la cattura

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Ranpo p.o.v.
Era l'ennesimo giorno che andavo a casa di Poe, era bella e spaziosa e potevamo divertirci a entrare dentro i suoi romanzi. Mentre camminavo per il viale alberato che portava a casa del mio ragazzo continuavo a pensare quello che Dazai mi aveva detto il giorno prima "sono fiero di te!" Aveva detto così. *Chissà se Chuuya e Dazai stanno insieme, è chiaro come la luce del sole che sono innamorati l'uno dall'altro* pensavo mentre camminavo, *non vedo l'ora di arrivare dal mio cucciolo! Dopo tutto ora è solo e non avrà niente da fare* aumentai il passo e raggiunsi casa di Poe 5 minuti prima. Mi avvicinai alla porta per bussare ma sentii un vaso andare in frantumi e vidi in quel momento che la porta era aperta, non era da Poe lasciarla socchiusa. Entrai di soppiatto e mi affacciai alla cucina per vedere cosa stesse succedendo. Un uomo alto e massiccio era davanti a Poe, stavano parlando, "se ne vada Stephen" disse Poe "non prima che tu mi dia quello che voglio" disse ghignando, tirò fuori una sigaretta, se la mise in bocca e la accese, fece segno di offrirne una a Poe. "Non può fumare qui" "non posso fare un sacco di cose, eppure le faccio!" Disse con un sorriso malvagio, "il libro, oppure sai che cosa rimetti" Poe deglutì nervosamente, "abbiamo un accordo allora" disse quel tipo "direi di sì" rispose dubbioso Poe. "Lo voglio entro una settimana, altrimenti..." E si avviò verso l'uscita, io mi nascosi dietro la credenza del corridoio, e appena la porta si chiudette sentii un tonfo provenire dalla cucina. Corsi in cucina e vidi il mio ragazzo accasciato a terra, era svenuto. Presi a scuoterlo urlando "POE! EDGAR! SVEGLIATI!" Dopo qualche minuto Poe si risvegliò. "Ciao" disse sorridendo "ciao tesoro" "Che è successo?" disse grattandosi il capo in stato confusionale "dovresti dirmelo tu. Chi era quel tizio che hai chiamato Stephen?" Lui si bloccò i suoi occhi si ghiacciarono e non si muovevano più "Poe? Chi era?" "I-Io... Lui..." Le sue labbra tremavano, allora spostai lentamente una mano, passando dalla schiena al viso. "Tranquillo" "lui... È un uomo cattivo, che ha ricattato" "con cosa ti ha ricattato?" Lui mi guardò terrorizzato, aveva paura, era ovvio ma non capivo per cosa "lui vuole che io scriva un libro in cui sua sorella Stephanie è viva e mi ricatta con..." fece una pausa, sospirò "l-la mia vita" il sangue mi gelò, finché era la mia vita potevo mantenere la calma, ma quando si metteva in mezzo Poe... Mi alzai "tranquillo amore, lo sistemo io quel tipo" appena capí le mie intenzioni lui scattò in piedi "Fermo! Non puoi farlo! È troppo pericoloso!" "È LA TUA VITA POE! NON TI IMPORTA?!" "CERTO CHE MI IMPORTA, MA SE PER CERCARE DI SALVARE LA MIA VITA TU RISCHIERAI LA TUA, NON POSSO PERMETTERLO!" Cominciai a camminare verso la porta d'uscita e una mano mi afferrò il braccio "LASCIAMI!" venni trascinato per terra dal corpo svenuto di Poe. "Poe!" Mi preoccupai e mi accasciai vicino a lui dopo poco lui si risvegliò "scusa, un calo di pressione" disse con un dolce sorriso sul volto, lo abbracciai "mi dispiace Poe... Mi dispiace" lui prese ad accarezzare la mia schiena, salendo poi ai capelli, "hai un nuovo shampoo, qual'é?" "Quello al cioccolato" dissi ridacchiando con gli occhi lucidi. Presi la sua mano da dietro e la portai alle mie labbra e presi a baciarla. Lui distoglieva lo sguardo a volte, era un po' a disagio. Smisi di baciargli la mano e mi avvicinai, lo baciai, le mie lacrime scorrevano sul mio viso e si mischiavano alle sue. Continuammo a baciarci per un po', lui mi accarezzava il viso, asciugandomi le lacrime. Ci staccammo avevo gli occhi rossi e le guance bagnate, anche lui ma meno "scusami Ranpo, non volevo che succedesse questo..." Disse mettendosi sulle ginocchia, alzandosi poi, mi porse la mano, "facciamolo insieme d'ora in poi" disse guardandomi. Lo guardai con uno sguardo pieno di ammirazione, afferrai la mano del mio amato e mi tirai su. "Dobbiamo escogitare un piano per prenderlo" "d'accordo" "andiamo all'agenzia, prepareremo il piano, e ti devo far conoscere una persona" lui mi sorrise dolcemente, sapevo che aveva paura, ma sorrideva comunque, per me quello rappresentava la forza. "Andiamo" gli presi la mano e ci avviammo fuori casa, Karl salì sulla spalla di Poe e ci chiudemmo la porta di casa alle spalle. Nel cammino cominciai a guardarlo attentamente: non dormiva bene, era evidente dalle occhiaie marcate, gli occhi sempre assottigliati, coperti dal ciuffo di capelli castani, le labbra sottili, le avevo viste contorcersi nella forma di una risata malefica, poi di un sorriso, poi ancora di una risata sincera, e un altra volta tremavano dalla paura. I capelli lunghi e arruffati che gli incorniciavano il volto appuntito, ora erano un po'più ordinati, raccolti in un codino dietro la nuca. Il suo fedele amico Karl gli stava appoggiato sulla spalla e, qualche volta, sulla testa, ma da quando mi ebbe conosciuto, lui adora farsi prendere in braccio da me. "Cosa guardi?" Chiese con sguardo perplesso Poe "n-niente" dissi girandomi dalla parte opposta. Continuammo a camminare e finalmente giungemmo all'agenzia, io entrai ma Poe rimase sulla soglia, paralizzato. "Poe? Tutto a posto?" "Sisì tutto bene" disse restando sempre fermo sulla porta, mi avvicinai a lui "hey" Gli presi la mano "non c'è niente di cui avere paura, qui ti tratteranno con rispetto" dissi con un sorriso "v-va bene" avanzammo tenendoci per mano. "Ragazzi, devo denunciare una cosa" tutti si girarono verso di me poi guardarono la mia mano, che stringeva la mano di Poe, ma che era fuori dalla stanza, "entra per favore" dissi gentilmente, a quel punto Edgar comparì dalla soglia. "Ciao" disse timido, salutando con la mano libera, tutti ci guardarono, poi il putiferio.
Kenji: RAGAZZI!!! Ma siete fidanzati?!
Kunikida: wow
Yosano: mamma mia!!! Come siete carini insieme!
Poe era evidentemente a disagio, e se devo dirla tutta, anche io. "Ragazzi" dissi interrompendo le domande dei miei colleghi "dobbiamo denunciare una cosa" tutti si rimisero composti
Kunikida: dì tutto Ranpo
R: il mio fidanzato Poe ha subito minaccie da un individuo sospetto che si chiama...
Lasciai spazio per continuare a Poe
Poe: Stephen King
Tutti si bloccarono, Yosano cominciò a tastare da tutte le parti Poe
Yo: stai bene? Ti ha fatto qualcosa?
P: n-no, non mi ha fatto niente
R: aspetta, voi lo conoscete?
Ku: purtroppo sì, era il complice di Stephanie Meyer, la ragazza che ha rapito Chuuya.
R: e qual'é il quirk di questo King? -dissi, cominciando a preoccuparmi-
Ku: ti fa rivivere tutte le tue paure più oscure e malefiche.
Il sangue mi si congelò. Poe per tutto quel tempo era rimasto fermo senza dire niente. Cominciò a tremare, lo sentivo dalle sue mani. Mi mollò la mano e corse via.
R: ASPETTA POE! POSSIAMO RISOLVERE!
Gli corsi dietro, lui non era molto veloce ma le sue gambe erano più lunghe delle mie e riuscivano a fare falcate più grandi. "EDGAR!" svoltò per una viuzza laterale al viale principale, continuò a correre, ma evidentemente era stanco, rallentò un po', quel rallentamento mi permise di afferrarlo per la mano. Sì fermò, a quel punto sbottai "PERCHÉ SEI SCAPPATO?!" silenzio, non diceva niente, cominciai a preoccuparmi "Edgar?" Mi girai per guardarlo in faccia, mi accorsi che stava piangendo. "Edgar, io..." "Basta" disse secco "sono stanco Ranpo, sono solo preoccupato per te, meglio se non ci vediamo per un po', lo faccio per te, ricordalo." Lui mollò la presa e si avviò verso un altra viuzza della stradina in cui ci trovavamo. Svoltò, in quel momento provai davvero la solitudine, una fitta dolorosissima mi passò per il petto, le lacrime cominciarono a scendere per le guance, mi aggrappai al petto, faceva male e mi accasciai a terra, sembrava che mi avessero trafitto con una spada. Singhiozzavo e desideravo solo un abbraccio dal mio amore, le sue dolci parole, mi scaldavano sempre il cuore. "Ranpo-san!" La voce di Yosano mi arrivò da lontano, una mano mi toccò la spalla "Ranpo-san! Cosa è successo?" Continuai a singhiozzare per un po' "f-fa male" dissi stringendo più forte la maglietta lei mi cominciò a tastare il petto, sorrise tristemente. "Ranpo..." Continuai a piangere, la mia amica mi diede un abbraccio consolatorio, il suo viso era immerso tra i miei capelli "shhh, andrà tutto bene" "s-se n'è a-andato" "perché?" "H-ha detto c-che vuole p-proteggermi" sentii un sorriso crearsi sul suo viso si staccò e mi guardò negli occhi. "Ranpo... Non devi avercela con lui, lo ha fatto solo perché si è accorto di quanto sia pericoloso quell'uomo e ha deciso di agire da solo per non mettere in pericolo nessun altro" il suo sorriso svanì "ma ora è lui ad essere in pericolo, perciò se hai un idea su dove potrebbe essere..." "Sì" risposi "ho in mente un luogo, ci va per ideare nuove storie" "perché dovrebbe andare lì?" "Perché lo ricatta per un libro. Vuole che lui scriva entro una settimana un libro in cui sua sorella Stephanie è ancora viva" "aspetta... Quella Stephanie?" "Sì deduco che parli della Meyer, anche perché il loro legame era talmente unito che forse si consideravano fratelli". Mi alzai e cominciai a correre verso l'angolino di solitudine di Poe, seguito dalla dottoressa. Arrivammo: era un piccolo parco, pieno di alberi di ciliegio, lui adorava rifugiarsi su un albero su cui c'era inciso una scritta: We loved with a love that was more than love. Non sapevo il perché ma adorava quella scritta, l'unica in inglese incisa in tutto il parco. Raggiunsi l'albero e cominciai a scalarlo, "Poe! Sono io, Ranpo!" Raggiunsi il punto in cui di solito stava lui, ma ritrovai solo Karl. "Karl! Dov'è Poe?" Karl saltò giù dall'albero, e lo seguii, correva velocemente ma riuscivo a stargli dietro. Attraversammo un bel pezzo di città, fino a che Karl si fermò davanti a una capanna piccola, era in una viuzza senza niente a parte un negozietto di libri usati. Entrai nella capanna, lo spettacolo mi fece arrabbiare come poche cose al mondo: Poe che scriveva incatenato dalla mano al tavolo su cui scriveva, Stephen con una pistola in mano che lo guardava lavorare. Un tik all'occhio mi assalì, "tu... BRUTTO FIGLIO DI PUTTANA!" urlai, solo a quel punto i due mi notarono, fecero due espressioni diverse: Poe era spaventato a morte, mentre King fece un espressione divertita. Sferrai un calcio alla testa di Stephen ma prima che colpisse la sua testa vuota lui pronunciò una parola che mi fermò: IT. Tutto divenne buio, mi guardai in giro, guardai in basso e vidi Poe per terra, un buco nel suo petto sanguinava, "perché?" Sussurrò, sputando poi sangue, mi guardai le mani e avevo una pistola insanguinata, le mie mani stesse erano insanguinate. "POE!" Mi buttai per terra e cominciai a premere la ferita, "mi hai ucciso tu" "no, non sono stato io, non lo farei mai a te" "a me no, ma ad altri?" Sgranai gli occhi e mi guardai in giro, il pavimento nero era cosparso dei cadaveri dei miei amici. Guardai in basso per guardare Edgar, ma era scomparso "no! NO! NO!" Mi guardai in giro, spaventato a morte, non c'erano più i cadaveri ma appena chiusi gli occhi il paesaggio cambiò: eravamo sul ponte e i miei amici erano legati ad una gru, c'era attaccato dell'esplosivo, loro urlavano "Ranpo! PER FAVORE NON PREMERE! NON FARLO!" il mio corpo si muoveva da solo, allungai il braccio mostrando un arnese lampeggiante con un bottone rosso, il mio dito di mosse sul bottone, "NOOO!" Urlai io e premetti il bottone, l' esplosione si propagò. Crollai a terra con il cuore a pezzi, "n-no" dissi mettendomi le mani nei capelli, abbassandole di scatto con le mani serrate in due pugni, tirai indietro la testa e uralai "NOOO!". Chiusi gli occhi e quando li riaprii Poe mi stava abbracciando, stavo piangendo, appena realizzai il fatto che il mio amore mi stava abbracciando, ricambiai. "P-Poe" dissi tremando "s-stai bene?" Riuscii a balbettare, lui mi strinse più forte, e sentii la mia spalla inumidirsi, "scusami Ranpo, pensavo di tenerti al sicuro... Ma ho peggiorato la situazione" "N-Non dire così..." "L'abbiamo preso" disse dietro di noi Yosano. Mi girai e vidi Stephen con la faccia per terra e il piede di Yosano sulla sua schiena, "grazie Yosano" dissi io. "Poe, dobbiamo andare..." Lui annuì da dietro la mia spalla, "ok..." Ci alzammo e ci tenemmo la mano per tutto il tragitto per andare all'agenzia. "Cosa è successo?" Dissi ad un certo punto, lui mi guardò per un po', poi tornò a guardare la strada, "sono andato al mio solito albero, poi, non so come, lui comparve... mi aveva trovato, in un qualche modo..." lo guardavo preoccupato e allo stesso tempo curioso "mi prese, mi riempì di calci... E quando persi i sensi mi portò a quella capanna... Mi incatenò quando ero ancora debole... Mi opposi quando mi ripresi... Ma ricevetti in cambio solo altri calci... Poi arrivasti tu... Sapevo cosa poteva fare... È per questo che ti ho lasciato in disparte..." Ero spaventato, ma allo stesso tempo sollevato che fosse ancora vivo. Gli alzai la camicia vedendo, con mio grande ribrezzo, molti lividi e alcuni tagli, "non ti ha solo calciato" gli abbassai la camicia nuovamente "no purtroppo... Aveva anche un coltellino..." Rimanemmo in silenzio, "come facevi a sapere della sua abilità?" Lui fece un triste sorriso "perché l'ho provata sulla mia pelle" mi diede un bacio sulla fronte, "la mia più grande paura è perdere te, Ranpo... Perdere la persona che amo di più..." Lo baciai. Ci staccammo "non ci lasceremo mai più, capito?" Dissi accarezzandogli la guancia con la mano, lui mi afferrò la mano e baciò il dorso, "mai" disse. Era una sera tranquilla, tutti pensavano che fossimo una coppietta felice senza problemi, quando in realtà ne avevamo fin troppi da risolvere.

SPAZIO AUTRICE
Eccomi qui con un nuovo capitolo! Commentate se vi è piaciuto e per qualsiasi dritta o domanda riguardante la storia scrivetemi in privato!
Per quanto riguarda la storia, il passato è stato modificato per risultare a me più facile da organizzare e più facile da scrivere!
Al prossimo capitolo! Ciauuuu!!

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