Prologo

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Era diretto verso un supermarket, aveva le mani in tasca e il sottile vento primaverile gli accarezzava il viso insieme all'odore di fiori. La calma apparente di quello che gli stava intorno gli fece sentire un vuoto nello stomaco. Chiuse gli occhi, si fermò e fece un respiro profondo. Continuò a camminare, entrò nel supermercato e fermò la musica. C'erano un sacco di persone, tutte sembravano così tanto indaffarate, prese dalla vita di tutti i giorni e risucchiati in un vortice infinito che non aveva colori, e lui in mezzo a tutte quelle persone non si sentiva altro che uno sconosciuto che non aveva una meta. Si sbarazzò subito di quei pensieri e andò nella seconda corsia a prendere un cartone di latte, lo afferrò e una persona dietro di lui  lo spinse un po' troppo forte e gli fece cadere il cartone a terra.

"Quando prendi il cartone del latte devi metterti obbligatoriamente a novanta?" Il ragazzo che aveva scontrato aveva i capelli color biondo cenere, occhi marroni e indossava una tuta un po' larga.

"Cosa?" Disse un po' sconvolto da quella frase.

"Per prendere il cartone devi per forza piegarti? È più chiaro adesso oppure vuoi uno spelling?" lo guardava fisso negli occhi ed era molto seccato, non sembrava che avesse passato una bella giornata.

"S-scusa non mi sono accorto che stavo ostacolando il passaggio." Alla fine era caduto a lui il cartone di latte ed era stato il ragazzo a spingerlo quindi non aveva così tante colpe in realtà.

Il ragazzo non rispose e andò via,  Thomas prese il cartone da terra e andò nel reparto Casa per distrarsi un po'. Ma in realtà non sa perché continuava a pensare all'accaduto, quel ragazzo anche avendo un linguaggio poco pulito aveva attirato la sua attenzione. Aveva un buon profumo e in realtà i suoi occhi erano molto più calmi di quello che voleva far credere.

Decise di andare alla cassa a prendere un pacchetto di caramelle e correre a scusarsi ancora con quel ragazzo. Non voleva avere nessun conto in sospeso. Uscii fuori e il ragazzo era già piuttosto lontano, ma Thomas aveva una voce molto forte e quindi decise di urlare.

"Ehiiii, tu ragazzo aspetta!" Fece una piccola corsetta verso di lui, ma non aveva nemmeno sentito cosa aveva detto.

"Sono il ragazzo che si è messo a novanta nel supermercato! Aspetta!" Appena pronunciò quella frase, aveva capito che enorme figuraccia aveva fatto, ma almeno aveva funzionato. Il ragazzo si girò e si fermò.

"Cosa?" Poteva usare le sue stesse carte.

"Ti avevo chiesto di fermarti ma tu non mi sei stato a sentire e allora ho deciso di usare una frase per attirare la tua attenzione. Capito o vuoi che ti faccia lo spelling?" Il ragazzo lo guardò scocciato e anche un po' frustrato.

"Allora senti, dimmi subito che cazzo vuoi perché se vuoi fare a botte ho molta voglia di picchiare qualcuno oggi" Si fermò dritto davanti a lui e anche se era molto esile quelle parole avevano assunto uno spessore molto grande.

"Volevo solo chiederti scusa anche se la colpa non è stata tutta mia, volevo darti questo pacchetto di caramelle come oggetto di scuse. Come ti chiami?" Non sperava molto in una risposta e invece arrivò.

"Newt." Andò via senza continuare.
Quando ormai era già un po' troppo lontano rispose...

"Io mi chiamo Thomas comunque!"

Loving adjustment {Newtmas} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora