa- tentò di rassicurarlo lei in risposta.
Quando giunsero nelle cucine le grida non si erano ancora placate, ma la cipolla era decisamente bruciata. Di fronte a loro un folto gruppo di camerieri e cuochi si era riunito al centro della stanza. Tutti si agitavano gridando e cercando di sovrastare con le loro voci quelle degli altri. L'uomo si fece strada nella schiera di persone stringendo la mano della ragazza per evitare che la folla si richiudesse tra di loro separandoli e portandoli alla deriva chissà dove. Di fronte ai loro occhi apparve una scena familiare. Un corpo senza volto giaceva sul pavimento, il petto perforato da un tubo di plastica verde. Non c'era traccia di sangue sul corpo né sulla lucida testa senza volto. Una faccia arrabbiata era disegnata sulla pelle pallida e morta.
-Avete visto l'assassino o qualcuno portare qui il corpo?- domandò l'uomo ai cuochi.
-Noi non sappiamo nulla!-
-Non vi siete accorti di una persona che veniva uccisa nella vostra cucina?-
-Non c'è stato alcun omicidio in questo ristorante, il cadavere è comparso ad un tratto. Eravamo intenti a cucinare quel terribile parassita,- cercarono di spiegare in maniera confusa indicando un animale coperto di tentacoli che, facendo leva sulle sue appendici coperte di gelatina, stava scalando una grossa pentola – ad un certo punto ci siamo voltati ed era lì, con la faccia disegnata a pennarello e il tubo nel petto-
-Avevate mai visto la vittima?- continuò a chiedere l'uomo.
-No, ci ricorderemmo di quel volto, però qualche settimana fa è venuta una persona che gli assomigliava, le mancava la faccia, ma al suo posto qualcuno aveva disegnato un'espressione sorpresa-
-Ditemi tutto ciò che sapete di lui!- esclamò colmo di speranze l'uomo. Aveva quasi gettato la spugna. Fino a quel momento nessun indizio sembrava averlo condotto sulla strada corretta. Possibile che proprio lì, in quel ristorante sospeso, dove i ricordi si mischiavano all'acqua del lago e la luna illuminava i morbidi ricci della ragazza, potesse trovare una risposta alle sue domande? Ebbe paura. Se avesse risolto il caso, cosa ne sarebbe stato di lui? Non avrebbe più avuto motivi per allontanare da sé la giovane donna. E se lei lo avesse abbandonato? Magari era con lui soltanto per l'omicidio. Se se ne fosse andata così come lui aveva fatto nel deserto?
-Il locale era affollato- incominciò a raccontare uno dei cuochi -ma quella persona mi colpì. Si presentò all'entrata vestito elegantemente e reggeva in mano un mazzo di fiori profumati, ma era da solo. Chiese un tavolo per due sulla terrazza per poi rimanere tutta la serata in compagnia dei suoi sospiri sognanti e dello scorrere del tempo e più tardi se ne andò in silenzio. Sembrava sereno. Da allora non lo abbiamo più visto-
Ecco un'altra traccia che sembrava morire prima ancora di poter germogliare. Cosa aveva sperato? Che gli dicessero di averlo seguito nella foresta e di aver assistito alla sua morte?
-Vi ringrazio- sussurrò l'uomo con un filo di voce incamminandosi verso l'uscita.
-Aspetta! Potrebbero esserci degli indizi sul corpo- gridò nella sua direzione la ragazza. Quanto entusiasmo, quanta convinzione in quella piccola figura. Aveva preso a cuore il caso e ora pensava che la pura forza di volontà la avrebbe condotta avanti, verso la verità. Ricordava di aver provato quelle sensazioni un tempo, quel brivido lungo la schiena, quel crescendo di archi che accompagnava i suoi pensieri. Le rapide note di un pianoforte vibravano nell'aria mentre la sua immaginazione scorreva, dipingendo nel cielo straordinari futuri. Un concerto per orchestra e sogni infranti. Ancora forse alcuni di quei suoni riverberavano, ma talmente attutiti dal tempo che nessuno era più in grado di percepirli. No! La donna con tre occhi gli aveva mostrato una realtà diversa da quel grigiore caldo e accogliente. Gli aveva insegnato a scacciare il morbido abbraccio dei sospiri.
-Avevi ragione, non sembrano esserci segni particolari- La ragazza lo aveva raggiunto all'uscita e lo stava aggiornando sulle sue scoperte con voce delusa.
-Torniamo nell'ufficio, ormai non ha più senso stare qui- concluse l'uomo.
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Un impermeabile impolverato
FantasíaNella foresta sul bordo del mondo viene ritrovato un cadavere senza volto. Nel deserto l'uomo dall'impermeabile color mirtillo guarda l'orizzonte da una camera di un albergo diroccato, mentre una ragazza giace sul letto alle sue spalle. Chi è l'ass...