Capitolo 4

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La sveglia suona interrompendo il mio bellissimo sogno e salto letteralmente dal letto, inciampando nelle lenzuola e cadendo per terra.

«Ahia» impreco per il dolore.

Zia Mer spalanca di botto la porta e si precipita correndo mentre trema dalla paura e dalla preoccupazione.

«Lea, per l'amor del cielo! Perché sei a terra?!» esclama, aiutandomi a posarmi sul letto.

Il braccio fa un male assurdo per la botta presa al comodino ma non le dico niente, passerà tanto.

Avevo voglia di stare un po' per terra, guarda. Ma che domanda stupida!

«Sono caduta» le dico, come se non l'avesse già capito.

Scoppia a ridere e mi alzo, scendendo a fare colazione dopo essermi preparata.

«Buongiorno Lea» mi saluta zio, sorseggiando il suo caffè americano. Se ne sta seduto al tavolo con il giornale fra le mani e un paio di piccoli occhiali da vista sul naso.

Lo saluto con un cenno del capo e sgranocchio una mela e i fantastici pancakes della zia.

Penso che da grande morirò mangiando pancakes perché sono davvero il mio cibo preferito, e potrei vivere solo con quelli.

La moglie arriva in cucina saltellando e gli lascia un lungo bacio sulla guancia prima di stare con noi.

Mangiamo in silenzio, o meglio non parliamo, ma parla solo la tv dove stanno dando il telegiornale locale. Come diavolo fa un paese praticamente sconosciuto e dove non ci sono più di duecento persone ad avere un telegiornale?!

«Notizia dell'ultima ora: stanotte è stato ritrovato nell'inquietante bosco il corpo del signor Philip. A quanto pare è stato divorato da alcuni animali e non è rimasto nulla se non delle ossa e i vestiti. Vi invitiamo a rimanere lontani dal bosco!» dice il notiziario e io spalanco la bocca.

I miei zii se ne stanno con la mano sulla bocca per lo stupore e la zia si mette persino a piangere, sicuramente per questo signor Philip.

«Era un così bravo lavoratore.....maledetti animali!» borbotta.

«Ehi! Non te la prendere con gli animali, non è certo stata colpa loro» attacco.

«Lea, gli animali qui ammazzano tante persone senza scrupoli, non è giusto ciò che fanno» ribatte, alzandosi per sparecchiare.

Lascio il piatto ancora pieno ed esco di casa, sbattendo la porta dalla rabbia.

Beh se il suo amico non è stato prudente non è certo colpa degli animali. Non mi spaventa andare in quel bosco, anche perché magari potrei chiedere qualcosa in più al ragazzo.

Ci metto parecchio a raggiungere il sentiero e infatti sono stanchissima, ancora prima di avventurarmi fra gli alberi. Ci sono delle transenne della polizia in alcuni punti e mi stupisco che ci sia anche la polizia.

Oh ma insomma, questo paesino ha davvero tutto! Penso.

Mi prende un colpo quando vedo delle ossa circondate dal nastro giallo, e capisco proprio che si tratta di quel signore.

«Credere che sia una persona è davvero da stupidi» mormora una voce affianco a me.

Ho già capito che è lui, ancora prima che parlasse, grazie al suo odore così singolare.

Dannata isola delle nuvole (#wattys2020)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora